Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 164 Come dovrei guardare i miei giudizi nei confronti degli altri?

 

D # 164: Il mio modo di vedere Un corso in miracoli è cambiato considerevolmente dopo aver ascoltato il nastro di Ken dal titolo “The Meaning of Judgement” [Il significato del giudizio]. L’enfasi di questo nastro è sul guardare il proprio ego senza alcun bisogno di cambiarlo. In altre parole guardare i propri pensieri senza giudizio e rendendosi conto che alla fine ciò che crediamo non ha alcun effetto sulla realtà. I nostri potenti pensieri sembrano essere disinnescati quando ci rendiamo conto che la realtà non viene né toccata né scossa da essi. Tuttavia Ken continua a ricordarci di non giudicare gli altri. Sembra, in questo caso, che poi necessitiamo di una difesa contro quei pensieri. Perché, dicendo che non dovremmo giudicare gli altri, non abbiamo reso reale il giudizio? Si suppone che dobbiamo guardare il nostro ego senza giudizio. Questo non include il guardare il nostro giudizio sugli altri senza darvi realtà? Alcuni dei nostri giudizi possono essere piuttosto intensi, ma se riusciamo a guardare ad essi con la consapevolezza che non accade nulla, non abbiamo fatto progressi?

 

R: Devi aver capito male. Il nastro a cui ti riferisci puntualizza che l’obiettivo, al contrario di ciò che molti studenti credono che il Corso dica, non è quello di smettere di giudicare noi stessi e gli altri, ma piuttosto di imparare a non giudicarci per aver espresso quei giudizi. Resistendo loro e cercando di cambiarli li rendiamo reali nella nostra mente, e questo continua a dare potere a loro e all’ego, come tu osservi. Quindi l’obiettivo è di guardare i giudizi del nostro ego senza prenderli seriamente, vale a dire, senza colpa e senza cercare di giustificarli o razionalizzarli in alcun modo.

Una parte molto importante del processo di osservazione è riconoscere che i nostri giudizi hanno un costo per noi. Il giudizio mantiene reale nella nostra mente il pensiero di separazione, scacciando la pace ed invitando dolore e colpa a rimanere. Con il tempo, e man mano che riconosciamo il costo che i nostri giudizi hanno, aumenta la nostra motivazione ad unirci a Gesù o allo Spirito Santo ed a lasciar andare il nostro investimento sul giudizio. Quindi il punto non è che non dovremmo giudicare, ma piuttosto perché lo vogliamo fare se comprendiamo davvero cosa si accompagna ad esso?

A proposito, non è che la realtà non viene semplicemente intaccata o scossa dai nostri giudizi – essa non li vede nemmeno, né li riconosce! Perché i nostri giudizi non hanno realtà. E così questo è il motivo per cui, quasi alla fine del Corso, Gesù sottolinea: “È necessario che l'insegnante di Dio si renda conto non del fatto che non dovrebbe giudicare, ma che non può. Nel rinunciare a giudicare sta semplicemente rinunciando a ciò che non ha mai avuto. Rinuncia a un'illusione o, meglio, ha l'illusione di rinunciare… Riconoscendo che gli è stato sempre impossibile giudicare, non ci prova più” (M.10.2:1,2,3,5).