Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 104 “Perdonare” è l’equivalente di “affidare a” (anche nel senso di lasciar perdere)?

 

D # 104: Una domanda su “perdonare” o “affidare a” (anche nel senso di lasciar perdere). Sto studiando Un Corso in Miracoli in tedesco, la mia lingua madre, ma utilizzo anche la versione inglese come riferimento incrociato. Un problema semantico identico sorge sia in tedesco che in inglese. Nel testo ho trovato tre punti dove Gesù utilizza “affidare a” (anche nel senso di rinunciare o lasciar perdere) invece di “perdonare”.  Sono: T.3.VI.9.1;T.13.VII.6.6eT.15.IV.4.2.

Studio il Corso da circa dieci anni ed ho sempre avuto difficoltà con “perdonare” perché la sua definizione nel dizionario è “rinunciare” mentre “affidare a” mi sembra molto più appropriato in particolare quando arriviamo nel posto in cui Gesù ci chiede di perdonarlo. Questo è qualcosa che posso comprendere solo nel senso che dovremmo affidare a lui i pensieri critici che abbiamo su di lui. Potete spiegare perché “affidare a” è utilizzato raramente, e “perdonare” così spesso?

 

R: È sempre utile ricordare che il Corso è venuto come correzione — prima come correzione per il nostro ego, ma poi anche come correzione per alcune delle espressioni specifiche dell'ego, compresa la sua distorsione del messaggio originale d'amore e di perdono di Gesù all'interno del Cristianesimo tradizionale. Così il Corso utilizza le parole del Cristianesimo tradizionale, come crocifissione e risurrezione, Espiazione, miracolo e perdono, ma dà loro un diverso significato. Questo riflette il basilare approccio del Corso per tutte le nostre relazioni speciali — tenendo la stessa forma, ma fornendole un contenuto diverso, come a ricordare che il problema non sta nella forma (in questo caso, la parola), bensì nel contenuto dell'ego che le abbiamo dato. È il nostro ego che si focalizza sempre sulla forma cosicché trascuriamo il contenuto.

Quindi è importante sviluppare una comprensione di come Gesù utilizza questi concetti nel Corso e non basarsi sulla nostra precedente comprensione del loro significato o sulle definizioni del dizionario, che riflettono il significato che i nostri ego hanno dato a quei termini. Nel caso del perdono l'ego ci ha detto che perdonare significa rinunciare al nostro bisogno di correggere gli sbagli degli altri attraverso la punizione o estorcendo loro un qualsiasi tipo di pagamento, restando sempre attaccati alla realtà delle loro trasgressioni o dei loro peccati. Contrapponi questo all’uso che il Corso fa del termine: “Il perdono riconosce che ciò che pensavi tuo fratello ti avesse fatto non è accaduto. Non perdona i peccati rendendoli reali. Vede che non c’era alcun peccato. E siccome vede in questo modo tutti i tuoi peccati sono perdonati. Cos’è il peccato se non una falsa idea sul Figlio di Dio? Il perdono ne vede semplicemente la falsità e pertanto la lascia andare” (L.pII.1.1:6; corsivo aggiunto).

Per come viene usata la parola nel Corso, quando parliamo di perdono, in realtà non stiamo parlando di qualcun altro. Stiamo parlando di liberare noi stessi dagli stessi giudizi che avevamo proiettato sui nostri fratelli, compreso Gesù, credendo di esserci liberati da tale fardello di colpa trasferendola su di essi. Il Corso ci insegna che non è possibile sbarazzarsi della colpa vedendola altrove (T.11.IV.5:3). Deve essere disfatta alla fonte, nella nostra mente. E ciò comporta semplicemente un lasciare andare, una liberazione, un affidare a o un rinunciare, alla luce del perdono, in cui diventa evidente l'irrealtà del peccato e della colpa.