Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 661 In che modo uno studente del Corso dovrebbe vedere i disastri come il recente tsunami?

 

D #661: Potreste commentare il recente tsunami nel sudest asiatico? In quanto studente del Corso come dovrei vederlo?

 

R: La risposta breve è: con lo Spirito Santo. Ma andiamo a vedere cosa significa. Un Corso in Miracoli ci insegna che tutto ciò che attraversiamo è qualcosa che abbiamo scritto nel nostro copione. Se la vita è il nostro sogno e noi siamo il sognatore, allora è la nostra mente che ha scelto cosa sognare. Gli eventi condivisi, come uno tsunami, sono quelli che collettivamente abbiamo scelto di sperimentare. Nei termini del perché qualcosa accada o da dove provenga, non abbiamo bisogno di andare molto lontano da qui. Non è la figura del sogno o il sé individuale con cui ci siamo identificati che ha fatto la scelta. Quindi non abbiamo bisogno di sentirci personalmente responsabili (di fatto così facendo serviremmo unicamente lo scopo egoico di rinforzare la colpa). Quello che dobbiamo veramente fare è usare la nostra reazione ad un evento come questo affinché ci aiuti a risvegliarci e a ritornare a quella parte della nostra mente che può compiere una scelta differente.

Ricorda che tutto lo scopo del Corso è ricordarci che possiamo cambiare insegnante e sistema di pensiero. Possiamo spostare la nostra attenzione dalla voce dell’ego (che ci dice che il mondo è reale e che noi siamo le sue vittime) alla Voce dello Spirito Santo (che ci dice che è tutta un’invenzione e che siamo tutt’ora a casa nella sicurezza dell’Amore di Dio). Una volta che sai che questo è vero puoi dire, come fa Gesù nel Corso: "Non c’è ordine di difficoltà nei miracoli. Uno non è 'più difficile' o 'più grande' di un altro" (T.1.I.1:1,2).

Gesù può fare un’affermazione del genere perché lui  è al di fuori del tempo e dello spazio, fuori dal sogno in cui sembrano accadere tutti gli eventi del mondo. Quindi dalla sua prospettiva uno tsunami, una guerra o un olocausto non sono più importanti o più seri di una litigata nel giardino di una scuola o di un pensiero scortese o di un dito del piede sbattuto da qualche parte. Per lui sono tutti la stessa cosa.

Ovviamente per noi (che pensiamo di essere corpi) fingere di condividere la sua prospettiva sarebbe assurdo. Ma quello che possiamo fare è renderci conto che, al livello della mente, il processo per affrontare una qualsiasi di queste situazioni (in altre parole arrivare al punto in cui riusciamo a sperimentare il miracolo, cioè il cambiamento dalla prospettiva dell’ego a quella dello Spirito Santo) è il medesimo.

In quanto studenti del Corso, qualsiasi sia la situazione con cui ci confrontiamo dobbiamo chiedere a Gesù o allo Spirito Santo di aiutarci a guardare con onestà tutti i pensieri e le emozioni che stiamo sperimentando. Questo significa osservare le nostre reazioni alla luce non giudicante della compassione che riconosce la nostra colpa e la nostra paura sottostanti. Il mondo è davvero uno schermo vuoto sul quale proiettiamo tutto ciò che non vogliamo vedere in noi stessi. Quindi guardare le nostre reazioni agli eventi della nostra vita e del mondo è l’unico modo per recuperare le nostre proiezioni e alla fine vedere che sono semplicemente delle coperture che oscurano l’Amore di Dio nella nostra mente.

Da questa prospettiva un evento drammatico come il recente tsunami offre un’eccellente opportunità. Praticamente chiunque venga a sapere di un evento che ha causato più di 150.000 morti avrà una forte reazione. Generalmente le nostre reazioni saranno una qualche sorta di affermazione della credenza che siamo vittime. Forse (sebbene siamo studenti del Corso) ci chiediamo se questo evento catastrofico sia una punizione da parte di Dio. Forse ci spaventa il fatto che ci venga ricordato che viviamo in un mondo imprevedibile nel quale il nostro corpo,  o il corpo delle persone che amiamo, potrebbe essere colpito in qualsiasi momento. Potremmo sentirci in colpa perché gli altri soffrono e muoiono mentre noi non siamo toccati fisicamente. O forse ci sentiamo arrabbiati al pensiero che si sarebbe potuto fare di più per aiutare le vittime, prima o dopo l’evento.

Ma quando prenderemo la Mano dello Spirito Santo e guarderemo veramente, vedremo che -per quanto tragico a livello di forma- alla fine questo evento porta semplicemente a galla una variazione di ciò che proviamo nei confronti di ogni cosa: di nuovo un’affermazione che siamo corpi vittimizzati da fonti esterne. La Voce dello Spirito Santo ci insegnerà che è vero esattamente l’opposto: che le fonti esterne non possono ferirci perché, indipendentemente da ciò che accade nel nostro mondo personale o collettivo, nulla può portarci via la pace di Dio.

Una volta che avremo davvero imparato quella lezione i nostri pensieri, parole e azioni rifletteranno automaticamente l’amore che essa ispira. Allora in ogni situazione sapremo come rispondere amorevolmente ai nostri fratelli sia che sembrino essere le vittime o i cattivi, sia che si trovino dall’altra parte del mondo in un vero tsunami o in piedi proprio di fronte a noi.