Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 1047 Il popolo ebraico ha avuto un’esperienza collettiva di Dio sul Monte Sinai?

 

D # 1047: Quando ha ricevuto la Torah sul Monte Sinai, il popolo ebraico ha avuto una esperienza di Dio come “consapevolezza collettiva”? Oppure è incappato in una qualche trasmissione illusoria di una serie di regole volte a guidare il modo di vivere della società, forse persino un “incontro ravvicinato”, e per questa ragione si è trattato di una esperienza sensoriale molto reale ma non di Dio se “Egli” non ha nulla a che fare con il nostro sogno di separazione? E se c’è un gruppo che si relaziona all’idea di separazione/bene/male di certo è il popolo ebraico! Come persona che si è convertita all’ebraismo 10 anni fa ed è ora nuovo studente di Un corso in miracoli, mi da proprio fastidio che fintanto che si insiste sull’esistenza di “bene” nel mondo, se ne ricrea continuamente l’opposto di “male”, così uno può avere “ragione” sul fatto che gli altri abbiano “torto”. E tuttavia Dio E’ bene, luce e amore, giusto?

 

R: Può essere divertente speculare su quale possa essere la fonte delle idee e degli insegnamenti che sembrano permettere al genere umano, o a parte di esso, di fare dei passi avanti nel suo modo di pensare e comprendere da dove venga o dove sia diretto. Ma a questo livello di spiegazione non possiamo andare molto oltre la speculazione. Tuttavia, dalla prospettiva della mente, come il Corso la descrive, ci possono essere solo due fonti possibili per tutte le idee che appaiono nel sogno del mondo: la mente corretta o la mente sbagliata. E indipendentemente dalla fonte, ci sono anche due sole scelte in merito a come queste idee possono poi essere usate e giustificate nel mondo: rinforzare o disfare il credere nella separazione e nella colpa.

La Torah, come quasi tutti gli insegnamenti spirituali del mondo, senza dubbio ha attinto parte della sua ispirazione dalla mente corretta, tradotta in simboli che erano particolarmente significativi per il luogo e il momento specifico in cui è stata ricevuta, al livello in cui poteva essere compresa. Letta simbolicamente, nonostante una teologia molto diversa da quella del Corso, la Torah può portare l’individuo a guardare oltre se stesso Qualcosa che trascende la sua esistenza limitata. Ma siccome i suoi insegnamenti col tempo sono diventati il fondamento per codificazioni e rituali, aè caduta nelle stesse strutture di negazione dello spirito che hanno tormentato quasi tutte le religioni formali del mondo, elevando la forma al di sopra del contenuto per giustificare una credenza in differenze, specialezza e separazione. Non c’è motivo di credere, tuttavia, che il Corso debba essere immune da un simile fato e non è difficile vedere come questo stia già avvenendo con i suoi insegnamenti. Non sottovalutare mai il potere del’ego di usare tutti i simboli che si basano sulla dualità per i suoi scopi ingannevoli: dopotutto la sua sola motivazione è l’auto preservazione. E questo, come puntualizzi tu stesso, è il problema di ogni insegnamento spirituale che mantiene la propria attenzione sul mondo e sul mettere a posto le cose qui. Stabilita questa premessa e questo scopo, non c’è modo di evitare la trappola degli opposti e la continua esistenza dell’ego è assicurata.

Questo è il motivo per cui il Corso, contrariamente a quasi ogni altro insegnamento spirituale, insiste senza fare alcun compromesso nell’affermare che Dio non ha nulla a che fare con il mondo (es.: T.8.VI.2,3; T.11.III.3; T.11.VII.1,2; T.12.III.9; T.16.V.3:6), perché l’Amore che Egli è non ha opposti (es.: T.in.1:8; W.pI.127.3 ; W.pII.259.2), e questo è sicuramente un mondo di opposti e di opposizione.