Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 1115 Il Corso sembra un tunnel senza luce alla fine.

 

D #1115: Qualche tempo fa sono lentamente riuscito a concordare con la risposta data alla Domanda #767 datata 20/07/2005.

Tuttavia non ho notato che si sia “colmato alcun divario”, né che ci sia stato alcun “istante santo” di gioia, felicità, né una qualunque cosa di natura positiva tale da produrre una via alternativa all’ego di questo mondo.  Il risultato sembra essere un insignificante passare della vita senza provare alcun interesse entusiastico in qualcosa attraverso l’accettazione delle idee di Un corso in miracoli. Come si può ottenere della gioia in ciò che è illusorio e irreale? Come minimo uno si può sentire “colpevole”  per non aver adempiuto alle promesse fatte nel testo, o per lo meno deluso, e di certo sentire che stiamo appena a galla fino al momento in cui lasciamo finalmente il corpo.

Così cosa deve fare uno che crede nel Corso mentre si trova qui nel corpo? L’idea che in un qualche momento ci sarà una Espiazione è fantastica, ma come si fa a sentirsi bene con noi stessi quando potremmo ancora restare nel nostro corpo per i prossimi 20 o 30 anni, o più? Dopo 16 anni di lettura, sembra un labirinto senza via d’uscita, e che le promesse sono solo altre illusioni. C’è una qualche luce da qualche parte in questo tunnel che ho percorso in questi molti anni?

 

R: Siccome l’insegnamento del Corso capovolge il nostro solito modo di pensare, dovremmo forse incominciare a capovolgere la tua immagine. Il mondo è il tunnel e la luce sia nel tunnel sia alla sua fine è il messaggio del Corso. Per te, e per innumerevoli altri studenti, non sembra sempre in questo modo. Questo perché, secondo il vecchio adagio, siamo assai abituati a “cercare l’amore [la luce] in tutti i posti sbagliati”. Se in un qualsiasi momento hai sentito una forte risonanza e una calma certezza nel riconoscere che il messaggio del Corso è vero, hai avuto accesso alla tua mente corretta, e questo è l’istante santo. Non ha più clamore di così e tuttavia non è mai insignificante. “Una luce è entrata nell’oscurità. Può trattarsi di una luce sola, ma è sufficiente” (M.1.1:4-5). Nell’istante in cui si riconosce che la verità è vera vengono disfatti eoni di bugie. L’apprezzamento di qualsiasi passo, piccolo ma veramente efficace, nell’acquisizione dell’Espiazione è la sola fonte di speranza nel viaggio con il Corso. L’ego funziona a grandi colpi, ruggendo ed urlando, ma dice bugie. La quieta, piccola Voce dello Spirito Santo sussurra, ma dice la verità: Essa parla per Dio. Usare il corpo come strumento per imparare ad ascoltare quella Voce, con il mondo come aula scolastica, sembrerà un uso degno di essi nei prossimi 20 o 30 anni.

Senza dubbio le credenze che avevi in precedenza su Dio, il tuo sé e il mondo sono state cancellate o almeno mortalmente ferite nei tuoi molti anni di studio del Corso. La loro caduta non è un’acquisizione da poco, considerando l’investimento nell’apprendere i concetti erronei. Se nell’apprendere i principi del Corso è possibile un simile cambiamento, è ragionevole credere che tutto il resto che promette sia anch’esso alla portata. Avanzamenti verso la realizzazione delle sue promesse sono frequentemente oscurati dalle interferenze delle aspettative che non hanno nulla a che fare con l’obiettivo del Corso. Noi non vogliamo sempre ciò che promette, vogliamo invece fantasiosi sostituti del vero progresso spirituale. Ecco perché Gesù ci dice: “Alcuni dei tuoi più grandi avanzamenti li hai giudicati come fallimenti e alcuni dei tuoi arretramenti più profondi li hai valutati come successi” (T.18.V.1:6). In altre parole, noi non sappiamo cosa stia avvenendo e, se anche lo sapessimo,  saremmo incapaci di valutarlo. E così, nella sua dolce saggezza, Gesù aggiunge: “Non incaricartene, poiché non sei in grado di distinguere tra avanzamento e arretramento” (T.18.V.1:5). Preso a cuore, questo porta inevitabilmente ad un qualche senso di sollievo. Non dobbiamo sapere cosa sta avvenendo. Se 16 anni sembrano tanto tempo, può essere confortevole sapere che in un istante in cui non si fa davvero nulla, tramite il non giudizio, noi “scivoliamo oltre secoli di sforzi e sfuggiamo al tempo” (T.18.VII.7:3). Questa è la luce che troviamo nel tunnel della follia dell’ego quando siamo disposti a non farci carico dell’Espiazione. Questa luce non solo ci illumina il cammino, ma alleggerisce il nostro fardello.