Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

 

D # 1222: Quando percepisco un attacco che sembra totalmente ingiustificato – e questo può essere un semplice commento che qualcuno fa e che mi fa sentire invalidato – la mia reazione è di rabbia intensa e odio al punto che, se potessi farla franca, ucciderei l’altra persona. Con queste sensazioni di invalidazione e indignazione, posso sentirmi come uno zerbino. Questo è un punto critico per me, perché se non soccombo alla rabbia e non rispondo all’attacco, e prego invece lo Spirito Santo per avere aiuto, mi sento piatto e immotivato e mi sento come un rifiuto.

Secondo la mia comprensione, ciò che è accaduto è che l’esperienza di indignazione e invalidazione è solo la mia colpa e paura proiettata verso l’esterno, e la situazione offre l’opportunità di diventare consapevole della mia auto disapprovazione inconscia, e del fatto che le persone che sembrano farmi qualcosa non sono la vera causa. Anche se, quando accade, lo comprenda intellettualmente, questa comprensione sembra avere poco potere o forza rispetto all’intensità dell’emozione, e fa poco per trasformare il dolore.

Desidero molto conoscere un modo da poter seguire e che mi possa aiutare a perdonare veramente e a trasformare l’energia di questa colpa / rabbia nella vitalità e nell’amore che cerco. Voglio sapere che, sì, il perdono funziona davvero quando faccio l’esperienza di applicarlo e praticarlo.

 

R: C’è un altro aspetto della colpa nella tua mente che può aiutarti a comprendere il motivo per cui è così difficile lasciar andare la tua rabbia quando senti di essere stato invalidato dall’altra persona. La tua colpa inconscia – che può anche essere chiamata odio per te stesso – ti porta ad aspettarti di essere trattato male perché questo è ciò che la tua colpa ti dice che meriti. Questo è vero per tutti noi, naturalmente, che crediamo di aver attaccato Dio e di esserci separati da Lui. Non saresti influenzato dall’attacco dell’altra persona a meno che, inconsciamente, non pensassi di meritarlo. Nella tua mente corretta, se fossi identificato con la tua assenza di colpa in quanto Figlio di Dio non prenderesti l’attacco a livello personale e vedresti nell’altra persona la paura che sta dietro l’attacco. Ecco perché Gesù ci dice, in Un corso in miracoli che “nessuno può arrabbiarsi nei confronti di un fatto. E’ sempre un’interpretazione che suscita emozioni negative, indipendentemente dalla loro apparente giustificazione da parte di ciò che si presenta come un fatto. Indipendentemente, anche, dall’intensità della rabbia che viene suscitata” (M.17.4:1,2,3).

Collegata a questa c’è un’altra dinamica descritta nella sezione del Capitolo 31 intitolata “Il concetto del sé contrapposto al Sé” (T.31.V). Il concetto ivi descritto, “il volto del’innocenza”, è uno di quelli in cui la maggior parte degli studenti vorrebbe non essersi mai imbattuta. È una rivelazione devastante su di noi, sebbene alla fine sia la nostra via d’uscita dall’inferno di situazioni come quella che descrivi. Il nocciolo di questa idea è che nascosta dietro le nostre proteste di essere la vittima innocente della crudeltà altrui c’è un desiderio di essere trattati ingiustamente così da poter incolpare l’altra persona per la nostra mancanza di pace e felicità. Quando ascolta questo per la prima volta la maggior parte delle persone obietta strenuamente: “E’ impossibile! Perché vorrei deliberatamente soffrire per mano di un altro? Non ha senso”. Non ha senso dalla nostra prospettiva. Ma alla luce della strategia dell’ego, ha perfettamente senso.

Come hai affermato ti rendi conto, almeno intellettualmente, di aver proiettato la tua colpa sull’altra persona, e questo è il modo in cui l’ego ti assicura che riguadagnerai la tua innocenza – che è l’altra persona crudele ad essere il carnefice, non tu. Ciò che ne consegue è che nel profondo di te stesso, pertanto, devi volere essere trattato ingiustamente. Devi soffrire per mano di un carnefice se vuoi essere la vittima innocente, secondo la logica contorta dell’ego. Questo è difficile da mandar giù, ma è essenziale includerlo nella tua comprensione della proiezione. Nel momento in cui sei in grado di guardare questo aspetto della colpa, ti stai dando un altro modo di gestire la tua rabbia. Non porta via la tua rabbia, ma ti aiuta a non giustificarla. Questo non sembra utile, ma è molto utile, nel senso che ti dà una migliore opportunità di arrivare alla causa reale della tua rabbia.

Nel modo in cui il tuo ego ti ha portato a vedere le cose, indipendentemente da quale percorso prendi, finisci con l’essere il perdente. Da un lato, se perdoni lasciando perdere l’altra persona, ti senti come uno zerbino e un rifiuto. Ma se non perdoni, la tua rabbia ti succhia l’energia e tu semplicemente ti arrendi, mentre la tua colpa resta intatta nella tua mente. Con il vero perdono, nessuno perde. Tu guardi semplicemente ciò che il tuo ego sta facendo senza giudicarti. Se non ti giudichi, allora sei nella tua mente corretta con Gesù o con lo Spirito Santo. Anche se questo avviene per una frazione di secondo hai fatto un progresso significativo verso il disidentificarti dal tuo ego, perché il problema reale è questa identificazione, non ciò che l’altra persona ha detto o fatto. In quell’istante sarai in pace, avendo avuto un barlume della tua innocenza, che è condivisa da tutti. Non perdoni l’altra persona, perdoni te stesso per aver creduto che la tua colpa fosse reale e che avresti dovuto fare qualcosa al riguardo (la difesa della negazione e della proiezione). Questo richiede un sacco di pratica, ma Gesù garantisce il nostro successo, perché tutto ciò che stiamo facendo è recuperare la nostra assenza di colpa che è la nostra vera identità. Chi può invalidarti se Dio Stesso garantisce la tua innocenza (L.pI.93.6)? Questo può accadere solo se dimentichi chi sei, e allora dai a qualcun altro il potere di farti diventare uno zerbino, cosa che può avvenire solo in un sogno o in una fantasia (T.4.I.7).

Abbiamo discusso molte di queste idee nelle Domande #63, 551 e 569.