Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 254 E’ sbagliato avere pensieri giudicanti se li riconosciamo come tali?

 

D # 254: La mia domanda ha a che fare col giudizio. Da quando studio Un Corso in Miracoli sto molto attento a vedere ognuno al di là del corpo, come me stesso, come il Figlio di Dio. So che gli altri sono esattamente la stessa cosa e sono senza peccato, proprio come me, e non permetto che il loro o il mio comportamento possano offuscare questa conoscenza. Con questo filtro in mente sempre in primo piano, è sbagliato fare osservazioni su me stesso o gli altri e successivamente etichettarne il comportamento? Per esempio che mia madre si comportava da egoista e con forti pregiudizi in mia presenza; oppure ammettere con me stesso che io mi ero comportato da egoista e con pregiudizio. Mi sembra impossibile non avere un qualche tipo di reazione fisica verso ciò che ci sta di fronte, sia essa una persona o una situazione. Non li giudico male, osservo semplicemente qualcosa e permetto che non abbia alcun effetto su ciò che penso degli altri o di me.

 

R: Sei sulla strada giusta. Ciò che dà l’impulso alla nostra pratica è “negare la negazione della verità” (T.12.II.1:5), che significa che prima dobbiamo osservare l’ego e poi scegliere di negare che possa in alcun modo avere il potere di influire sulla realtà del Figlio di Dio. Questo mondo è la manifestazione di una scelta all’interno della nostra mente di attaccare e rifiutare l’Amore di Dio, pertanto sarebbe impossibile non vedere costantemente espressioni di odio, specialezza, egoismo e paura attorno a noi. Gesù ci insegna che dobbiamo portargli queste percezioni e poi chiedere il suo aiuto per guardarle con lui, in modo d’arrivare oltre il giudizio e la condanna. Alla fine egli ci vuole tutti capaci di sperimentare noi stessi e chiunque altro come la stessa cosa. Il nostro punto di partenza tuttavia è guardare onestamente quanto siamo attratti dal vedere differenze, dal giudicare e condannare gli altri per i loro errori e i loro peccati. Non ci sperimenteremmo come corpi nel mondo se non fossimo attratti da ciò. E’ una nostra seconda natura, ma non è peccaminosa. Dunque è da lì che deve cominciare il processo di guarigione.


Poi possiamo imparare che sotto il nostro odio, la nostra paura, il nostro egoismo e tutto il nostro senso di bisogno c’è una richiesta di misericordia e un’accorata supplica che ci venga detto che ci sbagliamo su noi stessi. Siamo tutti la stessa cosa ad entrambi questi livelli. Man mano che impariamo ad approcciare chiunque e ogni situazione partendo da questa prospettiva, diventeremo più gentili e più compassionevoli e condivideremo la visione che Gesù ha di noi e di tutti gli altri. Comunque questo non si realizza negando le nostre reazioni e le nostre osservazioni. Le nostre reazioni e osservazioni sono l’aula scolastica in cui invitiamo Gesù, il quale poi ci insegna a condividere la sua amorevole, gentile percezione.