Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 148 Come può uno stato di Unità portare al pensiero di separazione?

 

D # 148: Se noi tutti eravamo in uno stato di Unità con Dio come è possibile che abbiamo avuto il pensiero di separazione in quel “minuscolo, folle momento”? Che cosa si sarebbe impadronito di noi per indurci a lasciare quell’unità che era pace e benedizione? E come avrebbe potuto succedere? Quale pensi sia stato lo scenario?

 

R: Questa è la domanda “famosa”. È famosa perché è quella che più frequentemente fanno gli studenti di Un Corso in Miracoli (vedi la Domanda # 10). La risposta “famosa” è che non si tratta in realtà di una domanda, bensì dell’affermazione che la separazione è accaduta davvero (C.in.4; vedi anche Le domande più comuni su Un corso in miracoli, Kenneth Wapnick, pp. 31-36) – che è il presupposto che sta dietro la domanda. Il Corso ci insegna che la separazione non è mai avvenuta. In effetti è impossibile per il Figlio separarsi dal Padre. Partendo da questo, il Corso prosegue spiegando diffusamente come siamo “arrivati qui”, dal momento che pensiamo di esserci. La spiegazione che ci da è una sorta di mito, che spiega qualcosa che non sarebbe mai potuto accadere. Ci dice che il Figlio di Dio si addormentò e sognò un sogno di separazione: “Tu sei a casa in Dio, sognando di essere in esilio, ma perfettamente in grado di risvegliarti alla realtà” (T.10.I.2:1). La nostra esperienza come corpi nel mondo è un sogno. Non è successo nulla e in verità noi siamo ancora a Casa in Dio.

Quello che Un Corso in Miracoli ci dice essere “avvenuto” nella mente del Figlio addormentato è un desiderio di avere più del tutto: “Chiunque venga in questo mondo non può che avere ancora qualche speranza, qualche illusione in cui ancora indugia, o qualche sogno che ci sia qualcosa fuori di lui che gli porterà pace e felicità. Se tutto è in lui, non può essere così. E quindi, con la sua venuta, egli nega la verità su se stesso e cerca qualcosa che sia più del tutto, come se una parte di esso fosse separata e si trovasse dove tutto il resto non è.” (T.29.VII.2:1,2,3). Sedotti dalla “bramosia” di essere individui autonomi e pensando che questo porterà una felicità che va oltre la “pace e la benedizione” che tu citi, il Figlio sceglie questo pensiero di essere separato dalla sua Fonte. Anche se questo sembra essere accaduto milioni di anni fa in un qualche passato lontano e dimenticato, sta effettivamente accadendo istante dopo istante, ogni volta che viene fatta la scelta di credere che la separazione sia reale. Questa è l’unica “spiegazione” sul come ci sembra di essere qui, così reali, così “vivi”, così identificati con i corpi.

È una scelta, ed il Corso ci dice che questa scelta è intenzionale. Essa stabilisce le nostre identità separate, che noi abbiamo imparato a preferire alla verità di chi siamo. Preferiamo questa identità costruita perché molto erroneamente crediamo che ci porterà felicità. Ci siamo convinti che l’ego abbia ragione e che Dio sbagli in merito a chi siamo. Attaccarsi a questa convinzione mantiene la separazione “viva e vegeta” nella nostra mente. Questo è ciò che la fa accadere continuamente nella nostra mente. E, di nuovo, il pensiero che ci guida è che l’autonomia sia meglio dell’unità, che Dio non basti e che l’ego ci darà il “di più” che cerchiamo.

In sintesi, le fondamenta dell’insegnamento del Corso si basano sul questo importante riconoscimento del potere che la mente ha di scegliere. Ci viene detto che abbiamo scelto in modo sbagliato, scegliendo di credere che la separazione sia avvenuta, e veniamo sollecitati a “scegliere di nuovo” (T.31.VIII.). In ogni situazione in cui ci troviamo in conflitto, dolore o disagio troviamo l’opportunità di mettere in discussione la nostra esperienza alla luce di questo insegnamento e scegliere di nuovo: “Le immagini che fai non possono prevalere contro ciò che Dio Stesso vuole che tu sia. Non temere mai la tentazione, quindi, ma vedila per quello che è: un’altra occasione per scegliere di nuovo” (T.31.VIII.4:1,2).