Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 681 Mi piace lavorare come guaritore imponendo le mani, ma è sbagliato?

 

D # 681: Chiedo frequentemente allo Spirito Santo di guidare la mia vita e il mio scopo, il che sembra aver coinciso con offerte di lavoro come “guaritore” (con imposizioni delle mani o Touch Therapy). La mia avversione a partecipare a queste forme di “guarigione” è che come studente di Un corso in miracoli comprendo che solo la mente ha bisogno di guarigione e che il corpo – e la malattia, per dirla tutta - sono illusioni. Tuttavia nella mia ricerca di risposte sono arrivato al manuale per gli insegnanti e ai suoi riferimenti al “paziente” degli insegnanti di Dio (M.5,6). Che cosa significa? E’ realmente semplice come accettare la guarigione per la mia mente e poi sapere che è stata trasferita a tutti i miei fratelli? Se è così, perché la parola “paziente”, come se ci fosse qualcuno fuori di me su cui focalizzare la guarigione?

 

R: E’ realmente semplice come tu descrivi, come Gesù spiega nella lezione 161:

“Un fratello è tutti i fratelli. Ogni mente contiene tutte le menti, perché ogni mente è una cosa sola. Questa è la verità”. Ma continua: “Ma questi pensieri rendono forse chiaro il significato della creazione? Queste parole ti portano forse una chiarezza perfetta? Che cosa possono sembrare se non suoni vuoti, piacevoli, forse, corretti nel sentimento, ma fondamentalmente non compresi né comprensibili. La mente che ha insegnato a se stessa a pensare in modo specifico non riesce più ad afferrare l’astrazione come qualcosa che include tutto. Abbiamo bisogno di vedere un poco, per imparare molto” (L.pI.161.4).

Così Gesù deve usare il nostro linguaggio e la nostra esperienza di dualità e specifici come punto di partenza di un processo che finirà con il nostro condividere la sua visione di unità. La nostra esperienza è che viviamo in un mondo con altre persone, relazionandoci ad esse in vari modi. Prima o poi ci troviamo tutti in presenza di qualcuno che è malato o sofferente; così Gesù ci insegna come approcciare queste situazioni in modo veramente utile. Nell’opuscolo “Psicoterapia” lo fa nel contesto specifico della relazione terapeuta-paziente.

Il cuore di questo processo è che noi impariamo a focalizzaci sempre più sullo scopo di ciò che facciamo, e che non c’è gerarchia di illusioni, non ci sono gradi di verità tra di esse (T.23.II.2,3). Questo significa che non c’è nulla di non santo nel mondo, e di certo neanche niente di santo. Così “imporre le mani” o la “Touch Therapy” non sono diverse da nessun’altra cosa al mondo. Ciò che importa per il proprio progresso spirituale è lo scopo per cui tutto ciò viene usato. Lo Spirito Santo può usare tutto ciò che noi abbiamo fatto (tutte le forme di individualità e di relazioni speciali) per aiutarci a disimparare ciò che l’ego ci ha insegnato e imparare invece le Sue lezioni: che condividiamo tutti gli stessi interessi e in questo senso non siamo diversi in un qualsiasi senso significativo. Questo obiettivo può essere raggiunto in qualsiasi ruolo del mondo: genitore, guaritore, paziente, avvocato, musicista, vigile del fuoco, astronauta, ecc. Un approccio davvero liberatorio! Un’avversione ad una forma specifica di illusione significa che credi che alcune illusioni siano peggiori di altre, uno dei mezzi egoici favoriti per convalidare la separazione e mantenerci lontani dal contenuto nella nostra mente.

Così sì, è corretto quanto dici a proposito della natura del processo di guarigione secondo il Corso, ma ricorda che siccome pensi ancora di essere specifico la guarigione deve avvenire in un contesto specifico. Gli specifici della nostra vita sono l’aula scolastica nella quale imparare a disfare il nostro credere nella separazione. “La funzione speciale” è una sezione particolarmente utile da leggere a questo proposito (T.25.VI). Non perdere di vista la distinzione forma-contenuto. Non è importante ciò che fai, ma lo scopo per cui lo fai. Se dovessi impegnarti nella touch therapy, ad esempio, potresti usare quella forma per imparare il contenuto che tu e il tuo paziente non siete separati e che entrambi credete di aver lasciato il Cielo: entrambi avete la stessa mente sbagliata, la stessa mente corretta, e la capacità di scegliere tra di esse; entrambi desiderate ardentemente ritornare a Dio ma avete paura di non essere benvenuti e di essere invece puniti. In questo senso non saresti lì per dare al tuo paziente qualcosa che tu hai e che a lui manca, che è il modo in cui l’ego vorrebbe tu pensassi al tuo scopo, e il modo in cui gli altri e il tuo paziente potreste vederlo. Ciò che importa è quanto avviene nella tua mente, perché è lì dove ci sono sia l’errore che la correzione, così come l’Aiuto.