Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

Ti ho per caso già detto che sei troppo seria?

 

Una conversazione con Ken Wapnick: Ti ho per caso già detto che sei troppo seria?

Il rinomato Psicologo, Insegnante e Scrittore Kenneth Wapnick, PhD, studia, insegna e scrive su Un Corso in Miracoli fin dal 1973, e ha lavorato a stretto contatto con la Scriba del Corso Helen Schucman e con il suo collaboratore Bill Thetford nella preparazione del manoscritto definitivo. Assieme a sua moglie, Gloria, è il presidente e cofondatore della Foundation for A Course in Miracles (http://facim.org) a Temecula, California.

OK, ammetto di essere stata io a monopolizzare la conversazione quando Ken Wapnick, ancora una volta in modo generoso, ha acconsentito a rispondere ad alcune domande riguardo la pratica del perdono e il guardare con Gesù. Insieme alle altre caratteristiche degli insegnanti di Dio, menzionate nel Manuale per Insegnanti, egli ha anche dimostrato onestà, che in Un Corso in Miracoli viene definita come coerenza. Ho trovato che la sua risposta alle mie domande eccessivamente complicate fosse, mi riconducesse in qualche modo all’umiltà. “Non prendere la cosa seriamente,” ha affermato, in risposta ad ogni quesito. Lo aveva già detto in passato e probabilmente dovrà dirlo di nuovo fino a che noi finalmente incominceremo a fare del risveglio il nostro obiettivo, e fintanto che non sorridiamo più assieme a Gesù, ma digrigniamo i denti con l’ego, di nuovo alla ricerca di noi stessi senza però riuscire mai a trovarci. Grazie Ken, perché ci ricordi di smettere di lavorare così duramente e semplicemente di sorridere.

 

Parli molto del perdono come di un processo del decision-maker (colui che decide) che guarda con Gesù/con la nostra mente corretta. Ho notato ultimamente che praticando il perdono ciò che voglio in realtà è che Gesù guardi con me piuttosto che io con lui.

Oh, sei piuttosto subdola. E io che pensavo fossi una persona gentile.

No. Io credo di aver bisogno di un ripasso perché questo è quello che ho continuato a fare e ciò che mi mostra è quanta resistenza io opponga al guardare veramente. Potresti ritornare sul processo di guardare e magari parlare della nostra tendenza ad ingannarci riguardo ciò che stiamo realmente facendo?

Beh, l’intera idea di guardare ha senso quando si comprende che è la correzione al non guardare dell’ego. Questo è davvero ciò che tiene in piedi il sistema di pensiero dell’ego perché se non si guarda significa che si è senza mente. Se si guarda, si diventa una mente invece che un corpo e se non si guarda non si può vedere che l’ego in realtà è il nulla. Il perdono definito come guardare è in realtà solo la correzione all’ego che ti dice di non guardare.

Quando vuoi che Gesù guardi con te, allora vuoi che lui guardi il tuo copro e le tue esperienze come se tu fossi il personaggio di un sogno. Guardare con lui significa guardare il mondo e vederlo come una proiezione di una condizione interna e questo significa che ritorni alla mente. Questa è la chiave. Ecco perché nessuno lo vuole fare in questo modo.

Beh, io voglio che lui veda nello specifico in quale modo terribile mi stanno trattando queste persone.

Egli si limita a sorridere. E’ come quando ricevo una telefonata in cui mi si dice: “Sai cosa mi ha appena detto?” E a quel punto lui scoppia a ridere.

Sapevo avresti detto questo.

Bene, sono contento di non averti deluso.

Ho praticato il perdono in una relazione speciale ogni volta che è venuto a galla un conflitto e sperimento un profondo conforto quando guardo ciò che sta realmente accadendo con la mia mente corretta, ma presto o tardi mi sento di nuovo attaccata. Mi scoraggio e, impaziente, faccio supposizioni, chiedendomi se riuscirò mai a guarire completamente la mia mente in merito a questa relazione.

Questo è il punto dove inciampi. In quel momento la trasformi in qualcosa di serio, reale e impossibile quando invece tutto quello che vuoi è guardare il tuo ego e sorridergli. Non cercare di lasciar andare il tuo ego. In modo scherzoso io dico che Gesù odia le persone serie e in modo particolare odia gli studenti seri di Un Corso in Miracoli perché tutto quello che vogliono è lasciar andare il proprio ego. E se sei risoluto a lasciar andare l’ego, non lo lascerai mai andare perché il problema no è l’ego.

Quindi quell’impazienza che provo dovrebbe essere l’indizio che mi fa capire che questo è quello che sto facendo?

Proprio così.

Mi stupisce quanto velocemente posso passare dall’essere nella mente corretta al sentirmi genuinamente attaccata e completamente fuori di me. Sebbene io comprenda ciò che dice il Corso e sia determinata a praticare il perdono, mi sembra sempre di subire un’imboscata. Diventa mai più facile?

Sì, quando smetterai di prenderla così seriamente.  Sei una così bella persona, Susan, ma sei così dannatamente seria. Questo è quello che ti crea problemi. Non comincerà ad essere più facile fino a che non rinuncerai all’idea che ci sia un “qualcosa” che deve diventare più facile.

Quindi è proprio quell’idea di dover fare le cose nel modo giusto a costituire il problema.

Sì.

È un’abitudine dura da cambiare.

Sì, lo è. Ma l’idea di fondo è quella di vivere con leggerezza. Come dico ogni volta, il problema non è stata la minuscola folle idea, ma che il figlio di Dio si sia dimenticato di ridere di essa. Il problema non ha niente a che fare con l’ego; il problema sta nel fatto che lo prendiamo sul serio.

Quindi quando ci scopriamo a prenderlo sul serio, la risposta sta nel guardare con Gesù che si limita a sorridere?

Questo è quanto significa guardare con Gesù. E lui sorride per quanto sia stato sciocco persino aver pensato che questo fosse importante, che è una sciocchezza.

Quindi non bisogna unirsi all’attacco dell’ego, ma semplicemente lasciare che passi.

Lasciare che passi del tutto, che non significa necessariamente che tu non debba avere una risposta comportamentale, ma significa che non rimani turbata da esso e non desideri modificarlo.

E non devi arrabbiarti con te stesso le volte in cui ti capita di arrabbiarti.

Sì, assolutamente

Mi sono trovata spesso a lamentarmi mentalmente per tutte le richieste esterne che occupano il mio tempo e sembrano dare poco spazio al tempo di qualità che potrei passare con Gesù. Mi fa ridere perché sebbene capisca che Un Corso in Miracoli è un cammino di relazione, io voglio comunque sottrarmi alle relazioni e semplicemente essere nella mia mente corretta, essere con Gesù. Questo in realtà mi rende un pessimo studente?

Ti rende veramente un pessimo studente solo se non ridi di te stessa.

Perché questo è in realtà un tentativo per eliminare il programma di studi, vero? Quindi non è da fare?

No, a meno che non voglia che io mi arrabbi con te. Gesù riderà di te e io ti urlerò addosso.

Si tratta solo di un desiderio di fare delle piccole pause tra una lezione e l’altra di perdono, per riprendere fiato. Perché alle volte sembra proprio che ci sia un implacabile bombardamento di lezioni che arrivano e paiono non avere mai fine.

Henri Nouwen (sacerdote e scrittore conosciuto a livello internazionale) disse qualcosa del genere: ho continuato ad essere interrotto durante il mio lavoro finché ho compreso che le interruzioni erano il mio lavoro. Pertanto, se vuoi passare del tempo con Gesù, allora vedilo in tutti: questa è la risposta.

Alle volte ho paura che mi attenda dietro l’angolo qualche catastrofica lezione di perdono. So che non c’è gerarchia nelle illusioni, ma talvolta sembra che le lezioni diventino sempre più impegnative.

È vero che le lezioni diventano sempre più impegnative perché tu diventi sempre più seria. Pertanto le tematiche dell’ego che tu (di solito inconsciamente) tieni a distanza, ora stai dicendo che non riesci a coglierli a meno che non guardi tutti quei punti oscuri. Così questi aspetti sono quelli ai quali associamo maggiore paura e colpa e pertanto la nostra esperienza è che diventano più difficili.

Quindi devono venire tutti a galla e si tratta solo di quelli di cui abbiamo maggiormente paura?

Sì. All’inizio diciamo a Gesù che guarderemo questa cosa con lui e poi quest’altra, ma non so se farò lo stesso con quest’altra. E dopo un po’ dirai: “bene, sarà meglio che cominci a guardare anche questa cosa perché comincia davvero ad essere un problema”.

Recentemente stavo tornando in volo da Denver e c’era turbolenza, all’improvviso mi sono ritrovata a pretendere che un Gesù in carne e ossa mi tenesse la mano per proteggermi. So che tu dici che abbiamo bisogno di maturare come studenti del Corso invece di fare conto su Gesù perché altrimenti non inizieremo mai a vedere che siamo un tutt’uno con Gesù. Ma quando sono davvero spaventata ho ancora bisogno di quel pensiero di una mano da stringere. Questo va bene?

Sì, certo. Sei davvero troppo severa con te stessa. Ti ho già detto che sei troppo seria? Compi semplicemente le tue attività giornaliere, sii il più normale possibile e cerca di non prendere  seriamente il tuo ego o quello degli altri. Sii paziente con te stessa. Sii gentile con te stessa. Guardare con Gesù significa davvero condividere semplicemente quel dolce sorriso d’intesa. Questo è ciò che significa. Egli non prende nulla sul serio qui, perché qui non c’è nulla. E quando diventi seria riguardo qualcosa, soprattutto se riguarda il Corso, allora non hai proprio colto il punto.

Questa è una grossa trappola: diventare troppo seri riguardo il Corso.

Oh, Dio: è la trappola peggiore. Ecco perché già abbiamo il rigurgito del cristianesimo con il Corso: sta già accadendo.

Sì. Volevo porti domande sulla proliferazione delle versioni canalizzate, abbreviate, nuove e migliorate, di Un Corso in Miracoli che spuntano in continuazione. Non ne ho letta nemmeno una perché sono arrivata su questo sentiero dopo una lunga ricerca e non credo che ci possa essere niente di più veloce o più semplice o più amorevole del Corso.

Penso sia estremamente vero.

Potresti parlare di questo impulso a migliorare la perfezione?

È una cosa dell’ego. Abbiamo provato a riscrivere il Cielo dall’inizio e ci stiamo ancora provando. Se il Corso è un riflesso della verità di Dio e dell’amore del Cielo, e lo è, allora le persone stanno cercando di riscrivere anche questo. E questa è solo un’altra forma di un pensiero magico di cui si parla nel Manuale per Insegnanti. L’idea centrale è quella di non prendersela per questo perché questo è ciò che fanno le persone e non c’è niente di sbagliato per il fatto che le persone lo facciano.

Spesso parli di come non ci sia bisogno di insegnare Un Corso in Miracoli ma c’è qualcosa di sbagliato nell’insegnare il Corso?

No, io penso di farlo. L’idea di base è di non identificarsi con il tuo ruolo di insegnante e di sapere anche che il vero insegnamento è di dimostrare ciò che il Corso dice e l’insegnamento formale è solo un altro modo per dimostrarlo. E questo è ciò con cui identificarsi. Se inizi a diventare seria riguardo i tuoi insegnamenti, in quel momento sai di essere caduta nella trappola. Semplicemente non prendere la cosa sul serio, questo è tutto.

Ciò che è davvero importante nel praticare il Corso o nell’insegnare il Corso è di non lavorarci. Se ci lavori non lo comprenderai mai. Quello che devi fare a questo punto è non lavorarci durante il giorno e questo significa non lavorare sul tuo ego, non lavorare sull’ego di nessuno, non lavorare sulla tua risposta all’ego di nessuno: semplicemente continua a chiedere a Gesù di ricordarti di sorridere. La fine del capitolo 27 è meravigliosa perché riguarda totalmente l’importanza di sorridere e di ridere. Quando la leggi, però, leggila seriamente.

Un Corso in Miracoli, Capitolo 27, La Guarigione del Sogno, VIII., “L’Eroe” del Sogno, paragrafo 5, pagina del testo 620:

“Quanto sei disposto a sfuggire agli effetti di tutti i sogni che il mondo abbia mai fatto? È tuo desiderio non lasciare che alcun sogno sembri la causa di ciò che fai? Allora guardiamo semplicemente l’inizio del sogno, perché la parte che vedi non è che la seconda parte, la cui causa sta nella prima. Nessuno che dorma e sogni nel mondo ricorda il suo attacco contro se stesso. Nessuno crede che ci sia veramente stato un momento in cui non sapeva nulla di un corpo e nel quale non avrebbe mai potuto concepire che questo mondo fosse reale. Avrebbe visto subito che queste idee erano un’unica illusione, troppo ridicola per qualsiasi cosa che non fosse riderci sopra. Come sembrano serie adesso! E nessuno si ricorda di quando sarebbero state accolte con risate e incredulità. Possiamo ricordarci di ciò se solo guardiamo direttamente alla loro causa. E noi vedremo i motivi per ridere, non una ragione di paura”.