D # 1082: Mi chiedo se Un corso in miracoli dica qualcosa in merito alla coscienza di piante ed animali e forse anche degli oggetti inanimati. Trovo tutta la questione piuttosto angosciante – “natura rosso sangue, con denti e artigli” – e mi chiedo se le piante provino dolore quando raccolte / tagliate / mangiate, ecc. Sono sempre stato un amante della natura e un appassionato di ecologia, preservazione della biodiversità, ecc. Sto anche considerando la possibilità di fare del giardinaggio il mio mestiere. Mi sento profondamente in conflitto perché nel creare un habitat migliore sto permettendo ad un numero maggiore di piante, animali, insetti, ecc. di entrare nel mondo e di sentire dolore, ed anche di infliggere dolore ai parassiti che elimino.
Sono molto confuso per tutta questa storia e trovo una mancanza di linee guida specifiche in Un corso in miracoli. Va molto bene dire che il mondo è un sogno; un simile argomento permette che ogni sorta di cattiverie mostruose possa essere commesso su umani, piante, animali allo stesso modo. Ma dire che non è reale non aiuta. La sola cosa reale in questo preciso momento è ciò di cui si fa effettivamente esperienza, non ciò di cui si farebbe esperienza se non ci fosse il velo del’illusione.
Non sono solo in questo. La religione giainista richiede come pratica di non fare male a nulla a livello estremo. Alcuni giainisti indossano maschere sul viso per evitare di inalare insetti, germi, ecc., e spazzano delicatamente la strada davanti a loro per evitare di calpestare creature viventi. Talvolta mi sento come se dovessi fare la stessa cosa, e di certo non infliggere dolore su milioni di fili d’erba con una falciatrice, o gettare veleno sui rododendri per impedire che si spargano e distruggano il paesaggio. Tuttavia voglio preservare / migliorare il paesaggio quando è un campo di morte?
R: Uno dei principali insegnamenti del Corso è che tutti i Figli sono la stessa cosa, uguali nel contenuto, non nella forma. E Gesù non sta parlando esclusivamente dell’homo sapiens quando usa il termine Figlio di Dio, e così da questa prospettiva ci dice che persino il più piccolo granello di sabbia è parte della Figliolanza (T.28.IV.9). Vedere differenze qualitative, quindi, significa che la propria mente si è fusa con l’ego.
Per quanto possa essere orribile riconoscerlo, se guarderai con attenzione vedrai che il mondo intero è un “campo di morte”. Quale livello non condivide in qualche modo il genoma dell’ego uccidi o fatti uccidere e o l’uno o l’altro? Dove c’è crescita e sopravvivenza che non venga a spese di un altro? – sistemi radicali; insetti; vita marina; microorganismi; corporazioni; governi; sistemi di difesa. Che cosa può sopravvivere senza nutrirsi di qualcosa d’altro? Che cosa c’è di cui abbiamo bisogno per la nostra sopravvivenza che non sia anche potenzialmente deleterio o letale, per non parlare di limitato? E’ concesso che ci siano esempi di stupenda bellezza, altruismo e disponibilità. Ma se gratti sulla superficie, la maggior parte delle situazioni di bellezza non sono venate da dolore o vulnerabilità? La maggior parte delle situazioni di altruismo non è forse marcata dal sacrificio? La maggior parte delle forme di disponibilità non è forse limitata?
Considerate le sue origini all’interno dell’intento malefico e provocatorio dell’ego di produrre un’esistenza totalmente separata dal Regno di Dio di Amore e Unità, come potrebbe il mondo essere altro se non questo? E’ stato fatto come un attacco (L.pII.3.2:1), e siccome “le idee non lasciano la loro fonte (es. L.pI.132.10:3), replica semplicemente il pensiero che detiene. “Quindi, non cercare di cambiare il mondo, ma scegli di cambiare la tua mente riguardo al mondo. La percezione è il risultato e non la causa” (T.21.in.1:7,8). Il problema, quindi, è che ci siamo identificati a tal punto con la versione di realtà dell’ego che non abbiamo alcun senso di noi stessi come mente che sta sempre decidendo di sostenere questo attacco alla verità. Per proteggere il suo sistema – se stesso – l’ego ci fa focalizzare interamente sulla forma, credendo che ci sia una gerarchia di valori ed esseri, che ci porta a quello che Gesù chiama “la prima legge del caos” (T.23.II.2,3). Noi crediamo che ciò che percepiamo sia realtà. Così ci ossessioniamo nel difendere ciò che giudichiamo buono e degno di valore contro ciò che giudichiamo cattivo o minaccioso, diventando totalmente confusi e frustrati nel processo, poiché sentiamo intuitivamente che la situazione è senza speranza. E tutto questo perché abbiamo perso di vista l’intero quadro – che un’illusione è un’illusione è un’illusione. Una parte di un’illusione non ha più valore di un’altra.
Fortunatamente c’è una soluzione, e non richiede che neghiamo ciò che stiamo vedendo e di cui stiamo facendo esperienza. Gesù è la presenza amorevole nella nostra mente che ci aiuta a ritornare alla parte sana della nostra mente, dove possiamo ricordare i passi che ci hanno portato a questo stato deprimente e poi scegliere di incominciare il processo di guarigione guardando ogni cosa in maniera diversa. Questo significa vedere la nostra vita come un’aula scolastica e tutte le nostre relazioni e interazioni come il programma di studi che Gesù può utilizzare per ripristinare la nostra mente al suo stato naturale di pace e unità. Il mondo continuerà ad essere quello che è, ma siccome la nostra prospettiva sarà diversa, la nostra percezione di esso cambierà. Così impariamo ad usare il nostro corpo e il mondo per questo scopo cambiando l’insegnante nella nostra mente passando dall’ego a Gesù o allo Spirito Santo. Qualsiasi ruolo scegli nel mondo può servire questo scopo, e questo scopo da solo è ciò che darà significato alla tua vita. Il problema è il sistema di pensiero nella tua mente, non il mondo. Perché mai permetteresti al mondo – fatto per nascondere la tua vera Identità – di dirti chi sei e quale dovrebbe essere il tuo ruolo?
Un corso in miracoli come percorso spirituale insegna che non c’è via d’uscita al conflitto e alla disperazione a meno che non siamo aperti all’idea che stiamo scegliendo quello che vogliamo che sia reale nella nostra percezione: “La percezione seleziona e fa il mondo che vedi. Lo sceglie letteralmente secondo le indicazioni della mente. … La percezione è una scelta e non un fatto. Ma da questa scelta dipende molto di più di ciò di cui sei in grado di renderti conto per ora. Perché dalla voce che scegli di sentire e da ciò che scegli di vedere dipende interamente tutto ciò che credi di essere. La percezione non è che un testimone di questo, e mai della realtà. Ma ti può mostrare le condizioni in cui è possibile la consapevolezza della realtà, o quelle in cui non lo potrebbe mai essere” (T.21.V.1:1,2,7,8,9,10,11).
Questo è senza dubbio un insegnamento radicale. Ribalta tutto quanto abbiamo imparato nel mondo e perciò minaccia alla base il nostro concetto di noi e della nostra vita. E sembra che le sole persone ricettive ad esso sono coloro che hanno cercato altri approcci e li hanno trovati inadeguati, o che hanno alzato le mani per disperazione ed hanno urlato a gran voce: “Deve esserci un altro modo!”.
Puoi desiderare leggere anche le Domande # 134 e # 340, che parlano anch’esse di queste tematiche.