D # 450: Tenuto conto del titolo del libro, sono sorpreso che in queste Domande & Risposte si discuta così poco dell’esatto significato e della natura dell'uso di "miracolo" in Un Corso in Miracoli. Quale è la relazione tra un istante santo ed un miracolo? Da come tale termine è utilizzato nel Corso, mi sembra che l'istante santo sia una comprensione più matura del reale significato di "miracolo".
R: Nel Glossary-Index di Kenneth Wapnick questi due concetti sono definiti nel seguente modo (in parte): Un miracolo è qualcosa che avviene nella mente e non è nulla di esterno. Il termine si riferisce al cambiamento di mente che sposta la percezione dal mondo dell'ego fatto di peccato, colpa, e paura, al mondo di perdono dello Spirito Santo. Inverte la proiezione ripristinando la mente alla sua funzione causativa, permettendoci di scegliere di nuovo. L'istante santo è quell'istante fuori dal tempo nel quale scegliamo il miracolo invece di un rancore, lo Spirito Santo invece dell'ego, il perdono invece della colpa. L'istante santo è l'espressione della nostra disponibilità a vivere nel presente, che apre all'eternità, anziché restare aggrappati al passato e temere il futuro, cosa che ci mantiene all'inferno (per una descrizione ampliata dell'istante santo, leggi la D # 26 Il significato dell’«Istante Santo»).
I due termini sono distinti, poiché Gesù li utilizza per trattare due distinte mal-percezioni nella mente che sono la conseguenza della decisione di credere che la separazione da Dio sia veramente avvenuta. In tal modo Gesù enfatizza i diversi aspetti della correzione necessaria al modo di pensare per riportarci allo stato naturale di unicità. I suoi insegnamenti sul miracolo, in generale, sono destinati a correggere la nostra inclinazione a pensare che i nostri problemi fondamentali e la loro soluzione siano fuori di noi — nel mondo e nel corpo. E nel parlare dell'istante santo, in generale, Gesù corregge l’attenzione che abitualmente abbiamo per il passato ed il futuro al fine di giustificare il nostro non perdonare e la nostra paura.
In un certo senso i significati di tutti i termini si fondono, poiché si riferiscono ad un unico pensiero errato ed alla sua correzione, e così potremmo dire che mentre è enfatico sul significato del suo messaggio, Gesù vuole concedere ai suoi studenti un po’ di libertà con i termini che ha scelto. Il contenuto — il suo messaggio e la nostra relativa accettazione di esso — è di gran lunga molto più importante per lui della forma — i termini con i quali esprime il suo messaggio.