Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 335 Qual è il modo migliore per ricordare, ed affrontare, pensieri non gentili o di attacco?

 

D # 335: Quando ho pensieri non gentili e di attacco e non li colgo immediatamente, è necessario che ricordi questi pensieri in dettaglio prima di poterli affidare allo Spirito Santo o a Gesù perché vengano ripuliti e reinterpretati per me? La maggior parte delle volte mi rendo conto solo in seguito che i miei pensieri erano poco gentili e non riesco più a ricordare i  pensieri specifici. Così dico allo Spirito Santo o a Gesù che quei pensieri riflettono un obiettivo che mi impedisce di accettare la mia vera funzione. Questo approccio mi ha dato uno strumento che posso generalizzare su quasi tutti i pensieri egoistici e basati sull’ego che ho per la maggior parte del tempo Sembrano passare tutti rapidamente e talvolta li raggruppo e li offro. Mi potete aiutare?

 

R: Alla fine in realtà non importa quale forma specifica assumano i nostri pensieri di attacco. Il loro scopo, o obiettivo, è di farci preoccupare al riguardo, e quello scopo è sempre rinforzare la nostra colpa ed il nostro senso di separazione. E così è lo scopo della nostra mente ciò con cui vogliamo entrare in contatto, e non i particolari pensieri o le parole o le azioni che abbiamo impiegato per quello scopo.

Tuttavia, prima di poter raggiungere quel livello di generalizzazione delle nostre lezioni, è importante che non saltiamo nessuno dei passi specifici che ci portano al riconoscimento dell’identicità di tutti i nostri giudizi egoici. E così potresti chiederti il più onestamente possibile se la tua difficoltà nel ricordare i pensieri specifici non possa essere il risultato di un senso di paura e colpa per quei pensieri, che ti sta dicendo “Non guardare! Questi giudizi e questi attacchi sono troppo terribili da guardare. Accetta semplicemente che hai peccato e liberatene offrendo il pesante fardello a Gesù o allo Spirito Santo”. Questo non è proprio quello che Gesù ci chiede di fare (T.13.III.1:1,2)! Ma solo tu puoi rispondere per te stesso se è la tua paura a tenere i pensieri specifici fuori dalla tua consapevolezza, o no.

Ora, se questo è di fatto il caso non vuoi certo farne un dramma. È così, hai paura, ma chi non ne ha? Tutto ciò che vuoi fare allora è incominciare a sviluppare la disponibilità a guardare il tuo ego e forse all’inizio incominciare a ricordare come ti ha intrappolato nei suoi trucchi ingannatori nel tuo recente passato. E col tempo, con la pratica, imparerai a riconoscere la tua scelta in favore dell’ego quando ne sei nel mezzo. Il valore di ciò è che allora saprai di avere una scelta diversa nel momento in cui hai scelto di identificarti con l’ego e non dovrai prolungare la sofferenza ed il dolore che accompagnano l’identificarti con l’ego. Quindi non cercare di forzare nulla o di indurti a ricordare, ma semplicemente offri quella piccola disponibilità a guardare il tuo ego con Gesù o con lo Spirito Santo (T.12.II.10) così da poterne vedere la nullità.