Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 325 Guardare il nostro ego non è la stessa cosa che “analizzare l’oscurità”?

 

D # 325: A pagine 191 del testo di Un corso i miracoli (T.9.V.6:3) Gesù afferma: “Puoi trovare la luce analizzando l’oscurità… ?”. La mia domanda è: se il processo è che dobbiamo guardare il nostro ego, non è forse la stessa cosa che trovare la luce analizzando l’oscurità?

 

R: Il contesto di quella affermazione è il guaritore non guarito che vede l’oscurità come reale e non come difesa dalla luce, un’espressione del solo “peccato” nel Corso: rendere l’errore reale. Come Gesù ci dice in “Il canto della preghiera”: “Non vedere l’errore. Non renderlo reale” (CdP.2.I.3:3,4). Nella sezione del testo alla quale ti riferisci, Gesù sta indicando i limiti e gli errori dei terapeuti e dei teologi i quali cercano di guarire gli altri senza prima aver visto i loro stessi errori ed averli portati alla presenza guaritrice nella loro mente corretta. Essi quindi non sanno nulla di quel vero processo correttivo e come risultato finiscono con il far sì che sia il loro ego a dirigerli nel loro tentativo di guarire gli altri. Se sai che l’oscurità dell’ego (la mente sbagliata) è semplicemente una difesa contro la luce dello Spirito Santo (la mente corretta) e che possiamo scegliere tra questi stati, allora analizzare l’oscurità può essere utile per identificare le scelte che facciamo. Possiamo allora riconsiderare le nostre decisioni. Ma se siamo inconsapevoli della luce e della capacità decisionale della nostra mente, allora analizzare l’oscurità risulterebbe alla fine improduttivo. Ci può essere un qualche sollievo dal dolore, ma non una vera guarigione. In tal senso non si può trovare la luce analizzando l’oscurità.