Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 281 Domanda su colpa, responsabilità ed incidenti che sconvolgono

 

D # 281: La mia domanda ha a che fare con la responsabilità. Comprendo che sono responsabile di ciò che penso e che, scegliendo di concordare con l’ego, sto rendendo reale il mondo. Nel testo di Un corso in miracoli, al capitolo 5, sezione V, L’uso che l’ego fa della colpa, leggo al paragrafo 7: “La colpa è inevitabile per coloro che credono di essere loro a disciplinare i propri pensieri… Questo li fa sentire responsabili dei loro errori, senza riconoscere che accettando questa responsabilità stanno reagendo irresponsabilmente”. Per favore chiarite questo punto.

Secondariamente, riguardo l’aver fatto il mondo… Comprendo il rendere reale il mondo, o il rendere reale l’errore, ma mi è difficile capacitarmi in modo esperienziale di aver letteralmente fatto il mondo fisico. Se sono turbato perché la mia macchina è stata urtata da un’altra macchina in un incidente, io sono responsabile di renderlo reale mediante il mio turbamento, oppure sono responsabile di aver fatto accadere l’incidente così da avere qualcuno da incolpare e su cui buttare la mia rabbia? Per chiarire/ essere chiaro, vado in giro a trovare una scusa per essere turbato o faccio letteralmente accadere questa scusa? Ho causato io l’urto di quella macchina contro la mia macchina oppure sto semplicemente usando questo avvenimento come scusa per essere turbato, Invece di scegliere – guardando l’incidente con lo Spirito Santo – di essere in pace?

 

R: Per comprendere la responsabilità come viene intesa in Un corso in miracoli è essenziale dapprima comprendere a chi si rivolge il Corso. Non è mai il sé che crediamo di essere e che vive nel mondo quello a cui Gesù parla. Quel sé non ha alcun potere di fare nulla, perché è solo l’effetto di pensieri nella mente. Ed è alla mente che il Corso si rivolge. E’ semplicemente questa la distinzione che Gesù fa agli inizi del testo quando, nel contesto del nostro apprendimento per guarire la nostra percezione ed arrivare infine a renderci conto che “tutta la percezione è non necessaria”, osserva: “Ti puoi chiedere come questo sia possibile dal momento che ti sembra di vivere in questo mondo. Questa è una domanda ragionevole. Devi stare attento, tuttavia, a capirla veramente. Chi è il “tu” che vive in questo mondo?” (T.4.II.11:3,5,6,7,8; corsivo aggiunto).

Dal momento che, come il Corso afferma ripetutamente nella lezione 132 “non c’è alcun mondo” (L.pI.132.5:1;6:2;7:1;10:3;13:1), non ci può essere alcun “tu” che vive in questo mondo. C’è solo la mente nella quale è contenuto il mondo apparente. Noi facciamo un’esperienza di ciò quando ci svegliamo da un sogno notturno e riconosciamo che sembrava esistere un mondo completo nel quale ci muovevamo ed agivamo, tuttavia sia il mondo che il sé che pensavamo di essere mentre dormivamo rimanevano completamente all’interno della mente che sognava.

Per comprendere l’insegnamento del Corso sulla responsabilità, quindi, è importante permettere un cambiamento nella nostra percezione riguardo a chi sia questo sé responsabile: la mente, non il corpo. Dapprima possiamo comprenderlo solo intellettualmente, ma è utile essere almeno disposti ad incominciare da qui. E così, prendendo in considerazione le righe del Corso che hai citato: in questo particolare paragrafo Gesù usa la parola responsabile nel senso egoico di colpevole.

Noi crediamo di poter veramente pensare separatamente da Dio e mettiamo in ordine i nostri pensieri indipendentemente da Lui, e poi ci assumiamo la responsabilità, o diamo la colpa, per averlo fatto, non mettendo mai in discussione la realtà della nostra credenza di poterci separare da Dio. E da soli, separati dall’Aiuto di Dio, non c’è fuga dal fardello terribile di questa responsabilità, perché da soli non siamo in grado di metterne in dubbio la realtà. E così accettare la responsabilità del peccato significa bersi le bugie dell’ego, agendo pertanto irresponsabilmente. Gesù non ci chiede di negare che è proprio la nostra decisione a causare/determinare questa esperienza di colpa (T.5.V.8:1), ma non vuole che associamo biasimo o colpa a quella scelta, o non crederemo che possa essere disfatta.

Per quanto concerne come sia possibile che noi abbiamo fatto il mondo e tutto ciò che sembra accadere in esso, ricorda che non è il sé che pensi di essere, ma la mente del Figlio – di cui tutti noi siamo parte – ad essere responsabile di essersi addormentata e di sognare un mondo di separazione. Di nuovo, che la mente abbia il potere di fare un mondo è evidente dai nostri sogni notturni (T.18-II.5). Tuttavia di solito questa non è la prospettiva più utile dalla quale considerare gli eventi della nostra vita, comprese cose quali gli “incidenti” stradali. Solitamente non è utile portare l’attenzione sul come stiamo scegliendo gli eventi della nostra vita perché per la maggior parte di noi, e per la maggior parte del tempo,  la scelta è lontana dalla consapevolezza cosciente, e un tale tipo di attenzione è più probabile che induca sensazioni di responsabilità nel senso  egoico  di biasimo o colpa.

La prospettiva più utile e guaritrice è riconoscere che è la nostra interpretazione degli eventi della nostra vita ciò su cui abbiamo sempre una scelta, in ogni momento. E seppure gli eventi non possano essere disfatti, le interpretazioni di quegli eventi possono essere disfatte in un istante, se lo scegliamo. Non siamo mai turbati per le circostanze esterne, quanto piuttosto prima facciamo la scelta di separazione e colpa nella mente e poi cerchiamo qualcosa di esterno a cui poter attribuire il nostro turbamento. Questo serve a mantenerci senza mente e senza la speranza di qualsiasi soluzione reale per la nostra perdita di pace. Il sé che pensiamo di essere nel mondo non è mai la causa di nulla, quindi diventa irrilevante chiederci se scegliamo gli eventi della nostra vita, fintanto che ci vediamo come “viventi in questo mondo”. La sola scelta utile con cui entrare in contatto è la nostra scelta su come interpretare ciò che crediamo ci stia accadendo. L’interpretazione dell’ego è sempre che siamo vittime e non responsabili per quello che proviamo. Lo Spirito Santo, per contro, dice che tutti gli eventi della nostra vita sono opportunità per imparare a fare una scelta diversa – lasciando andare la colpa e la paura anziché rinforzarle.

Per ulteriore discussione di alcune delle tematiche relative a prendere decisioni congiunte nel sogno e sui livelli ai quali vengono fatte le scelte, vedere le domande numero # 37, # 233 e # 277.