D # 143: So che Un Corso in miracoli non ha alcuno scopo a livello comportamentale ed indica che la depressione è un tentativo di attaccare Dio. Pertanto mi sono arrabbiato con me stesso per essere stato depresso a causa della guerra con l’Iraq, pensando che avrei dovuto essere “al di sopra” di ciò. Era sbagliato sperare che la pace prevalesse a livello fisico? La mia depressione a causa del fatto che non lo sia stato è un’indicazione della mia specialezza?
R: E’ del tutto normale sperare che la pace prevalga a livello fisico, e anche molte altre persone si sono sentite depresse per la guerra e per la situazione del mondo in generale. Il solo errore che stai facendo è quello di arrabbiarti con te stesso e pensare che dovresti essere oltre la depressione.
Nel connettere la depressione con la blasfemia (T.10.V), Gesù richiama la nostra attenzione, in modo drammatico, sugli effetti nella nostra mente del dare la nostra fedeltà all’ego (nello specifico il dio della malattia), piuttosto che al suo amore guaritore. Quando entri in depressione, tutto ciò che fai è identificarti con la visione che il tuo ego ha delle cose. Ma è molto probabile che ti identifichi con l’ego in molti altri modi nel corso della tua giornata. Dunque perché dovresti sorprenderti per questa forma? E’ facile dimenticare che il semplice sentirsi terrorizzati quando la propria scorta di ossigeno viene meno, è una reazione dell’ego. Abbiamo reazioni egoiche in ogni momento, ed è un errore stabilire una gerarchia tra di esse. Ogni qualvolta sei tentato di giudicarti sentendo che dovresti essere al di sopra di a, b o c, dovresti fermarti proprio lì, e ricordarti che il giudizio viene dal tuo ego e quindi non dovrebbe essere preso seriamente. Con la sua guida dolce e gentile, Gesù non proferirebbe mai quelle parole di giudizio.
Volere che ci sia pace nel mondo è piuttosto normale, lo ripeto, ma può essere anche visto nel contesto della tua relazione speciale con la tua identità di individuo nel “tuo” mondo. In tal senso, la tua identità come individuo sarebbe più al sicuro e meno problematica se non ci fossero conflitti nel mondo. L’impazienza e la depressione per il conflitto potrebbero ricordarti la profonda insicurezza che provi a livello profondo perché da qualche parte, nella tua mente, sai che la tua esistenza come individuo non è autentica. Nella tua mente sbagliata/egoica credi, come tutti noi del resto, che la tua esistenza sia venuta a spese di Dio. Un mondo senza sconvolgimenti significativi può così essere una difesa contro tale insicurezza, che è sempre presente nella mente che crede di essere separata da Dio. Inoltre, dal momento che siamo noi coloro che hanno fatto il mondo come sostituto della nostra vera casa in Cielo – affermando così che potremmo cavarcela benissimo senza Dio – allora quando il mondo “non funziona bene” sentiremmo di aver fallito. La depressione sarebbe una risposta a quel senso di fallimento, perché ancora una volta ci siamo ricordati di aver negato Dio (blasfemia).
D’altro lato, per alcune persone il preoccuparsi per il caos e il conflitto nel mondo li protegge dal dover affrontare il caos ed il conflitto nella loro mente. Ma questa difesa, come avviene per tutte le difese, rinforza la loro colpa inconscia, perché allora vorrebbero che ci fossero delle calamità nel mondo per soddisfare il proprio bisogno di essere protetti dalla loro mente.
La buona notizia che Gesù ci impartisce nel Corso è che la vera pace non dipende da niente di esterno per essere quella che è. Egli ci aiuta a renderci conto che la pace nel mondo, anche se venisse raggiunta, sarebbe sempre una pace fragile e pertanto non ci porterebbe il conforto cui aneliamo. Essa dipenderebbe dalla presenza di condizioni specifiche e chiederebbe la presenza di guardie, o di una “forza di pace”, come tipicamente le descrivono i governi. La pace della mente che Gesù ci offre è ripristinata in noi semplicemente, non è qualcosa che dobbiamo guadagnare. E, grazie a Dio, viene ripristinata semplicemente con la nostra scelta contro le interferenze alla sua presenza, il che significa che prima dobbiamo diventare consapevoli di come interferiamo con essa e di come ci difendiamo da essa. Questa sarebbe la nostra “forza di pace” personale – la nostra continua vigilanza sui nostri attacchi contro il nostro Sé. Una volta che queste interferenze se ne saranno andate, la pace fluirà attraverso di noi naturalmente, ma a quel punto non avremo investimenti in come essa si estende, o se viene ricevuta dagli altri quando viene offerta.