D # 1168: Secondo quanto ho compreso, Un corso in miracoli descrive una relazione santa come quella in cui due persone estendono il Cristo interiore unendosi l’una con l’altra. Se ho ben compreso, questo significa forse che entrambe queste persone devono essere a questo livello di comprensione riguardo il vero Sé dentro di loro perché la relazione santa possa esistere?
R: Si ha una relazione santa ogni qualvolta una persona qualsiasi prenda una decisione nella mente di spostare lo scopo della relazione dall’obiettivo di specialezza dell’ego all’obiettivo di guarigione dello Spirito Santo. Siccome il problema della specialezza/separazione esiste nella mente, la relazione viene guarita quando la mente sceglie lo Spirito Santo anziché l’ego. Non accade nulla tra due persone perché i corpi non si uniscono (T.18.VI.3:1). E’ sufficiente che una persona scelga di identificarsi con la mente corretta perché ogni relazione sia trasformata: coloro con i quali si sia a stretto contatto (familiari, amici) insieme a coloro che sono apparentemente estranei. Questa totale inclusione distingue la relazione santa dalla relazione speciale che per sua stessa natura è esclusiva. La Figliolanza condivide il ricordo di Dio e del vero Sé conservato nella parte della mente (mente corretta) di cui lo Spirito Santo è il simbolo. Così tutti sono presenti quando chiunque sceglie di identificarsi con la mente corretta. Questo è il motivo per cui Gesù ci dice che noi eravamo con lui quando egli ha accettato l’Espiazione (T.19.IV.B.6:5). Non c’è bisogno che l’altra persona sia consapevole dello spostamento della relazione da speciale a santa. Proprio come tutti alla fine accetteranno l’Espiazione che è già stata compiuta, tutti accetteranno la relazione santa.
Non possiamo parlare di Cristo come di due persone, anche nella migliore delle circostanze. Il termine si riferisce alla natura non dualistica dell’unico Figlio di Dio. Non esiste un vero Sé all’interno di individui separati, ma un solo vero Sé condiviso dagli apparenti frammenti della Figliolanza. L’unità del Figlio di Dio non può essere compresa dalla prospettiva della dualità della separazione: “Da questa parte del ponte vedi un mondo di corpi separati, che cercano di unirsi in unioni separate e di diventare uno attraverso la perdita. Quando due individui cercano di diventare uno, stanno cercando di diminuire la loro grandezza. Ognuno nega il suo potere, perché l’unione separata esclude l’universo” (T-16.VI.5:2,3,4). La relazione santa non può, quindi, esistere tra due individui come unione speciale. Se un fratello è perfettamente perdonato tutti i fratelli sono perdonati, perché ogni relazione li contiene tutti.
Fino a che non rimarrà “più alcuna macchia di oscurità” (T.31.VIII.12:5) ad oscurare la visione del volto di Cristo, ci viene chiesto di guardare tutte le ombre di ogni relazione speciale senza giudizio, riconoscendo in esse la paura che la mente proietta della sua vera Identità. Sebbene non sia la visione di Cristo, ogni passo nel perdono è sufficiente a rendere santa una relazione perché riporta l’attenzione alla mente dove il problema della specialezza può essere guarito. Attraverso la pratica del perdono, la colpa viene alla fine disfatta, il che significa la fine della proiezione e della percezione di differenze. Esso conduce al momento in cui un fratello viene visto come lo specchio del proprio sé: il concetto di un sé separato viene messo da parte, ogni giudizio viene abbandonato e viene tolto il velo dal volto di Cristo (T.31.VII.8:4,5,6,7). Il ritorno della mente alla consapevolezza di questa Identità non dualistica in quanto Cristo è l’obiettivo finale del Corso.
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