D # 829 C’è un passaggio nel testo di Un corso in miracoli (T.2.VI.4; VII.1) in cui Gesù ci dice che facciamo un errore quando gli chiediamo di liberarci dalla nostra paura. La correzione della paura è una nostra responsabilità, afferma e lui non può portarcela via, in quanto questo “interferirebbe con la legge fondamentale di causa ed effetto: la legge più fondamentale che ci sia. Non ti aiuterei affatto se sminuissi il potere dei tuoi pensieri. Questo sarebbe in diretto contrasto con lo scopo di questo corso.” E’ corretto dire che la legge di causa ed effetto esiste solo all’interno di questo mondo, come parte del mondo dualistico e del credere nella separazione? La nostra sola responsabilità è accettare l’Espiazione, la correzione dell’errore, e perdonare. E una volta accettata la sola causa -Dio - come nostra causa riconosceremo che tutto il resto è un effetto irreale di una causa irreale, l’ego. Siamo legati a causa ed effetto solo nella misura in cui non riusciamo ad accettare l’Espiazione, o ci difendiamo da essa, e nella misura in cui pensiamo che peccato e colpa siano reali?
Mi viene in mente una particolare lezione del libro degli esercizi: “La Volontà di Dio per me è felicità perfetta. Il peccato non esiste, non ha alcuna conseguenza (L.pI.101.6:6-7). Questo sembra rompere la connessione tra causa ed effetto, dicendo che se perdoniamo in questo momento ed accettiamo che siamo noi ad infliggerci il dolore che percepiamo ed accettiamo nuovamente la felicità di Dio, siamo liberi dall’effetto illusorio perché abbiamo rinunciato alla causa illusoria, l’ego. Gesù intende che ci siano causa ed effetto nel senso che dobbiamo volontariamente prendere parte al perdono della causa illusoria, l’ego, ed accettare nuovamente la sola Causa?
R: Stai decisamente andando nella giusta direzione. Abbiamo dedicato un intero audio a questa tematica a causa della sua centralità nel sistema di pensiero del Corso, e per rendere giustizia alla tua domanda dovremmo dire molto di più di quanto qui lo spazio consenta. Ma cercheremo di coprire i punti chiave.
In primo luogo il principio si applica al Cielo così come a questo mondo. In Cielo Dio è la Causa Prima e l’Effetto è Suo Figlio, e questo è magnificamente reso nella Lezione “Io sono per sempre un Effetto di Dio” (L.pII.326). Anche il testo descrive questo principio di causa-effetto in maniera poetica: “La causa è resa causa dai suoi effetti: il Padre è un Padre perché ha un Figlio” (T.28.II.1:2). Nel mondo il principio di causa-effetto è comunemente definito come “ogni azione avrà una reazione.” L’essenza di ciò è che perché una causa sia una causa deve avere degli effetti: se non ci sono effetti allora non si può dire che ci sia una causa. Un effetto richiede una causa, e se non c’è causa allora non si può dire che sia un effetto.
La rilevanza di ciò riguardo al nostro lavoro personale con il Corso –per dirlo nel modo più conciso – è che il nostro credere di essere separati da Dio (il nostro “peccato”) è la causa del nostro essere qui nel mondo e anche di tutti i nostri problemi. Quindi se potremo dimostrare che quella causa non ha avuto alcun effetto allora la causa sarà resa nulla in quanto causa. In altre parole avremo “disfatto” la separazione (il nostro “peccato”) e allora la consapevolezza della presenza dell’amore sarà stata ripristinata nella nostra mente. Il mondo e i nostri sé individuali sarebbero scomparsi nel nulla da cui sono venuti. Saremmo di nuovo il nostro vero Sé, Cristo, l’unico Figlio di Dio. “Io sono per sempre un Effetto di Dio” (L.pII.326).
Abbreviando nuovamente ciò che richiederebbe molte pagine per poter essere sviluppato, il perdono è il modo in cui impariamo che il peccato non ha avuto alcun effetto. E questo, naturalmente, è tutto quanto il Corso. Quindi hai ragione nel dire che la nostra sola responsabilità è accettare l’Espiazione per noi stessi e che il perdono è il mezzo per farlo.
Nei passaggi a cui ti riferivi il punto principale che Gesù evidenzia è che noi siamo menti decisionali – menti molto potenti – ed egli non interferirà mai con quel potere, perché se non riconosciamo e non rispettiamo il potere che le nostre menti esercitano nello scegliere l’ego, non saremo in grado di invocare il medesimo potere per correggere quell’errore. L’intero Corso si basa su questo. Tutto il suo scopo portarci a rispettare il potere del nostro modo di pensare, non a screditarlo. Così quando chiediamo allo Spirito Santo cose come trovarci un parcheggio, guarire il cancro, portare pace nel mondo, o fare qualsiasi cosa in questo mondo, Gli stiamo chiedendo di interferire con la legge di causa ed effetto e così di screditare e negare il potere delle nostre menti. Egli non lo farà.
“Questo è un corso sulla causa e non sull’effetto” ci ricorda Gesù (T.21.VII.7:8). E la causa a cui egli ci riporta sempre è che noi crediamo di vivere come individui in un mondo che sta fuori di Dio e del Cielo: la “minuscola, folle idea” che egli descrive nel testo (T.27.VIII.6:2). In un paragrafo nella sezione intitolata “L’eroe” del sogno (T.27.VIII), Gesù ci presenta essenzialmente un modello del processo gentile di perdono come è inteso essere. Noi non neghiamo quanto ci sentiamo orribili: portiamo semplicemente a lui o allo Spirito Santo questi terribili effetti per guardarli con loro, e poi guardare oltre essi la loro causa. E quando ci renderemo conto che la causa è semplicemente uno sciocco pensiero che non merita che noi ci si creda ancora, semplicemente sorrideremo e poi saremo in pace.
“Lo Spirito Santo percepisce la causa con una dolce risata e non guarda agli effetti. In quale altro modo potrebbe correggere il tuo errore, dopo che hai guardato interamente oltre la causa? Egli ti invita a portare a Lui ogni terribile effetto, così che possiate guardare insieme la sua sciocca causa e ridere un po' con Lui. Tu giudichi gli effetti, ma Lui ha giudicato la loro causa. E grazie al Suo giudizio gli effetti sono eliminati. Forse giungi in lacrime. Ma ascoltalo dire: ‘Fratello mio, santo Figlio di Dio, guarda il tuo futile sogno, in cui potrebbe accadere tutto ciò.’ E lascerai l'istante santo con la tua risata e quella di tuo fratello unite alla Sua (T.27.VIII.9).