Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 832 Come possiamo superare la paura della perdita del sé e dell’identità?

D # 832: Nell’indice ci sono molte domande che riguardano la perdita dell’individualità/identità. Io penso che le persone vogliano sentire che se anche non esistono più come individui, continuano ad esistere. Ho fatto un sogno nel quale stavo aspettando in fila all’ufficio della motorizzazione civile per rinnovare la mia patente. Guardavo pigramente attorno la folla che aspettava con me, l’ufficiale dietro lo sportello, ecc. All’improvviso sono diventato consapevole che l’aria era carica e quando guardavo il volto delle persone, mi veniva in mente che eravamo tutti la stesa cosa, una persona, sebbene avessimo tutti ancora diverse caratteristiche fisiche. Il mio senso di identità, anche se non ero più solo me, non era diminuito. Si era espanso – sembrava completamente sicuro, completamente pieno, perché non c’era alcun senso di separatezza. Ma c’era sempre un senso di essere.

La mia domanda è questa: Questo senso di unità dell’essere, ma sempre dell’essere, è ciò che si intende con il rinunciare alla propria identità separata di ego? Se è così, posso dire che non c’è niente da perdere … perché abbiamo solo una Identità ed appartiene a tutti noi. Non perdiamo nulla condividendola.

Ne consegue, dunque, che solo l’ego può temere la perdita, perché solo esso eguaglia essere con avere e con l’avere un corpo? Quindi quando si ha paura di perdere la propria identità, è solo l’ego che va in panico nel suo dualismo e in verità non c’è nulla da perdere? Di fatto non si può perdere la propria identità perché esistiamo semplicemente non come la persona che pensiamo di essere?

 

R: Puoi pensare al tuo sogno come a un utile simbolo che riflette l’unità dello spirito. Naturalmente è difficile per noi comprendere cosa significhi essere spirito quando pensieri legati al corpo dominano così tanto la nostra consapevolezza, ma questo è ovviamente il loro scopo. Sono lì solo per nostra scelta, per affermare una falsa identità e negare la nostra vera Identità. E così i simboli come quelli del tuo sogno danno un accenno della realtà che sta dietro l’illusione.

Sì, solo l’ego può temere la perdita, perché è il credere che la perdita sia possibile e sia di fatto il desiderio di perdita. Perché l’ego ha avuto origine dal credere nella separazione, così che possiamo prendere da Dio solo ciò che vogliamo – il nostro sé separato, individuale – e non accettare Tutto ciò che Egli ci sta offrendo. E questa è una scelta in favore della limitazione, che è perdita – la perdita di tutto ciò che abbiamo escluso dal nostro sé individuale. E’ in Cielo che avere e essere si equivalgono, poiché non c’è differenza tra di essi (T.4.VII.5:7). Per contro, l’ego asserisce che abbiamo solo quello che abbiamo preso – una dinamica esposta chiaramente nella quarta legge del caos (T.23.II.9) – come se ci fosse qualcun altro oltre a noi da cui possiamo prendere. E così, ironicamente, la fine della limitazione, che in realtà è una espansione della nostra consapevolezza, viene sperimentata come perdita fintanto che restiamo identificati con l’ego. E non è semplicemente il corpo, ma la personalità e tutti i molti modi in cui ci definiamo come differenti, speciali e unici che sono parte del falso sé che liberiamo quando ci identifichiamo con il nostro vero Sé.

Se consideri la natura soggiacente del tuo sogno, puoi vedere che in realtà non c’è alcuna differenza da qualsiasi altro sogno, salvo che hai fatto esperienza, molto simile a ciò che avviene in un sogno lucido, di ciò che sta effettivamente avvenendo, incorporato nel sogno stesso. Perché nei nostri sogni noi siamo tutti i personaggi – è la nostra mente dormiente che li sta sognando e sta dando loro una apparente esistenza. Ma c’è solo un sogno e un solo sognatore. E il sé che hai pensato di essere nel sogno era una finzione della tua mente proprio come lo erano tutti gli altri personaggi del sogno. Quindi non sono i personaggi del sogno che sono uno e che condividono una unica identità, ma la mente che è addormentata e sogna tutti i personaggi che sono uno ed hanno una sola identità. E quando ci svegliamo, nulla è perduto e nulla di reale è stato portato via.

E la stessa cosa vale per i nostri sogni da svegli, ai quali Gesù fa riferimento come nostra vita (T.18.II.5). Tutti gli individui apparentemente separati che sembrano persone che sembrano abitare questo sogno di mondo, inclusa quella che identifichiamo come noi stessi, sono in realtà proiezioni dell’unica mente sognante del Figlio, di cui siamo tutti una parte. E così non è il sé che pensiamo di essere nel mondo che si sveglia, ma piuttosto la mente che è addormentata e sta sognando di essere un personaggio nel mondo. E sì, il suo essere non dipende dall’avere un corpo.

Nella tua domanda sembri usare le parole esistere e essere come se fossero intercambiabili. In un paio di sezioni del testo di Un corso in miracoli Gesù fa distinzione tra le parole, con esistenza pertinente all’ego e essere allo spirito:

“L’ego è emerso dalla separazione, e la continuità della sua esistenza dipende dal fatto che continui a credere nella separazione. L’ego deve offrirti qualche forma di ricompensa per indurti a continuare a crederci. Tutto quello che può offrire è un senso di esistenza temporanea, che inizia col proprio inizio e finisce con la sua stessa fine. Ti dice che questa vita è la tua esistenza perché è la sua. Contro questo senso di esistenza temporanea lo spirito ti offre la conoscenza della permanenza e dell’essere imperturbabile. … L’esistenza, così come l’essere, si basa sulla comunicazione. L’esistenza, comunque, è specifica riguardo a come, cosa e con chi la comunicazione è giudicata meritevole di essere intrapresa. L’essere è completamente privo di queste distinzioni. È uno stato in cui la mente è in comunicazione con tutto ciò che è reale. … Ricorda che nel Regno non c’è differenza tra avere e essere, come c’è nell’esistenza. Nello stato dell’essere la mente dà tutto sempre (T.4.III.3:2,3,4,5,6; T.4.VII.4:1,2,3,4; 5:7,8).

In altre parole, il nostro vero essere non viene mai intaccato, ma quando ci svegliamo, non ci sembrerà di continuare ad esistere nel modo in cui ne facciamo esperienza ora. Il tuo sogno, pur non rappresentando l’essere, riflette ciò nonostante un utile ponte tra le due esperienze, una illusoria e una reale. Perché viene ancora sperimentato nel regno della coscienza, che è uno stato dell’ego, e un’esperienza di essere è oltre ogni coscienza dualistica. (Per molto altro sulla natura egoica della coscienza vedi le Domande #27, #127 e #636).