D # 964: Sto vivendo un certo dilemma filosofico che spero mi possiate aiutare a risolvere. Una visione contemporanea afferma che lo scopo di questo mondo relativo è quello di essere in grado di sperimentare la nostra natura divina, piuttosto che semplicemente conoscerla e che solo avendo la possibilità di un opposto possiamo sperimentare ciò che siamo veramente. Questo sembra implicare che questo mondo, sebbene sia un sogno di separazione, sia comunque necessario perché Dio “conosca Se Stesso a livello esperienziale”. Mi rendo conto che questo contraddice ciò che Gesù insegna in Un Corso in Miracoli, ossia che il mondo è totalmente senza significato e non serve ad alcuno scopo, ma questa spiegazione alternativa pare avere un senso. Intendo dire che se il Cielo è pace e gioia eterne e nient’altro se non pace e gioia, per sempre immutabili, allora non diventerebbe ben presto privo di significato visto non ci sarebbe nulla con cui confrontarlo? Per esempio, se nel football qualcuno lancia un passaggio da touchdown al primo tentativo, la cosa è sicuramente eccitante. Ma se si facessero sempre passaggi da touchdown, la cosa diventerebbe insignificante e vuota. Quindi questo mondo illusorio non è forse una cosa “buona” – fintanto che sappiamo che è solo un’illusione e lo usiamo con lo scopo di conoscere noi stessi quali Figlio di Dio? Non è forse necessario sperimentarci come Tale?
R: Questo punto di vista è in realtà già contenuto nelle teologie processuali, di cui Alfred Northon Whitehead è un rappresentante di rilievo.
Ci sono due livelli qui che devono essere tenuti distinti. Un Corso in Miracoli insegna che in Cielo non ci sono un sé o una mente separati che possano valutare il proprio stato in relazione ad un altro sé o stato: “Ciò che Egli crea non è separato da Lui, e non c’è alcun luogo dove il Padre finisca, e il Figlio cominci come qualcosa separato da Lui” (L.pI.132.12:4). Per definizione non può esserci mancanza nella Perfezione infinita, quindi non c’è nulla da imparare e nessun potenziale da soddisfare. Allo stesso modo essere annoiati o stanchi di vedere la stessa cosa presuppone l’esistenza di tempo e spazio mentre Dio e il Cielo trascendono completamente i limiti di tempo e spazio. Per l’ego la pace è noiosa e il conflitto e la sfida esaltanti, poiché l’ego cerca costantemente di rendere reale il suo mondo di separazione e di differenze. Pertanto nella misura in cui ci identificheremo con l’ego, considereremo la vita senza contrasti ed opposti come inconcepibile e sicuramente non attraente.
La perfetta ed eterna Unità del Cielo va al di là della nostra comprensione, non avendo nulla in comune con l’esperienza dualistica del nostro mondo, che consiste in individui separati ed imperfetti limitati da spazio e tempo. Non puoi prendere i principi dell’esperienza dualistica e applicarli all’esperienza non dualistica. Sono stati che si escludono a vicenda. L’errore che molti di noi fanno è quello di usare la nostra esperienza umana come punto di riferimento per comprendere il reame del puro spirito: Dio e il Cielo. Questo è parte della strategia dell’ego per annientare il vero Dio e fare un altro dio che convalidi il suo sistema di pensiero; pertanto dimentichiamo che gli esseri umani sono l’effetto della decisione della mente separata di cancellare dalla propria consapevolezza la verità e sostituirla mettendo al suo posto tutto un altro sistema di pensiero, falso dall’inizio alla fine. Se questo è il nostro fondamento come possiamo capire alcunché? Questo è quanto Gesù cerca di dirci nel suo corso, che siamo confusi su tutto: “Quando hai reso visibile ciò che non è vero, ciò che è vero è diventato invisibile per te” (T.12.VIII.3:1). Quindi abbiamo bisogno di essere estremamente cauti nel trarre conclusioni dalla nostra esperienza, a parte il fatto che ci siamo completamente sbagliati e che deve esserci un modo migliore.
Sì, qui è dove Un Corso in Miracoli è molto utile. Se da una parte ci dice che abbiamo fatto questo mondo “come un attacco a Dio” (L.pII.3.2:1), e che “il corpo non è stato fatto dall’amore” (T.18.VI.4:7), ci dice anche che manteniamo nella nostra mente separata un ricordo della verità e che pertanto possiamo usare il mondo e il corpo per ripristinare quella verità nella nostra consapevolezza scegliendo contro lo scopo della mente sbagliata dell’ego di rinforzare la separazione e in favore dello scopo della mente corretta dello Spirito Santo di disfare il nostro credere nella separazione. A questo livello il mondo serve uno scopo importante: può ricondurci dall’assenza di mente al potere della nostra mente di scegliere la verità piuttosto delle bugie dell’ego. E a questo livello il nostro apprendimento avviene soprattutto attraverso il contrasto: “Contrasto e differenze sono aiuti necessari all’insegnamento perché, attraverso di essi impari cosa evitare e cosa cercare. Quando avrai imparato ciò troverai la risposta che farà scomparire il bisogno di ogni differenza. La verità giunge a se stessa di sua volontà. Quando avrai imparato che appartieni alla verità … non avrai bisogno di alcun contrasto che ti aiuti a comprendere che è questo ciò che vuoi, e solo questo” (T.13.XI.6:3,4,5,6). Così, quando la sanità mentale e la verità saranno state ripristinate nella nostra mente, il mondo scomparirà nel nulla da cui è venuto, in quando non ha un valore di per sé: “. . . se non vedo alcun valore nel mondo come lo vedo io, nulla che io voglio conservare come mio o ricercare come obiettivo, esso mi lascerà. Perché non avrò cercato illusioni che sostituissero la verità” (L.pII.226.4,5).