Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 1024 Quando Helen morì la sua mente era guarita?

 

D #1024: Ho una domanda su Helen Schucman. Ho notato un sacco di commenti negativi a proposito dei suoi ultimi anni. E l’implicazione è che quando morì la sua mente non era guarita. A me sembra che non c’è modo per cui qualcuno possa determinare con accuratezza cosa stava accadendo nella sua mente, poiché noi giudichiamo sempre secondo ciò che appare esteriormente. E Un corso in miracoli ci dice che “Nulla è così accecante come la percezione della forma” (T.22.III.6:7). Potreste affrontare questa tematica e dare le vostre sensazioni in merito?

 

R: Sì, normalmente non è una buona idea esprimere giudizi su chiunque – compresi se stessi – sulla base della forma o di apparenze esterne. In realtà noi non conosciamo il nostro o l’altrui percorso o dove ci si trova in esso. Un resoconto molto commuovente sui mesi e i giorni finali di Helen si si trova al capitolo 18 del libro di Ken Wapnick Absence from Felicity: “I mesi finali di Helen e Requiem”. Come fece negli ultimi otto anni della vita di Helen, Ken trascorse tantissimo tempo ogni giorno con lei e suo marito Louis negli ultimi giorni di lei. Ken la conosceva bene; conosceva specialmente il suo conflitto interiore tra ciò che lei stessa descriveva  come Cielo e come Helen;  e – persino oltre quella dimensione – il suo Sé di sacerdotessa trans-umana. Quel Sé di sacerdotessa è la chiave per comprendere tutto il resto della sua vita. Ken così afferma: “E tuttavia, anche se non sembrava essere così, ero certo che nel momento preciso della sua morte Helen alla fine raggiunse una soluzione pacifica del conflitto che per tutta la vita aveva avuto con Dio” (pag. 471). Era con Louis quando arrivò la chiamata dall’ospedale che diceva che Helen era morta. “Ritornammo in ospedale e Helen era ancora nel suo letto. Il suo volto aveva un’espressione di pace notevolmente quieta, molto diversa da quella torturata e inquieta che ci eravamo abituati a vedere in quei molti mesi. Immediatamente ricordai che Helen aveva condiviso con me in molte occasioni un pensiero che le aveva sempre portato grande conforto. Gesù le aveva detto che quando sarebbe morta lui sarebbe andato da lei personalmente. Chi può sapere veramente cosa c’era nella sua mente in quegli ultimissimi istanti? Eppure il suo volto pacifico era inequivocabile e parlava in modo convincente dell’esperienza di sapere, proprio alla fine, che il suo amato Gesù aveva mantenuto la sua promessa, come lei aveva mantenuto la sua. La sacerdotessa era tornata a casa” (pagg. 472, 472).

Helen non aveva mai pensato a sé come a un modello che gli altri potessero emulare. Si sentiva molto a disagio – per usare un eufemismo – quando le persone si accostavano a lei in quel modo. Lei non è mai stata veramente uno studente del Corso: lo conosceva dall’interno, come aveva osservato Ken. Lei portava sempre le persone a rivolgersi alla loro guida interiore come fonte principale di forza. E questa è l’enfasi anche di Gesù in tutti i suoi insegnamenti. Noi possiamo decidere proprio qui e ora in questo istante presente di accettare l’Espiazione. Niente e nessuno al di fuori di noi può impedircelo a meno che noi non lo vogliamo. In tal senso, non dovrebbe fare differenza se Helen ha superato il suo ego oppure no. Gesù ci dice che “il nostro successo nel trascendere l’ego è garantito da Dio. …” (T.8.V.4:4). L’ego coglierà ogni opportunità per invalidare qualsiasi cosa abbia il potenziale di mettere in luce le sue bugie e i suoi inganni. Ciò che ci trattiene non è l’apparente fallimento di Helen o di chiunque altro, ma la nostra paura che la nostra mente abbia il potere di accettare la piena responsabilità della nostra condizione di separazione e poi di correggere la nostra decisione errata e tornare a casa da Dio. Ciò che gli altri fanno o non fanno non dovrebbe influenzare il nostro avanzamento spirituale.