D #1089: Comprendo che non siamo dei corpi e sono in totale accordo con Un corso in miracoli che stiamo tutti o richiedendo amore o esprimendo amore, e che dobbiamo praticare il perdono guardando l’ego senza giudicarci. Ma ho una domanda che implica un membro della famiglia: una figlia coinvolta nella droga e che crea scompiglio in famiglia. Lei sta chiedendo amore, ma non accetta l’amore che la sua famiglia le sta offrendo, sia fisicamente che spiritualmente. E così ho un senso di perdita e non ho idea in merito a cosa altro fare se non cercare di estendere perdono ed amore nei suoi confronti mentre guardo l’ego senza giudizio. E anche allora il mio senso di colpa è schiacciante fino al punto di provare depressione e senso di perdita totale, poiché è difficilissimo per me comprendere quando la sto giudicando. Ho dovuto prendere decisioni difficili contro di lei per proteggere gli altri da pericoli derivanti da sue azioni. Com’è possibile trovare pace in simili circostanze?
R: Le nostre relazioni familiari spesso ci presentano le lezioni di perdono più dolorose e impegnative. E talvolta la lotta all’interno della nostra mente riguardo all’aver fatto o meno la cosa giusta con membri difficili della famiglia può essere schiacciante, come se non ci possa essere liberazione dall’angoscia e dalla colpa. E tuttavia Gesù ci assicura che la liberazione è possibile. Ma la sola reale liberazione viene da una costante vigilanza sul nostro modo di pensare, riconoscendo quando viene diretto dall’insegnante sbagliato: l’ego (T.6.V.C.4:2,3,4,5; T.7.VI.8:5,6,7,8,9,10,11). La sfida, naturalmente, sta nel riconoscere come applicare quella comprensione proprio alle esperienze molto reali della nostra vita, perché il Corso non è inteso semplicemente come vuoto esercizio accademico, ma come strumento molto pratico che ci guidi fuori dal conflitto e nella pace, nella nostra mente. In altre parole, Gesù ci assicura che possiamo essere in pace, anche se la situazione esterna con un membro della famiglia non cambia. “In realtà ogni espressione di mancanza di amore non ha alcuna influenza su di te. … La pace è un attributo in te. Non la puoi trovare all’esterno” (T.2.I.5:6,8,9).
E così dobbiamo fare pratica ripetutamente fino a quando avremo appreso perfettamente la correzione fondamentale: indipendentemente da quanto possa sembrare reale il conflitto con gli altri e dentro di noi per qualsiasi azione o inazione, la reale causa del conflitto, del dolore e del senso di perdita è la nostra continua identificazione, all’interno della nostra mente, con la credenza nel peccato e nella colpa, nostra e degli altri, ricordando che la loro è sempre e solo una proiezione della nostra (T.31.III.1,2). Allora è sufficiente riconoscere semplicemente che, ogni qualvolta siamo consapevoli di essere contrariati per qualcosa, abbiamo messo l’ego al comando, e questo è il solo problema che necessita di correzione. Se in quei momenti di riconoscimento possiamo riconoscere che la nostra scelta in favore dell’ego è un errore, ma non è un peccato, non avremo bisogno di punirci, ma saremo disposti ad accettare il gentile aiuto che Gesù offre sempre per primo alla nostra mente infelice (T.19.III.3,4).
La nostra preoccupazione per gli altri a questo punto del processo di perdono è semplicemente lo schermo fumogeno che all’ego conviene per mantenerci nel conflitto, senza riconoscere da dove realmente viene il conflitto. Una volta che scegliamo il corretto insegnante interiore, siamo in grado di rispondere alla situazione esterna senza l’interferenza della nostra colpa. Ma, naturalmente, questo richiede pratica, poiché è improbabile che il nostro ego si arrenda senza combattere. E così le relazioni che intratteniamo con chi amiamo, come tua figlia, offrono continue opportunità di far pratica ed apprendere la lezione di base su quale sia il solo vero problema e dove esso sia.
Tua figlia sta facendo scelte che sono auto distruttive, ma tutte le scelte basate sull’ego sono auto distruttive, anche quelle apparentemente intese a proteggerci e tenere al sicuro il nostro corpo ( es.: L.pI.135). Ora, sebbene il Corso insegni che non siamo il nostro corpo (es.: L.pI.199), Gesù riconosce anche che nella nostra esperienza il nostro corpo continuerà ad essere la nostra identità. E così non ci chiede mai di negare la nostra esperienza, solo la nostra interpretazione di essa quando abbiamo scelto l’ego come nostro insegnante. Spesso la cosa più amorevole che possiamo fare quando messi di fronte alla follia degli altri è mettere su di essi dei limiti che impediscano loro di fare del male a se stessi o agli altri più di quanto possono già aver fatto. La chiave sta nell’essere in grado di farlo senza giudicare, né l’altra persona né noi stessi. Ora, in risposta ai nostri sforzi di porre dei limiti, le loro azioni o parole, proprio come quelle di una ragazzina, possono gridare: “Ti odio”. Ma nel momento in cui siamo in grado di lasciar andare la nostra colpa affidandola allo sguardo gentile e di perdono di Gesù, non faremo esperienza dell’apparente attacco a livello personale. Perché è sempre solo la nostra colpa che ci porta a credere di poter essere attaccati.
Non è facile guardare coloro che amiamo fare scelte sbagliate, con quelle che sembrano essere conseguenze profondamente negative per loro stessi e per chi sta loro intorno. E ci sono normalmente dei limiti su quanta influenza o controllo possiamo esercitare su quelle scelte. Ma una lezione utile che possiamo imparare è che questa è l’aula scolastica che hanno scelto e continueranno lungo questo sentiero fino a quando saranno pronti a fare una scelta differente. E noi non siamo mai nella posizione di giudicare quale dovrebbe essere il loro cammino. In simili circostanze può essere utile ricordare che il solo vero aiuto significativo che possiamo offrire a chiunque è ricordare a noi stessi che abbiamo sempre una scelta nella nostra mente in merito all’insegnante al quale rivolgerci per avere aiuto (M.5.III.1,2). Siccome le menti sono unite, questo promemoria sarà ricevuto anche dalla loro mente ed è lì, semplicemente in attesa della loro accettazione, quando essi saranno pronti e la loro paura dell’amore si sarà attenuata.