Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 1099 Come faccio ad andare oltre il mio odio verso Dio per avermi creato?

 

D #1099: Come faccio ad andare oltre il mio odio verso Dio per avermi creato? Questo ovviamente è il mio ego che parla, ovverossia il mio sé. Il mio Sé fa esperienza della gratitudine verso Dio per la creazione? Sono arrivato a rendermi conto che sono stato un ipocrita per tutta la mia vita e adesso sto facendo esperienza della fossa dell’inferno di Dante.

 

R: Questo potrebbe essere un passo positivo, perché l’onestà verso se stessi incomincia ad indebolire tutte le barricate che abbiamo eretto per bloccare la verità. La via d’uscita è renderci conto che “la fossa dell’inferno di Dante” è anche parte dell’ipocrisia di sostenere che non sei come Dio ti ha creato. Ti sei aiutato facendo una distinzione tra il sé e il Sé. Ora devi accettare che solo uno di essi è la tua vera realtà, l’altro è inventato. E non è difficile indovinare quale sia quello vero e quale quello falso, specialmente se sei uno studente di Un corso in miracoli. Ciò su cui devi portare l’enfasi è che sono uno è reale. Gesù ne parla in maniera molto commovente nella Lezione 93: “O sei ciò che Dio ha creato o ciò che hai fatto tu. Un solo Sé è vero: l’altro non esiste. Cerca di sentire l’unità del tuo unico Sé. Cerca di apprezzarNe la Santità e l’amore dal quale è stato creato. Cerca di non interferire con il Sé che Dio ha creato e che tu sei, nascondendoNe la maestà dietro i minuscoli idoli di male e peccato che hai costruito per sostituirLo. LasciaLo entrare in Se Stesso. Ecco: questo sei Tu. E luce, gioia e pace dimorano in te perché è così” (L.pI.93.9).

Come mente che prende la decisione forse odi te stesso per la scelta di essere altro rispetto al Sé che Dio ha creato a immagine della Sua stessa Santità e del Suo Amore. La proiezione dell’odio per se stessi normalmente si posa sul gradino della porta di Dio! Ma quando ti rendi conto che questa scelta errata non ha avuto alcun effetto (se non nella tua mente allucinata), e non ha cambiato il tuo vero Sé, non c’è nulla per cui contrariarsi. Contrariarsi e condannarsi implica che l’errore non è semplicemente un errore che è già stato corretto, ma piuttosto un peccato che ha avuto un effetto reale. Ma questo è ciò che ci viene costantemente consigliato di non fare: rendere l’errore reale. Il fatto che sia difficile andare oltre l’orrenda immagine di noi stessi che alberga al nostro interno non è sfuggito all’attenzione di Gesù: “Queste sono credenze impresse così fermamente che è difficile aiutarti a vedere che sono fondate su niente” (L.pI.93.2:1). Un po’ come se Dante si fosse reso conto che il peccato non ha alcun fondamento nella realtà?

E’ interessante notare come Gesù usi la parola arroganza in riferimento alla nostra negatività nei confronti di noi stessi. Per citare un esempio, nella Lezione 152, che accentua l’immutabilità della nostra Identità, egli ci istruisce affermando: “Mettiamo da parte l’arroganza che dice che siamo peccatori, colpevoli e impauriti, vergognosi di ciò che siamo e innalziamo invece i nostri cuori in vera umiltà a Colui Che ci ha creato immacolati, simili a Lui nel potere e nell’amore” (L.152.9:4).

Per concludere, è utile guardare direttamente qualsiasi odio e risentimento per se stessi che possa essere presente, ma solo al fine di portare alla luce del perdono ciò che hai negato e tenuto nell’oscurità. Perdonare significa accettare che ciò che hai pensato di aver fatto per sostituire la creazione di Dio è totalmente illusorio e svanirà nella assenza di significato quando non avrai più bisogno di vederlo come reale. Padre, la Tua Santità è mia. Il Tuo Amore mi ha creato e ha fatto sì che la mia assenza di peccato fosse per sempre parte di Te. Io non ho colpa né peccato in me, perché non ce n’è in Te” (L.pII.235.2). Questi sono i pensieri felici di coloro che hanno fatto il percorso, non con Virgilio nell’inferno infiammati di peccato, ma con Gesù nella luce e nella pace del perdono, infiammati di amore.