D # 1149: Nel discutere le relazioni sante, il testo spiega che “è necessario che tu abbia altre esperienze, più in linea con la verità, per insegnarti ciò che è naturale e vero” (T.22.VI.13:10). Siccome la mia comprensione di Un corso in miracoli è ancora molto limitata, questa porzione del testo ha perturbato la pace di cui il Corso mi aveva reso consapevole. Questo perché, per come la vedo io, non ho relazioni sante in cui “ciò che uno pensa, l’altro lo vivrà con lui” (T.22.VI.14:2). In altre parole, fare esperienza del perdono mi ha portato la pace in molte situazioni, ma non ho un fratello che condivida, in un attuale stato di sogno, la visione di unità che il Corso porge. Spero di avere capito male, poiché per me solo il Corso porge stabilità, verità basata sul buon senso e pace.
R: Gesù non parla mai di forma o comportamento, di ciò che i corpi fanno gli uni con gli altri. Egli parla esclusivamente del contenuto nelle nostre menti: se abbiamo scelto il contenuto dell’ego o il contenuto dello Spirito Santo. Nel paragrafo a cui ti riferisci, Gesù fa il punto sul fatto che è naturale per noi percepire differenze reciproche (forma), differenze che giudichiamo importanti e consequenziali per noi, ma questo è naturale solo perché ci siamo identificati con il sistema di pensiero di separazione dell’ego (contenuto). In verità, è innaturale vederci reciprocamente come veramente differenti. Pertanto ci dice che faremmo meglio a scegliere contro l’ego, cosicché possiamo incominciare ad avere esperienze che riflettano la verità della nostra unità reciproca, il nostro stato naturale (vedi L.pI.161.2,3,4). Con l’ego come nostro insegnante percepiamo i nostri interessi come separati ed in conflitto con quelli degli altri. Ma quando invece scegliamo Gesù come nostro insegnante gradualmente impariamo a percepire i nostri interessi come gli stessi di chiunque altro.
Per far pratica di questi insegnamenti non è necessario che tu abbia una persona specifica nella tua vita che condivida queste visioni con te. Puoi semplicemente pensare a qualcuno (del passato o del presente) che interagisce con qualcuno, guardare qualcuno alla televisione o leggere di qualcuno. Diventa semplicemente consapevole di come tu stai pensando a quella persona. Non è necessario che tu dica una parola. Se non percepisci i tuoi interessi come separati da quelli di quella persona, la relazione è stata resa santa, indipendentemente dal fatto che l’altra persona lo sappia e indipendentemente da quali siano i pensieri dell'altra persona. Avrai allora fatto un passo verso l’esperienza dell’unità dell’essere, non solo degli interessi.
Quando questa nuova percezione allieta il tuo cuore e la tua mente, Gesù afferma: “ti renderai conto che la tua relazione è un riflesso dell’unione del Creatore e di Suo Figlio. Non c’è separazione fra menti che si amano. Ed ogni pensiero nell’una reca letizia all’altra, perché esse sono la stessa cosa” (T.22.VI.14:5,6,7). Gesù continua a dischiudere questa esperienza di unità, l’estensione della gioia, dell’amore e della luce in tutta la Figliolanza. Siccome le nostre menti sono unite come una, è impossibile che la letizia nella tua mente non sia anche presente nella mente dell’altra persona. Questo è il punto che Gesù spiega, che è terribilmente difficile per noi da afferrare perché poniamo tantissima fiducia nella testimonianza del nostro sentire che ci dice che siamo tutti separati gli uni dagli altri e che le relazioni sono tra due o più persone diverse. Ma questo è il modo rivoluzionario di pensare che Gesù ci presenta nel suo corso. Le relazioni iniziano e finiscono nella mente come riflesso della nostra relazione o con l’ego o con lo Spirito Santo. E’ qui che c’è bisogno di guarigione affinché possiamo svegliarci dal sogno di essere separati dal nostro Creatore e nostra Fonte.