Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 443 C’è una qualche reale differenza tra le preferenze che esprimiamo ogni giorno e l’odio razziale?

 

D #443: Nulla in Un Corso in Miracoli dice che non possiamo avere delle preferenze. Questo è coerente con il concetto di perdono, perché accettare una preferenza è chiaramente un modo per accettare e perdonare temporaneamente la percezione dei livelli di illusione. Pertanto se a me piacciono le patatine fritte, ma odio le carote, non dovrei preoccuparmene perché tale preoccupazione convaliderebbe solamente l’illusione. Capisco – per adesso – che ho sognato di fare un corpo, che ha bisogno di cibo e preferisce certi tipi di cibo. È tutto solo una questione di ordini di grandezza dell’illusione, quindi basta solo perdonare, giusto? Ovviamente, sentirmi in colpa per i miei “gusti” nutre solamente il circolo di colpa/proiezione/attacco.

E se a me piacciono le persone di pelle bianca, ma odio le persone di un altro colore? O viceversa? La teologia del Corso non ci esorterebbe a perdonarci anche per questo tipo di percezione delle differenze? Non possiamo dire che questo sia "più importante". Nessuna illusione è "più importante". Non possiamo dire che le persone sono nostri “fratelli” e le patate fritte invece no: sono tutte semplicemente forme in un mondo di forme. Diamo per scontato che non dovrei proiettare odio e colpa su persone di qualsiasi colore. Ma non dovrei proiettare odio e colpa nemmeno sui vegetali di qualsiasi colore. Entrambe le cose richiedono perdono, nessuna delle due è “più grande” o “più importante” … È così?

 

R: Sì, hai pienamente ragione. Non c’è differenza tra una carota e un essere umano, eccetto che per il significato che abbiamo dato ad ognuno. Ripensa alle prime lezioni del libro degli esercizi e a come ci viene chiesto di applicare l’idea del giorno indiscriminatamente a tutto ciò che si trova nel nostro campo visivo o nella nostra mente, non escludendo nulla (L.p.I.1,2,3,4). Potresti persino dire, parlando di vegetali, che siamo più gentili con quelli che odiamo perché è più bassa la probabilità di mangiarli rispetto a quelli che ci piacciono. Ma, di certo, cannibalizziamo allo stesso modo le persone che "amiamo", così da sentirci meglio riguardo a noi stessi e riempire il buco emozionale al centro del nostro essere – almeno temporaneamente – proprio come il cibo soddisfa la nostra fame solo per un breve periodo di tempo prima di aver bisogno di cercarne altro.

È difficile non permettere ai "giudizi morali acquisiti" dell’ego di insinuarsi nella nostra comprensione degli insegnamenti del Corso. Il Corso infatti non dice che non dovremmo odiare i nostri fratelli, siano essi homo sapiens o carote. Il suo obiettivo è piuttosto quello di aiutarci a scoprire la colpa, ovunque venga proiettata, così che possa essere disfatta. Quindi non dobbiamo cercare di smettere di odiare certe persone o di ignorare le nostre forti emozioni di disgusto verso certi vegetali, ma dobbiamo piuttosto essere onesti con noi stessi riguardo al nostro odio così da poter chiedere aiuto per vedere non solo gli altri, ma anche noi stessi in modo differente, in quanto stiamo osservando solamente l’odio per noi stessi proiettato all’esterno.

A quanto pare posso perdere la mia pace mentale tanto facilmente per una carota come per una persona che non mi piace e che vedo diversa da me. E tuttavia non è l’altro che mi ha turbato: "Non sono mai turbato per la ragione che penso io" (L.pI.5). Gli altri semplicemente diventano il capro espiatorio da incolpare per le conseguenze della decisione presa nella mente di vedermi separato dall’amore, convincendomi di averlo realmente estirpato, di averlo ricoperto di colpa e poi di aver trovato qualcuno o qualcosa da incolpare per il mio infelice stato mentale. Una carota o una persona di un altro colore possono servire egualmente bene questo scopo.

La distinzione che fai all’inizio della tua domanda è utile. Tutti abbiamo preferenze e questo fa semplicemente parte dell’esperienza del vivere come corpo nel mondo. Ma se le preferenze vengono investite di emozioni, questo semplicemente significa che abbiamo dato un significato maggiore a quei particolari simboli all’interno della nostra esperienza, così che adesso sembrano essere la causa della nostra insoddisfazione. Ma con l’assistenza dello Spirito Santo possono invece diventare gli specchi che ci reindirizzano all’interno della nostra mente verso la vera fonte dell’insoddisfazione, la nostra scelta del sistema di pensiero dell’ego che è davvero vuoto e insoddisfacente. Ed è per quella scelta che ci dobbiamo perdonare, con l’aiuto di Gesù o dello Spirito Santo.