D #549: Una volta soddisfatte le condizioni necessarie per un miracolo ed essere entrati nello stato in cui si è pronti al miracolo e in unione con Dio, questo significa che il miracolo è fatto ed è solo una questione di tempo? È possibile fare qualcosa per negarlo?
R: Le condizioni perché avvenga un miracolo iniziano con il rendersi conto che i nostri interessi non sono separati da quelli dei nostri fratelli e sorelle (M.1.1:2). Questa esperienza di unione è un pallido riflesso della nostra vera realtà di unione con Dio, al di fuori del mondo spazio temporale e del mondo dei corpi. Il Corso ci dice che qualsiasi durevole esperienza di unione con Dio è così rara in questo mondo "da non potere essere considerata un obiettivo realistico" (M.26.3:1,2,3,4).
Tramite il ripetuto riconoscimento di interessi condivisi inizieremo a comprendere che la fonte di tutta la nostra infelicità non è il mondo ma la nostra mente, e pertanto la mente è anche la fonte di tutta la nostra felicità. Questa comprensione genera uno stato in cui si è pronti al miracolo. E con il passare del tempo sarà sempre più facile avere accesso a questa prontezza, man mano che aumenterà la nostra disponibilità a spostare la nostra attenzione dal mondo esterno alla decisione nella nostra mente di scegliere tra l’ego e lo Spirito Santo. Questo è un processo che avviene nel tempo in quanto, per usare le parole di Un Corso in Miracoli, "Il miracolo non ti sveglia, ma ti mostra semplicemente chi è il sognatore. Ti insegna che c’è una scelta di sogni mentre sei ancora addormentato, a seconda dello scopo del tuo sognare. Desideri sogni di guarigione o sogni di morte?" (T.28.II.4:2,3,4).
C’è un livello nel quale è vero che, una volta scelto il miracolo, non c’è altra scelta da fare. Ma questa non sarà la nostra esperienza poiché sembriamo vacillare tra il pensare con la mente corretta e il pensare con la mente sbagliata e lasciare andare completamente la nostra identificazione con l’ego illusorio resta troppo spaventoso.
Una volta che abbiamo sperimentato il miracolo, non possiamo negarlo. Ma possiamo dimenticarlo se permettiamo alla nostra attenzione di spostarsi indietro verso le apparenti preoccupazioni del mondo ed il nostro sé illusorio, impegnandoci nel giudizio e nell’attacco in quanto ora percepiamo i nostri interessi come separati da quelli di chiunque altro. Nel contesto dell’istante santo – un altro termine per “miracolo” – Gesù spiega:
"L’esperienza di un istante [miracolo], per quanto irresistibile possa essere, viene facilmente dimenticata se permetti al tempo di chiudersi su di essa.... L’istante rimane. Ma tu dove sei?... Attaccare tuo fratello non è perdere l’istante, ma renderlo impotente nei suoi effetti. Hai ricevuto l’istante santo, ma puoi avere stabilito una condizione nella quale non lo puoi usare. Come risultato, non ti rendi conto che esso è ancora in te. E tagliandoti fuori dalla sua espressione, ti sei negato i suoi benefici. Ogni volta che attacchi tuo fratello rinforzi ciò, perché l’attacco ti impedisce di vederti. Ed è impossibile negare se stessi e riconoscere ciò che è stato dato e ricevuto da te (T.17.V.12:1,3,4,6; 13:1,2,3,4,5).