D # 962: Spesso incoraggiate le persone a cercare una qualche forma di counseling o psicoterapia quando provano disagio o depressione, mentre lavorano con il Corso, per ritornare alla vera fonte di tale inquietudine, che è la colpa nella loro mente. Come può un terapeuta ottenere questo?
R: Penso che tu possa aver frainteso. La terapia è come una buona aspirina o qualche forma di intervento medico o una camminata meditativa nel bosco. È tutta magia, ma al livello del mondo può essere molto utile. E quindi, talvolta, quando le persone faticano ad affrontare le varie situazioni della vita può essere di beneficio per loro avere l’opportunità di vedere le cose da un’altra prospettiva, nei termini del mondo, riguardo ciò che sta accadendo loro eA magari apprendere alcune tecniche che le metteranno in grado di sbloccarsi o liberarsi dal dolore. Ma non è che il terapeuta raggiunga qualcosa per il paziente. Il terapeuta può indicare e persino aiutare ad aprire delle porte, ma sta al paziente o al cliente decidere se attraversare o meno quelle porte.
Potrebbero esserci momenti in cui un terapeuta aiuta un paziente a scoprire fonti sepolte di colpa nascosta nei recessi della mente del paziente, ma in quasi ogni caso, queste sarebbero ancora in relazione a ricordi passati di questa vita. La maggior parte dei terapeuti difficilmente aiuterà il paziente ad entrare in contatto con la colpa ontologica, in quanto non è il loro scopo. Né questo è necessario per lo scopo per cui viene raccomandata la terapia ad alcuni soggetti che pongono le domande in questo forum. Se il terapeuta è aperto e non giudica, disposto ad unirsi al paziente nel trovare un modo migliore per affrontare i problemi emotivi e psicologici, questo sarà sufficiente (P.2.II.8; P.2.V.4; P.3.II.6). C’è un’unione e una guarigione in tale apertura che viene offerta al paziente, se il paziente è disponibile e pertanto sceglie di accettarla.
E il paziente può usare le sessioni di terapia per identificare le proiezioni della colpa ontologica sepolta, indipendentemente dalla consapevolezza o intenzione del terapeuta, che potrebbe non sapere nulla, e non c’è bisogno che sappia nulla, riguardo Un Corso in Miracoli. Dopo tutto è il paziente che decide quale scopo debba servire ogni cosa della sua vita e se il paziente ha una comprensione dello scopo e della pratica dei principi del Corso sul perdono, qualsiasi situazione, inclusa la terapia – ma non solo la terapia - potrà servire a questo scopo.