D # 1246: In risposta alla Domanda # 265 avete scritto: “è importante che gli studenti del Corso non confondano la voce che Helen Schucman udiva e che identificò come Gesù, con il Gesù della tradizione Cristiana, né che lo associno con una qualsiasi particolare immagine nella forma. Il Corso usa i termini Gesù e Spirito Santo come simboli che riflettono la parte della mente della Figliolanza che conserva il ricordo di Dio. Essi non sono persone reali…”
Sembrano esserci due differenti “realtà” qui, vale a dire la realtà ultima (che è Amore) e l’apparente realtà storica (che, sebbene illusoria, sembrerebbe avere qualche validità per noi, quando percepita correttamente). C’è una qualche ragione per cui dovremmo (o non dovremmo) considerare la ‘voce’ che Helen identificò come Gesù, e che le ha dettato Un corso in miracoli, come la voce del Gesù storico? Se non dobbiamo considerare la sua voce come la voce del Gesù storico, allora qual è la relazione tra questa voce e il Gesù storico?
R: Per quanto vorremmo fosse così, questa non è la semplice questione di “è lui o non è lui?”. Questo per via della visione senza compromessi che il Corso ha della realtà in quanto non dualistica: “una Unità unita come Una cosa sola”, che non può essere compresa da noi nel nostro stato separato (T.25.I.7:1). Questo non dualismo viene espresso nella definizione, nel Corso, di Cielo: “La consapevolezza di Unità perfetta e la conoscenza che non c’è niente altro: nulla al di fuori di questa Unità e niente altro all’interno” (T.18.VI.1:6). Non dualismo significa che sia spirito che materia, mente e corpo, non possono essere reali. Questo sarebbe dualismo. Così ogni molteplicità è illusoria, come anche il tempo e lo spazio. Affermazioni che esprimono questo contrasto tra realtà e illusione sono ciò che chiamiamo Livello Uno della presentazione del Corso.
Il punto, allora, è come concettualizzare e parlare di ciò che sembra essere reale per noi, ma che non lo è. La fase iniziale di comunicazione sarebbe quella di usare il nostro linguaggio e i nostri concetti sulle persone individuali che vivono in un universo fisico, e poi insegnarci come interpretare diversamente le nostre esperienze qui. Questo è il Livello Due della presentazione del Corso, la parte che mette a confronto la percezione della mente sbagliata e della mente corretta. Questo alla fine condurrebbe al riconoscimento da parte nostra che la nostra percezione orientata alla specificità è seriamente distorta e che tutto ciò che percepiamo è in realtà un simbolo: o della scelta della nostra mente di identificarsi con il sistema di pensiero di separazione dell’ego o con la correzione di ciò da parte dello Spirito Santo, il sistema di pensiero di perdono. Questo approccio di Un corso in miracoli è reso particolarmente esplicito nella lezione 184 (L.pI.184), ed anche nell’ingiunzione di Gesù di non confondere il simbolo con la fonte (T.19.IV.C.11:2), giusto per citare due riferimenti. Il vedere tutto come simbolico, noi stessi inclusi, ci mette in grado di operare con uno scopo preciso nel mondo finché pensiamo che esso sia reale e allo stesso tempo di essere orientati verso il riprendere consapevolezza della nostra vera Identità che si trova oltre tutti i simboli, come meravigliosamente spiegato in tre sezioni del testo: “Oltre il corpo” (T.18.VI); “Al di là di ogni simbolo” (T.27.III) e “Al di là di ogni idolo” (T.30.III).
Sebbene ciò non sia normalmente nella nostra consapevolezza – ma è ciò che gli esercizi del libro degli esercizi ci aiutano a portare nella consapevolezza – stiamo sempre scegliendo o di negare la verità o di chiedere aiuto per eliminare le interferenze che stiamo mettendo alla nostra consapevolezza della verità. Quando scegliamo di disfare queste interferenze, permettiamo che ciò accada gradualmente, il che significa che non lasciamo andare all’improvviso la nostra identità di persone individuali e accettiamo la nostra identità di spirito senza riserve. Abbiamo troppa paura di farlo e di conseguenza permettiamo all’amore di entrare per fasi o in piccole quantità, secondo quanto la nostra paura ci permetterà di tollerare. Gesù ci dice che l’origine stessa del corpo è la credenza della nostra mente nell’amore limitato: “è stata fatta per limitare ciò che è illimitato” (T.18.VIII.1:3). Pertanto, nella misura in cui crediamo che la nostra identità corporea sia la nostra vera identità, continueremo a percepire l’amore in quei termini. L’amore è astratto e senza forma, ma fintanto che pensiamo di essere individui, percepiremo l’amore come limitato, o in qualche modo come forma. Questo non è sbagliato. E’ un importante primo passo perché ci porta sulla scala giusta con l’insegnante giusto e che, se saltato, porterebbe a ritardare il proprio progresso. Ma è anche importante rendersi conto che relazionarsi a Gesù come persona è una fase nel nostro viaggio spirituale.
Gesù riflette l’Amore senza forma di Dio, ma non è identico a quell’Amore. (Qui è rilevante il passaggio che abbiamo citato dalla chiarificazione dei termini nella domanda che hai menzionato, #265). Così, se la mia identità come individuo simboleggia la credenza nella mia mente in una reale esistenza fuori da Dio e dal Cielo, e poi la mia mente decide di disfare quella credenza errata ed accettare la verità, la verità sarà simboleggiata in modo che abbia significato e sia comprensibile per la mia mente. Se penso a me stesso come ad un individuo, allora ho bisogno che l’amore sia presente per me sotto forma di un individuo, altrimenti non lo riconoscerei o non sarei in grado di relazionarmi ad esso. Il Gesù del Corso ci parla in modo personale, e ci incoraggia ad accettarlo nelle nostre vite come faremmo con un fratello maggiore e più saggio, che sa cosa è meglio per noi. E dovremmo farlo. Di fatto egli ci dice: “Se ti può essere d’aiuto, pensa che io ti tengo per mano e ti guido. E ti assicuro che questa non sarà una futile fantasia” (L.pI.70.9:3,4).
Tuttavia, sebbene sia presentato in questo modo, come se ci parlasse come individui, egli chiarisce anche che siamo coinvolti nel processo di risalire la scala che la separazione ci ha fatto scendere (T.28.III.1:2).
La sommità della scala è la trascendenza dell’individualità, perché a quello stadio non diamo più valore all’esistenza che ci mantiene separati da Dio e gli uni dagli altri: ci siamo resi conto che quella era la fonte di tutto il nostro dolore e conflitto. Ci rendiamo conto che in realtà non c’è alcun sé separato da altri sé e da Dio, e saremo diventati identificati con l’amore, non più in relazione con esso come una forma specifica si relaziona con un’altra. Saremo diventati uno con l’amore che ha ispirato il Corso, senza più alcun bisogno della sua forma specifica. Questo è il ritorno all’unità del nostro Sé come unico Figlio di Dio, Cristo: “Identificati con l’amore e sarai al sicuro. Identificati con l’amore e sarai a casa. Identificati con l’amore e troverai il tuo Sé” (L.pII.5:6,7,8).
Quando si pensa alla natura e all’origine della voce che Helen aveva udito, deve essere preso in considerazione il principio del non dualismo del Corso e lo scopo del Corso di ripristinare alla nostra consapevolezza la nostra unità con l’Amore senza forma di Dio – “una Unità unita come una cosa sola” (T.25.I.7:1) – da cui non ci siamo mai veramente separati.
Una voce è specifica: una persona storica è specifica. Pertanto, affermare senza riserve che la voce che lei udiva era la voce del Gesù storico significa distorcere e diluire seriamente il messaggio profondo e radicale di Un corso in miracoli. Inoltre, alla luce delle ricerche erudite sulla Bibbia, bisogna fare distinzione tra il Gesù storico e i resoconti biblici della sua vita e del suo messaggio. Le conclusioni tratte da un significativo numero di studiosi è che questi resoconti non sono accurati e pertanto in realtà sappiamo molto poco del personaggio storico. Nel Corso, Gesù corregge un gran numero di affermazioni del Nuovo Testamento e di insegnamenti a lui attribuiti, e così è prudente dire che il Gesù del Corso non è la versione di lui che ne dà il Nuovo Testamento. Il suo messaggio nel Corso differisce decisamente da quello presentato nella Bibbia. Vedi per esempio “Espiazione senza sacrificio” (T-3-I) e “Il messaggio della crocifissione” (T.6.I), dove egli ci dice qual è realmente il suo messaggio. Ce ne sono molti altri. Anche altre domande in questo servizio trattano questo argomento: ad esempio #473ii e #505.
Ciò che Helen “ha udito”, quindi, era un riflesso dell’Amore senza forma del Cielo in una forma con cui parte della Figliolanza potesse relazionarsi e riconoscere come amorevole. Sono possibili molte altre forme (M.1.4:1,2). L’amore che ha ispirato il Corso è tutto ciò che guarisce davvero e alla fine identificarsi con quell’amore è lo scopo del nostro lavoro con esso. La forma nota come Un corso in miracoli è semplicemente un aiuto all’apprendimento che possiamo usare, se siamo a nostro agio con esso, per aiutarci a raggiungere il punto in cui ci rendiamo conto che l’amore che ha ispirato questo corso è tutto ciò che c’è di reale nelle nostre menti. Gesù lo riflette a noi fino a quando saremo in grado di accettarlo come nostra identità: “E così ti sei unito a me, cosicché ciò che io sono lo sei anche tu” (L.pII.14.2:3). Questa sarebbe l’accettazione dell’Espiazione, il disfacimento della nostra credenza che la separazione da Dio sia possibile e sia veramente avvenuta.
Per ulteriore studio, raccomandiamo il capitolo 17, “The Reality of Jesus”, in Absence from Felicity, e il capitolo 6, “The Savior – Gesù”, in All Are Called, vol. 1 di The Message of “A Course in Miracles”.