Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 343 Il cervello “pensa”?

 

D # 343: Dal momento che è il cervello del mio corpo a pensare, quindi a sua volta a fare domande, ascoltare Ken/gli altri e agire in questo mondo, non è piuttosto improbabile che riusciremo mai a “farcela”?

 

R: Ora, chi ti ha detto che il tuo cervello pensa? Deve essere stato il tuo ego! La tua domanda, che non sei il solo a chiedere, riflette soltanto il modo efficace in cui abbiamo accettato l’astuzia dell’ego in base alla quale siamo corpi e non mente e siamo totalmente identificati con il falso sé, nonostante esso non sia la nostra realtà e non sia da lì che ha origine il nostro pensiero.  Gesù è consapevole della nostra confusione, perché osserva: “Credi anche che il cervello del corpo possa pensare. Se soltanto comprendessi la natura del pensiero, non potresti che ridere di questa folle idea” aggiungendo che è “sciocco… credere che gli occhi del corpo possano vedere, o che il cervello possa pensare” (L.pI.92.2:1,2,4).

Come ulteriore testimonianza della nostra confusione, parlando di coloro di noi che credono di essere nati in questo mondo egli osserva “La loro mente sembra essere intrappolata nel cervello e i suoi poteri sembrano venir meno se i loro corpi vengono feriti” (T.13.in.2:7; corsivo aggiunto).

Le nostre errate credenze su noi stessi non cambiano in alcun modo il fatto che ogni pensiero, ogni coscienza (T.3.IV.2), ogni giudizio, ogni scelta, accadono nella mente separata e non nel cervello del corpo, che non è niente di più di un’ombra illusoria della colpa della mente a causa dell’apparente separazione. Ma siamo noi ad aver deliberatamente costruito la nostra identità erronea, in combutta con l’ego, così da non ricordare più di essere una mente che ha una scelta in merito a tutta questa situazione ingarbugliata, assicurando così che l’esistenza dell’ego permanga continua ed indiscussa.

Ma il nostro obiettivo nel Corso non è disfare la nostra identificazione con il corpo e la nostra credenza nel potere di pensare del cervello. Il nostro obiettivo è piuttosto disfare il nostro credere nella realtà e nel valore della colpa e dell’attacco nelle nostre relazioni – che sono sperimentate tra i corpi nel mondo, sebbene accadano solo nella mente. Gesù non ci chiede mai di fare di più di ciò che sa che siamo capaci di fare. Possiamo ancora non essere in grado di lasciar andare la nostra identificazione con questo corpo, ma siamo del tutto capaci di perdonare le nostre relazioni speciali con il suo aiuto. E questo è tutto quello che abbiamo bisogno di “ottenere”. Gesù ci assicura che se facciamo la nostra parte il resto si prenderà cura di sé. Noi non siamo responsabili degli effetti del miracolo – siamo solo responsabili di sceglierlo (T.27.V.1:2-5). E non importa se pensiamo di fare quella scelta con il nostro cervello o con la nostra mente. La nostra disponibilità a perdonare, vale a dire a lasciar andare i nostri giudizi e la nostra insistenza nel sapere di cosa abbiamo bisogno, è tutto ciò che importa.

Per ulteriore discussione sulla relazione tra mente e corpo puoi voler rivedere le domande # 89, # 117,# 226 e # 322.