D # 271: In che modo possiamo sviluppare la nostra relazione con Gesù o con lo Spirito Santo, e percepirli come un riflesso dell’Amore, così da poter guardare con loro il sistema di pensiero dell’ego senza giudizio?
R: Una relazione con lo Spirito Santo o con Gesù inizia con l’onesto riconoscimento che tutti i nostri sforzi per renderci veramente felici e per trovare la pace nei nostri termini sono falliti. Fintanto che pensiamo di poter trovare la strada per tornare a casa da Dio con i nostri strumenti, non cercheremo veramente l’aiuto di coloro che rappresentano il ricordo di Dio nella nostra mente. Quando siamo disposti a riconoscere il nostro fallimento, arriviamo al punto in cui possiamo dire sinceramente “Io non comprendo il mondo e così deve essere una follia cercare di condurre la mia vita da solo. Ma c’è Chi sa cos’è meglio per me” (L.242.1:2,3). Questa è la nascita della relazione con Gesù o lo Spirito Santo. Essi sono i simboli della parte della nostra mente che riflette il ricordo di Dio, ma siccome crediamo di essere corpi separati li percepiamo come “persone” separate da noi e ci relazioniamo a loro di conseguenza. Questo è necessario fintanto che continuiamo ad identificarci con il corpo.
Dal momento che Un corso in miracoli viene dalla stessa parte della mente della Figliolanza che Gesù e lo Spirito Santo rappresentano, studiare ed applicare l’insegnamento del Corso è anche il modo in cui ci relazioniamo con Gesù e lo Spirito Santo. La nostra relazione con loro si sviluppa man mano che approfondiamo la nostra comprensione della vera natura del sistema di pensiero dell’ego in tutte le sue apparenti devastazioni e ci rendiamo conto che non possiamo imbarcarci nel suo disfacimento senza aiuto. Da questo riconoscimento viene il nostro grido d’aiuto. Ci arriva nella forma di Gesù o dello Spirito Santo ricordandoci che ci stiamo sbagliando e che abbiamo bisogno di un diverso modo di guardare ogni situazione e relazione nella quale ci troviamo. L’efficacia dell’aiuto è commensurata alla nostra disponibilità a cercare ed accettare la loro percezione. Questo è ciò che si intende con ascoltare la voce dello Spirito Santo anziché quella dell’ego, e nel fare così mettiamo in pratica ciò che il Corso ci chiede: “Dà le dimissioni ora da insegnante di te stesso” (T.12.V.8:3). E più avanti nel testo il Corso ci dice: “Non ricordare nulla di ciò che ti sei insegnato, poiché ti è stato insegnato malamente” (T.28.I.7:1). E’ chiaro, quindi, che perché la nostra relazione con Gesù o con lo Spirito Santo sia significativa e porti risultati, essa deve essere basata sulla disponibilità a disimparare tutto quello che ci siamo insegnati. Questo è quello che troviamo tanto difficile fare ed è ciò che limita la nostra relazione con Loro.
Guardare con Loro ciò che ci siamo insegnati significa guardare le credenze che manteniamo con la disponibilità dapprima di metterle in dubbio e alla fine di lasciarle andare. Guardare con l’intento di scoprire ciò che era nascosto affinché possa essere guarito è guardare senza giudizio. Non ci viene detto di farlo perfettamente, solo di farlo al meglio delle nostre capacità. Di per sé questo è amorevole perché dà inizio al processo di disfacimento del sistema di pensiero dell’ego, che è ciò che ci riporterà a casa da Dio. Con questo come nostro obiettivo, Gesù e lo Spirito Santo diventano guide gentili ed amorevoli nel nostro viaggio.