D # 419: Il sabotaggio è una grande tematica per me. Non importa quale ne sia la forma, semplicemente mi rovino le cose. Inutile dire che le conseguenze del mio continuo sabotarmi sono sempre rimpianto e tristezza, e più riaffiorano alla mente più mi sento in colpa. Sono diventato molto stanco di me stesso. Potete cortesemente sviluppare l’argomento del sabotaggio?
R: Parlando in generale, dal momento che non ti conosco personalmente, l’auto sabotaggio è normalmente motivato da dinamiche egoiche nascoste quali: (1) Il bisogno di punirti per il “peccato” di attaccare l’Amore allo scopo di avere una tua propria esistenza. Questo ti porterebbe a pensare che non meriti di essere felice per un lungo periodo di tempo. Inoltre, seguendo la storia dell’ego, penseresti che Dio sarebbe più contento di te se vedesse che hai una vita dura. Così saresti disposto a pagare per la tua peccaminosità con una vita piena fallimento e sventura. (2) Il bisogno di provare che la tua vita come individuo è reale ed è la verità su di te. Così, con l’essere stanco di esistere affermi che tu sei ancora tu e non come Dio ti ha creato. (3) Il bisogno di ritenere qualcun altro responsabile della tua vita miserevole. Se scavi sotto la superficie, è più che probabile che tu ti trovi ad incolpare, per il tuo schema di auto distruzione, qualcosa del tuo passato o qualche altro fattore per il quale non sei responsabile. Questo di nuovo soddisferebbe il compito dell’ego di sostenere la separazione senza assumersene la responsabilità.
L’applicazione del perdono a questa condizione dolorosa implica dapprima il riconoscere che deve esserci un bisogno inconscio, dentro di te, di rinforzare questo concetto di sé, bisogno che viene ovviamente dalla tua identificazione con l’ego. In questo senso tu (la mente che decide, identificata con l’ego) stai semplicemente portando avanti la tua strategia. La gentilezza nel guardare questi pensieri dentro di te è essenziale se vuoi incominciare il processo di guarigione, e il chiedere aiuto a Gesù o allo Spirito Santo ti assicurerebbe di guardare senza giudizio. Essere stanco di te stesso è già un giudizio, perché significa dire che questo è ciò che sei veramente e in una qualche misura sei una vittima indifesa. Per andare oltre, tutto ciò che hai bisogno di fare è dire e sentire nella maniera più obiettiva possibile: “Ecco dove sono, e per una qualche folle ragione devo credere che questo mi aiuti ad ottenere qualcosa di valore. Questo non mi rende una cattiva persona o un peccatore, ma semplicemente uno che si sbaglia. E’ chiaro che ho scelto l’ego come mio insegnante e sto semplicemente seguendo la sua guida”. Se potessi fare ciò senza un qualsiasi giudizio faresti dei progressi nel diminuire il tuo investimento nel sistema di pensiero dell’ego e non peggioreresti la situazione cercando di combattere te stesso. Questa accettazione paziente di te stesso ti darebbe allora qualche “attimo di respiro” e allora ad un certo punto saresti in grado di entrare in contatto con questi strati più profondi di motivazione e chiederesti aiuto per vederli in maniera diversa, da una prospettiva di guarigione nella tua mente corretta.
Infine non è mai sbagliato o non in linea con il tuo impegno verso Un corso in miracoli cercare l’aiuto di un terapeuta. Talvolta cambiamenti comportamentali portati avanti con successo diminuiscono la pressione psicologica abbastanza da poter lavorare sulle dinamiche soggiacenti quali quelle sopra evidenziate.