Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 373 Come può qualcuno che non pratica il Corso avere un’autostima superiore alla mia?

 

D # 373: Com’è possibile che qualcuno che sembra essere molto naif spiritualmente abbia maggior autostima ed amore per sé di chi ha studiato per molti anni Un corso in miracoli? Parlo di uno dei miei fratelli maggiori, un Cristiano. Alcune delle cose che mi dice sulla sua religione mi sembrano sciocche (e anche sbagliate a volte). E tuttavia dai suoi successi nella vita in merito al lavoro, alla casa, alla famiglia, alla sua personalità calda e amorevole e da come tutti lo amano (io compreso) è evidente (penso) che nel suo profondo egli si consideri molto meglio di quanto non faccia io. Sono un po’ geloso. Nei termini del Corso, come sistemo questa cosa interiormente?

 

R: Bene, sembra piuttosto evidente da quanto dici che Dio ami semplicemente di più tuo fratello. Ma parlando sul serio, sei caduto in un paio di trappole comuni nelle quali l’ego ama intrappolarci tutti. Prima di tutto stai facendo confronti tra te e tuo fratello in base all’apparenza o alla forma.  E secondariamente credi di poter paragonare dei percorsi spirituali e determinare che uno sia migliore, più raffinato o quasi più corretto di un altro.

Consideriamo per primo il secondo aspetto. Mentre dalla tua prospettiva le credenze spirituali di tuo fratello possono sembrare naif, sciocche e persino sbagliate, c’è una buona possibilità che, dalla sua prospettiva, il Corso possa sembrare altrettanto naif, sciocco e sbagliato. Il Corso non pretende di avere l’esclusiva della verità (M.1:4;1,2). Ciascuno di noi deve occuparsi solo di aver trovato il percorso che è giusto per sé e non deve preoccuparsi se quello di qualcun altro abbia senso. Come dice Gesù nel Corso, e questo si applicherebbe a vari percorsi spirituali come a diverse esperienze che le persone fanno del Corso: “Il programma di studi è altamente individualizzato” (M.29.2:6).

Per quanto riguarda l’apparente maggior autostima di tuo fratello, non sappiamo mai per certo quale sia l’esperienza interiore di qualcun altro. Ma l’autostima non è l’obiettivo del Corso, la pace lo è. E quella pace non ha nulla a che fare con l’apparente successo nella vita, secondo i parametri del mondo.

Un utile brano all’inizio del Corso descrive la trappola nella quale sei caduto con tuo fratello, il gioco egoico di giudicare e confrontare cosa sia di valore impiegando i criteri dell’ego, basati sulla forma, anziché i criteri dello Spirito Santo, basati semplicemente sul distinguere ciò che è vero da ciò che è falso:

“l’ego… valuta sempre se stesso in relazione agli altri ego... La sua percezione degli altri ego come reali è solo un tentativo di convincersi che esso è reale. “L’autostima”, in termini egoici, non significa altro che l’ego si è illuso nell’accettare la propria realtà ed è perciò temporaneamente meno predatorio. Questa “autostima” è sempre vulnerabile allo stress, un termine che si riferisce a qualsiasi minaccia all’esistenza dell’ego che possa essere percepita. L’ego vive letteralmente di paragoni" (T.4.II.6:5,7,8,9; 7:1).


Ora, niente di tutto ciò sta a significare che tuo fratello abbia o non abbia esperienze di pace interiore. Ma questo non ti riguarda, perché diventa semplicemente un’ulteriore distrazione esterna che ti impedisce di fare adesso la scelta in favore della pace dentro di te. E quando ricordi quella scelta, ricordi anche l’amorevole promemoria di Gesù per tutti noi che siamo tentati di paragonarci ai nostri fratelli: “L’essere speciali dei Figli di Dio non proviene dall’esclusione ma dall’inclusione. Tutti i miei fratelli sono speciali” (T.1.V.3:5,6).