Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 300 Sembra che ogni guarigione renda necessario l’attacco.

 

D # 300: Quando somministro un antibiotico ad un paziente, è possibile che mi unisca a questo paziente al livello che è in grado di accettare. Ma nel farlo sto attaccando i germi (che lo hanno fatto ammalare, così egli crede). Gli attacchi non sono mai giustificati. Talvolta mi sembra che unirmi con una persona (il paziente) significhi attaccare qualcun altro (i germi). E allora cosa posso fare?

 

R: Una bella domanda, che suggerisce un desiderio da parte tua di prendere pienamente in considerazione le implicazioni di avere interessi separati rispetto a interessi condivisi, non limitando la tua attenzione semplicemente all’homo sapiens. E per aggiungere qualcosa all’apparente dilemma, considera che con ogni respiro che prendiamo stiamo inalando un numero indicibile di microorganismi che subiscono morte certa. E con ogni doccia o lavaggio di mani, che facciamo uso aggressivo di sapone antibatterico oppure no, stiamo attuando un massacro su larga scala di un numero incalcolabile di minuscoli organismi ai quali apparentemente è solo capitato di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato. E naturalmente, per mantenerci vivi con cibo e bevande, devono essere sacrificate giornalmente innumerevoli vite nel regno vegetale ed animale. La condizione del mondo è la morte, e l’assassinio sembra essere inevitabile. Il mondo della forma è stato fatto in seguito al credere nel conflitto nella mente, dando apparente realtà al principio di “o l’uno o l’altro”. Al livello di forma, corpi e mondo, il conflitto è inevitabile, nonostante le nostre migliori intenzioni di eliminarlo o minimizzarlo.


Ecco perché Un corso in miracoli ci invita a portare l’attenzione sullo scopo o contenuto e non sulla forma. Quando agiamo da un orientamento – basato sull’ego – che vede interessi separati, il nostro scopo è sempre l’attacco, indipendentemente dal nostro comportamento manifesto; e questo rinforza sempre la colpa nella nostra mente. Quando ci spostiamo alla prospettiva dello Spirito Santo, basata sugli interessi condivisi, il nostro scopo diventa quello di unirci con la Figliolanza nella sua interezza, indipendentemente dalle azioni che sembriamo fare. E questo è il motivo per cui Gesù ci chiede di unirci a lui nella nostra mente (es. T.14.V.9; T.15.III.11; T.15.VI.6:10; 7:1,2,5,6) – prima di cercare di unirci ai nostri fratelli che vediamo ancora come corpi – qualsiasi sia la forma di vita che sembrano assumere.

 

Da soli, ci uniamo sempre partendo dal credere di essere separati, mentre l’unirci con Gesù nella nostra mente ci aiuta a sviluppare il riconoscimento che non siamo mai stati separati – affermazione che può avere senso solo al livello della mente e delle idee. Gesù sa in cosa crediamo, ma sa anche che tutto ciò che crediamo di vedere è inventato e che la morte e la distruzione non sono reali. E così Gesù ci insegna che dobbiamo cambiare la nostra mente, non il nostro comportamento (T.2.VI.3). Con quel cambiamento dall’ego a Gesù come nostro insegnante, sapremo che nulla di reale è mai influenzato dai cambiamenti del mondo mutevole dei corpi, nemmeno la morte. E così la colpa a cui ci siamo aggrappati credendo nella separazione diminuisce col tempo, consentendo a ciascuno di noi di essere canali sempre più chiari di perdono per la mente della Figliolanza nella sua interezza, che comprende tutti gli apparenti frammenti che abbiamo sperimentato come entità “viventi” individuali.