D # 167: Ho avuto spesso esperienze di deja vu, quella sensazione di essere stato lì precedentemente, che si sono rivelate essere genuinamente significative. Le circostanze in cui l’esperienza si è verificata variavano da abbastanza gradevoli a decisamente non piacevoli o stressanti, ma spesso non sono sembrate avere una qualsiasi relazione evidentemente diretta con l’esperienza. Ma in retrospettiva il risultato della situazione è stato di qualche sollievo o forse una benedizione mascherata. Sono consapevole, dalla mia lettura di Un corso in miracoli e dalle pubblicazioni del Dr. Wapnick che, sebbene il tempo sia un’illusione e che “il mondo è finito molto tempo fa”, facciamo esperienza, e crediamo, di aver ancora scelte da fare, apparentemente nuove. Ma in realtà stiamo solo “rivivendo mentalmente ciò che è gia accaduto”. La mia domanda è: come si relaziona l’esperienza del deja vu alla scelta o del nastro o della linea del tempo dell’ego, oppure con quella dello Spirito Santo per noi? Il deja vu è un riflesso della mente egoica collettiva? Oppure può essere un riflesso dell’aver fatto la scelta giusta con quella “parte della mente che prende la decisione”, al di fuori del tempo e dello spazio e del mondo dualistico di limitazioni dell’ego, per quanto piacevole o non piacevole sembrino essere le circostanze in quel momento? E allora il senso di familiarità potrebbe essere un’eco del nostro ricordo di Dio, “distante” o subconscio, di prima della separazione, quando eravamo tutti uno con lui in quanto Cristo, come in realtà siamo tuttora? E così il deja vu potrebbe essere un pro-memoria o un riflesso in questo mondo del fatto che siamo sul “binario giusto” o comunque nella nostra mente corretta? O sto vedendo troppo in queste esperienze? E in relazione a ciò, qual è il ruolo delle coincidenze o delle sincronicità nel mondo quotidiano, se ancora illusorio?
R: Le esperienze di deja vu sono di per sé neutre. Dal momento che, come tu sottolinei, noi stiamo solo continuando a “rivedere mentalmente ciò che è già passato” (L.pI.158.4:5), tutte le nostre esperienze potrebbero potenzialmente essere viste come familiari. Ciò includerebbe sia i copioni di specialezza dell’ego, sia i copioni di correzione dello Spirito Santo. Ora, per la maggior parte del tempo, sarà il miglior interesse dell’ego mantenere questo riconoscimento lontano dalla nostra consapevolezza, perché le sue difese dipendono dal credere nel tempo lineare, che fluisce in una sola direzione, dal passato al futuro. Ciò nonostante, proprio come avviene con i poteri psichici, la reincarnazione e le vite precedenti (M.24;25), ciò che determina se esse rinforzano la specialezza dell’ego o il perdono dello Spirito Santo è l’interpretazione e lo scopo che noi diamo a queste esperienze. Se hai trovato che le tue esperienze sono state preludio a opportunità per lasciar andare i tuoi giudizi e la colpa, allora c’è stata una disponibilità da parte tua di permettere loro di servire a quello scopo. Ma possono altrettanto semplicemente alimentare una preoccupazione legata al passato ed a specifiche e speciali relazioni.
Rispetto a coincidenze o sincronicità, dal momento che solo una mente ha scritto tutto il copione, tutto è intercorrelato e connesso. Solo a causa del nostro continuo investimento nel vedere separazione e differenze non riusciamo a riconoscere i fili comuni che scorrono attraverso tutte le nostre esperienze. Quando si riconoscono delle coincidenze, esse possono essere usate per gli scopi sia dell’ego sia dello Spirito Santo. La scelta è sempre la nostra. Quando servono lo scopo dello Spirito Santo, esse ricordano che le decisioni sono state prese ad un livello di cui non siamo solitamente coscienti e pertanto sfidano il modo di vedere dell’ego secondo cui la nostra realtà è limitata a questo mondo fisico. Ma il preoccuparsi di loro può ancora una volta servire lo scopo di specialezza dell’ego.
E così, sia che affrontiamo il deja vu, la sincronicità, le vite passate o i poteri psichici, in ogni situazione e circostanza “la prima cosa da considerare, molto semplice, è ‘che cosa voglio ottenere da questa cosa? Qual è il suo scopo?’” (T.17.VI.2:1,2). Se il nostro scopo è quello di vedere al di là della specialezza e dei giudizi insignificanti del mondo, l’Aiuto di cui abbiamo bisogno ci eleverà oltre i limiti auto imposti del nostro ego verso un luogo dove possiamo riconoscere lo scopo che condividiamo con ogni fratello e dove sperimentiamo la gioia della nostra interconnessione con l’intera Figliolanza.