Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 1256 Talvolta mi sento molto arrabbiato e depresso. Mi chiedo perché mi preoccupo.

 

D #1256: Ho letto il testo di Un corso in miracoli e inizierò presto le lezioni. Sento aumentare la depressione e le preoccupazioni sulla salute. Come studente spirituale da molti anni, so che il corpo è solo un’illusione e che siamo noi in controllo dei nostri pensieri. Ma sento che non raggiungerò mai la pace. Talvolta mi sento così arrabbiato e depresso che mi chiedo: perché preoccuparmi? Mi sento disperatamente bisognoso d’aiuto!

 

R: Lo stato che descrivi – sapere che alla fine sono i nostri pensieri a determinare la nostra esperienza ma che ancora a volte ci si trova impantanati nella depressione e nella rabbia – è  senza dubbio molto familiare a molti studenti spirituali. Ironicamente, sapere che non dobbiamo essere infelici spesso intensifica il nostro essere semplicemente consapevoli di quanto siamo infelici. Inoltre, è probabile che l’idea di iniziare il libro degli esercizi sia estremamente minacciosa per il nostro ego. Come dice il Corso, L’ego attaccherà le tue motivazioni non appena esse saranno chiaramente in disaccordo con la sua percezione di te. Questo è il momento in cui cambierà improvvisamente dal sospetto alla malvagità, dato che la sua incertezza sarà aumentata (T.9.VII.4:6,7). Così, forse potrai trovare del conforto nel fatto che la tua è una reazione comune nel cercare di acquisire crescita spirituale. Non è un sintomo di debolezza o un segno di fallimento da parte tua. Se ti senti disperatamente bisognoso d’aiuto, cerca quell’aiuto in qualsiasi forma pensi sia la più efficace per te in quel momento. Per esempio, non esitare nel trovare assistenza medica o psicologica se ciò può alleviare le tue preoccupazioni sulla salute e la depressione. E’ vero che la vera guarigione viene esclusivamente dal miracolo, ossia dal cambiamento di percezione che avviene nella mente, e che è la sola cosa che può condurci alla duratura pace interiore. Ma fintanto che serbiamo qualsiasi colpa o identificazione con noi stessi come gli esseri fisici e separati che ci sembra di essere, non dobbiamo negarci conforto fisico o psicologico. Mentre Gesù etichetta i tentativi di risolvere i problemi dove non sono – ossia nel mondo – come magia, da nessuna parte dice di non farlo. Di fatto ci dice che negare l’esistenza del mondo o del corpo è “una forma di negazione particolarmente indegna” (T.2.IV.3:11). (Vedi anche T.2.IV.4,5)

Alti e bassi emozionali e preoccupazioni e dolori senza fine sono inevitabili per i corpi. Effettivamente abbiamo sognato questo mondo proprio per essere in una lotta costante che cancella dalla nostra mente l’Amore di Dio. Quindi non possiamo aspettarci che le nostre problematiche si plachino facilmente. Sentirci in colpa o frustrati perché continuiamo ad averli non è la cosa utile o gentile da fare nei nostri confronti. Ciò che è utile è renderci conto che i nostri dolori sono proprio il programma di studi che lo Spirito Santo può usare per insegnarci che noi non siamo la vittima del mondo che vediamo (L.pI.57.1.31). Perché questo accada dobbiamo gliederGli di tenerci per mano e guardare con noi il nostro dolore, senza giudizio. Egli ci insegnerà che i nostri problemi indicano semplicemente che la nostra comprensione intellettuale della natura illusoria del mondo e del corpo è ancora adombrata dalla nostra paura. E la paura richiede amore e comprensione, non punizione.

Questa, dunque, è la risposta al perché valga la pena di continuare sul percorso spirituale persino quando sembra che non stiamo andando da nessuna parte. Rendendoci conto che l’Amore non giudicante dello Spirito Santo è nella nostra mente – proprio a fianco della nostra paura – scopriamo che la nostra follia non ha alcun effetto sull’Amore di Dio. In questo modo la nostra paura e il nostro dolore gradualmente si riducono e incominciano a perdere il potere che sembravano avere su di noi. Possono non scomparire per parecchio tempo, ma lentamente cessano di essere un grosso problema. Alla fine, ogni volta che proviamo dolore possiamo semplicemente guardarlo e dire: “Eccolo di nuovo. Dunque cos’altro c’è di nuovo?” Fino al momento in cui raggiungeremo quel punto, quando ci accorgiamo di pensare che il nostro dolore è una miserabile strada senza uscita anziché uno stupido, temporaneo posto di blocco, possiamo ricordare l’amorevole suggerimento di Gesù: L'ego marcia sempre verso la sconfitta perché pensa che sia possibile trionfare su di te. E Dio la pensa diversamente” (T.23.I.2:6,7).