Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 1324 Come faccio a dire se le mie attività sono sufficientemente "spirituali"?

 

D #1324: Stavo giocando a scacchi sul computer ed ho incominciato a pensare che facendolo stavo sprecando la mia vita: non sono sufficientemente spirituale. L'altro lato della medaglia è pensare che sono bravo perché passo un sacco di tempo con i miei bambini. Sono consapevole delle trappole dell’ego in questo, ma penso che sotto sotto c’è l’idea che devo sacrificare le cose del mondo per lasciar andare abbastanza da disfare l’ego specialmente alla luce di passaggi del Corso che sembrano insegnare che se non adempiamo la nostra funzione abbiamo davvero sprecato la nostra vita. Questo è intimidatorio. Cosa significa adempiere la propria funzione? Parte dell’adempiere la mia funzione è guardarmi mentre mi arrabbio con me stesso perché gioco al computer? È possibile adempiere la propria funzione un poco, o per poco tempo, e poi scivolare? Mi sento sempre come se fossi sottoposto a dei voti!!!

 

R: L’ultima affermazione è piuttosto importante: “Mi sento sempre come se fossi sottoposto a dei voti”: espresso come un buon sano ego! Questo è ciò che dovresti guardare, perché indica che il tuo studio di Un corso in miracoli deve essere guidato dall’ego. La colpa distorce. Ecco perché c’è tanta enfasi nel Corso sul portare l’oscurità alla luce. Qui sta la tua funzione: portare la colpa alla presenza dell’amore nella tua mente corretta, o guardare la tua colpa con gli occhi guaritori dell’amore. E puoi farlo sia che stia giocando a scacchi al computer o passando del tempo con i tuoi bambini. Non riguarda la forma, ma il contenuto. Puoi giocare a scacchi con la colpa o senza colpa; puoi giocare con i tuoi bambini con la colpa o senza colpa. È sempre una questione di quale insegnante hai scelto in precedenza nella tua mente.

Questo è il messaggio di due importanti sezioni del testo: “Stabilire l’obiettivo” (T.17.VI) e “La coerenza di mezzo e fine” (T.20.VII). Noi prima decidiamo l’obiettivo o il fine che vogliamo raggiungere: per esempio la pace, il vedere i nostri interessi condivisi con chiunque altro. Poi l’attività verrà vista come il mezzo per raggiungere questo fine. L’attività stessa (la forma) non avrà importanza. Solamente il contenuto ti fornirà il significato. Così, non è ciò che fai ad essere importante, ma lo scopo che gli hai dato: con chi lo fai, l’ego o Gesù. Non c’è gerarchia di illusioni: alcune attività non sono per noi “buone” ed altre “cattive”; non è che alcune sono sante ed altre non sante. Il problema non è il mondo, pertanto non c’è alcun bisogno di sacrificare nulla. Se vogliamo davvero la pace di Dio, allora guarderemo come stiamo usando le cose nel mondo per interferire con quella pace e poi chiederemo aiuto per usarle in modo da disfare le interferenze.

Questo è in realtà il nucleo centrale di quanto Gesù discute in “La funzione speciale” dove ci dice che “il perdono è la sola funzione significativa nel tempo” (T.25.VI.5:3); la questione è scegliere contro lo scopo che l’ego ha per i nostri corpi e le nostre relazioni (separazione e specialezza) e a favore di quello dello Spirito Santo (perdono e pace). Il Corso ci addestra costantemente a guardare all’interno e a focalizzarci sullo scopo che stiamo sempre dando alle interazioni ed alle attività nelle nostre vite. E, fortunatamente, ci sono solo due scelte possibili, una delle quali soltanto disferà la separazione, ci porterà la pace e ci condurrà a casa. È piuttosto normale essere incoerenti in questo processo di spostarci dall’esterno all’interno, e dallo scopo dell’ego a quello dello Spirito Santo. Abbiamo una paura tremenda delle implicazioni che ci sono nel lasciar andare il nostro ego e così rimbalziamo avanti e indietro. Ma sperimentando sempre di più la pace e la serenità di mente che arriva quando perdoniamo, saremo motivati a sceglierlo più frequentemente. Allora il disagio di essere nelle nostre menti sbagliate diventerà più evidente e potrebbe essere sperimentato come una sorta di pressione esterna a fare meglio.  È solo che neghiamo meno e il dolore che era sempre presente arriva alla nostra consapevolezza. Gesù non esercita mai pressione né impone sanzioni: questo sarebbe il Gesù dell’ego. I nostri ego, smaniosi di sovvertire il nostro lavoro con il Corso, ci tenteranno per farci distorcere il dolce messaggio di perdono di Gesù in un messaggio minaccioso di giudizio. Più riconosciamo quell’intrusione, più possiamo imparare a sorridere semplicemente alle sue sciocchezze e permettere alla confortante e non giudicante presenza dell’amore nelle nostre menti di essere la fonte di tutto ciò che facciamo.