Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 1349 Il Corso non cerca di metterci in una situazione impossibile?

 

D #1349: Ho una domanda riguardo alle seguenti citazioni del testo, che si riferiscono a come Dio/ lo Spirito Santo e il Corso ci fronteggiano a proposito del nostro mondo separato e del nostro ego.

“Sei in una situazione impossibile solo perché pensi sia possibile essere in una situazione così. Saresti in una situazione impossibile se Dio ti mostrasse la tua perfezione e ti dimostrasse che avevi torto. Questo dimostrerebbe che chi è perfetto è inadeguato a prendere coscienza della propria perfezione e così sosterrebbe la credenza che coloro che hanno tutto hanno bisogno di aiuto e sono quindi inermi” (T.6.IV.10:1,2,3).

“Cosa guadagneresti se Dio ti dimostrasse che hai pensato in maniera folle? … Se Lui mettesse il sé che hai fatto tu di fronte la verità che Lui ha creato per te, cosa potresti avere se non paura? Dubiteresti della tua mente corretta, che è l’unico posto in cui puoi trovare la sanità mentale che Lui ti ha dato (T.6.IV.11:5,9,10).

Comprendo che “Dio non insegna” e non ci dimostra che abbiamo pensato in maniera folle. Tuttavia non è esattamente ciò che Un corso in miracoli cerca di fare? Dimostrarci che NON stiamo effettivamente vivendo in un mondo reale e NON siamo separati da Dio? Il Corso, in questo modo, non ci mette in una situazione impossibile e non si sta contraddicendo grossolanamente al riguardo? Cosa sto percependo in maniera errata? Non incominceremo in effetti a “dubitare del solo luogo dove Dio ha messo la Sua sanità mentale” se ci viene “insegnato” che in effetti NON siamo separati dal divino? Questa potrebbe forse essere la ragione per cui talvolta ho sentito che è “impossibile fare” il Corso, non da un punto di vista emozionale ma da un punto di vista logico?

 

R: Che ci venga chiesto di disfare ciò che non è mai accaduto è di fatto un paradosso, se non un ottimo koan. E sì, il Corso spesso manda in tilt i nostri intelletti guidati dalla logica, mentre ci rivela anche la stretta logica del sistema di pensiero che ha forzato la nostra credenza e il nostro impegno, ingannandoci fino a pensare che la follia sia sanità mentale. Da un lato, se Dio Stesso dovesse comunicarci direttamente la nostra erroneità e follia non potremmo che concludere che la nostra esistenza separata da Lui è in qualche modo reale e che dovremmo effettivamente avere paura delle conseguenze di ciò che abbiamo fatto.

D’altro lato, tuttavia, la nostra esperienza è che siamo vivi qui come distinti e separati da Dio, ma in questo c’è qualcosa di tremendamente sbagliato. Quello che appare come Un corso in miracoli è realmente una risposta a questa richiesta di aiuto che emana dalla nostra profondità interiore. Sì, il Corso ci dice che il mondo non è reale e che non siamo separati da Dio. Solo in un’illusione potrebbe essere così, ma in verità non ci può essere nemmeno un’illusione di separazione.  Così siamo messi di fronte al nostro imponente auto inganno, ma ci vengono dati i mezzi per affrontare la paura che sta sotto e che inevitabilmente sale in superficie quando ci connettiamo con questo messaggio. Ci viene insegnato che colpa e paura non sono giustificate di fronte al nostro complotto – ora messo allo scoperto – di nascondere ciò che abbiamo concepito come nostro tradimento e coperto con il nostro “volto dell’innocenza”. Ma non è Dio che mette allo scoperto il nostro inganno, perché Dio non potrebbe rispondere a ciò che non esiste. Una parte delle nostre stesse menti ha scelto di mettere in dubbio il proprio sistema operativo, e gli insegnamenti del Corso simboleggiano questo processo che avviene nelle nostre menti e che consiste nel mettere in dubbio, chiedere aiuto, rivalutare e infine scegliere di correggere ciò che viene ora visto solo come una scelta difettosa che in realtà non è mai effettivamente avvenuta.

Il Corso è scritto ad un alto livello intellettuale, come molti hanno osservato e molti altri hanno lamentato. Tuttavia c’è un punto nel nostro lavoro con il Corso in cui i nostri intelletti sono visti come parte del problema, poiché servono prima di tutto a sostenere la percezione che abbiamo di noi stessi come esseri autonomi, capaci di riconoscere e risolvere problemi per preservare la specie e persino l’universo stesso.  I nostri intelletti possono portarci solo fin qui nel processo di guarire le nostre menti perché funzionano essenzialmente nel regno della dualità e, come molti mistici hanno detto, l’intelletto deve essere trasceso per poter fare direttamente esperienza di Dio. Tutto questo è un modo per dire che non ci sono soddisfacenti risposte intellettuali ad alcune delle domande che emergono naturalmente mentre ci addentriamo negli insegnamenti del Corso. Le nostre difficoltà puntano nuovamente a ciò che abbiamo fatto a noi stessi: “Quando hai reso visibile ciò che non è vero, ciò che è vero è diventato invisibile per te” (T.12.VIII.3:1).  “Il miracolo non può sembrarti naturale, perché ciò che hai fatto per ferire la tua mente l’ha resa così innaturale che non ricorda che cosa è naturale per lei. E quando ti viene detto cosa è naturale, non puoi capirlo” (T.16.II.3:1,2).

Infine c’è quell’affermazione che molti studenti hanno trovato frustrante e piuttosto umiliante in cui Gesù dolcemente punzecchia il nostro intelletto dicendo: Sei ancora convinto che la tua comprensione sia un potente contributo alla verità e che la renda ciò che è. Tuttavia abbiamo sottolineato che non hai bisogno di comprendere nulla. La salvezza è facile proprio perché non chiede nulla che tu non possa dare proprio adesso” (T.18.IV.7:5,6,7). Ciò a cui questo porta è equilibrare i nostri sforzi intellettuali con l’umile riconoscimento che non possiamo portarci fuori dalla confusione in cui ci siamo messi senza un aiuto che venga dal di fuori del sistema di pensiero che ci è familiare. Così usiamo i nostri intelletti per andare al di là dei nostri intelletti. Impariamo ad avere fiducia nella Presenza interiore che simboleggia il ripristino delle nostre menti allo stato di pura Unità con la nostra Fonte.