Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 1360 Un disturbo dissociativo potrebbe essere attribuito alla percezione di separatezza?

 

D #1360: Ho un disturbo dissociativo, il che vuol dire che nei momenti di stress o paura mi sperimento come se fossi divisa in parti e solo una parte di me fosse presente per tutta la durata dell’episodio. Ciò che ho compreso è che mi dissocio all’interno del sogno di dissociazione, ed è il mio sé egoico separato che si dissocia ulteriormente all’interno del sogno. Sembra che io faccia esperienza di paura o colpa e poi la “affronti” dissociandomene ulteriormente, anziché affrontare le sensazioni che sono troppo dolorose da fronteggiare.

Ad oggi la mia “soluzione” è stata essere estremamente aperta nei confronti dei miei pensieri e delle mie sensazioni “inaccettabili”, condividendoli con la persona con cui sono in quel momento nella speranza di disperdere in questo modo l’etichetta di “inaccettabile” che ho posto su di essi e di restare pienamente presente nella situazione. Ma questo spesso mi fa solo sentire più in colpa, in particolare quando i pensieri “inaccettabili” sono giudicanti e offensivi per quella persona, come spesso accade.

Recentemente mi è venuto in mente che la ragione per cui mi dissocio in presenza di altri è perché li sperimento come diversi da me e pertanto minacciosi nei miei confronti; e perché questa esperienza mi ricorda la differenza originale – quella che ho reso reale tra me stessa e Dio – e tutta la colpa e la paura che le associo. Così nell’evitare gli altri cerco di evitare di affrontare la mia colpa e la mia paura.

Sono sulla buona strada? È necessario che cerchi di affrontare questo disordine passando più tempo tra la gente, mettendomi in situazioni che trovo paurose, dove è possibile che mi dissoci? Oppure è sufficiente che chieda aiuto per cercare di vedere gli altri uguali a me, ed esserne consapevole quando sono con gli altri?

Ero esitante nel porre questa domanda, poiché sembra che sia abbastanza clinica ed implica chiaramente un disturbo psichiatrico per cui ho cercato trattamento, sebbene sia migliorata poco. Studio Un corso in miracoli da parecchi anni ed è stato la sola cosa che mi abbia veramente aiutata.

 

R: Sì, sei sulla buona strada. Di fatto per tutti noi tutti gli altri sono un simbolo della nostra colpa e paura, anche se la forma in cui possiamo fare esperienza di tali sensazioni sarà differente da persona a persona. Inoltre, il tuo sé personale e il tuo corpo sono simboli di quella colpa e paura. Ripercorrendo il processo dall’inizio fino a dove ci troviamo ora, abbiamo dapprima scioccamente creduto, come unico Figlio, di poterci dissociare da Dio, ossia di porre fine alla nostra associazione con Lui così da potercene stare per conto nostro. Per convincerci di averlo realmente fatto abbiamo reso reale la colpa nelle nostre menti, asserendo che la dissociazione implica attacco. Poi abbiamo anche dovuto dissociarci dalla colpa perché sembrava troppo dolorosa. Ogni dissociazione sembra creare un altro “altro” – qualcun altro fuori dal sé appena definito che vediamo come noi stessi – un altro da temere e per il quale sentirsi in colpa, poiché è letteralmente fatto con la nostra colpa e paura che abbiamo negato. (La prima parte dell’opera in due volumi di Kenneth Wapnick The Message of A Course in Miracles, Many Are Called, in particolare i capitoli 2 e 4, oltre ai due set audio Separation and Forgiveness: The Four Splits and Their Undoing , e The Four Splits of Separation Revisited, forniscono presentazioni più profonde di questa serie di passi dissociativi e delle proiezioni che essi implicano).

La massiccia dissociazione nella nostra mente che è sembrata condurre ad un mondo e ad innumerevoli “altri” di cui avere paura e per i quali sentirsi colpevoli è stata il coronamento della nostra realizzazione dissociativa. Ma il processo dissociativo non deve fermarsi lì, come hai scoperto, poiché può sembrare che il sé che abbiamo consensualmente definito come la dissociazione finale – l’apparentemente “stabile” sé individuale identificato con un singolo corpo (vedi le Domande #165 e #609 per ulteriore discussione di questo processo nel contesto dei disturbi dissociativi) – può fare esperienza di ulteriore dissociazione all’interno dei suoi limiti arbitrariamente definiti e sembra scindersi in ulteriori frammenti. Dopo tutto, non c’è un confine naturale all’interno della mente: tutti i confini sono innaturali!

E così viviamo le nostre cosiddette vite come sé individuali e separati, credendo che ci siano altri al di fuori di noi che possano farci del male e a cui possiamo far del male, senza mai renderci conto che stiamo semplicemente guardando tutti i nostri sé dissociati nello specchio che con l’auto inganno abbiamo chiamato mondo esterno. E poi o cerchiamo o evitiamo relazioni speciali con gli altri “là fuori” che ci aiutino a gestire e mitigare la colpa che portiamo ancora dentro di noi ma che vogliamo negare, non rendendoci mai conto che alla fine ciò che bramiamo è il nostro stesso sé integrato e senza colpa. Ma ogni parte scissa di noi stessi, sia che sembri fisicamente separata da noi o che semplicemente persegua un corridoio apparentemente separato della nostra mente, è fatta con la nostra colpa e la nostra paura. E di conseguenza la colpa e la paura sono tutto ciò che ciascuna parte dissociata può rappresentare o simboleggiare per noi, fintanto che restiamo con l’insegnante della dissociazione, della colpa e della paura.

Sebbene per alcuni aspetti i tuoi processi dissociativi possano sembrare più estremi di quelli che la maggior parte di noi sperimenta, e producano una diagnosi clinica, in realtà non sono differenti. È solo perché questo è un mondo basato sulle differenze che c’è il bisogno di vedere che solo alcuni di noi hanno disordini dissociativi, così da non arrivare mai al riconoscimento che tutti li abbiamo. L’ego è molto astuto a questo riguardo (vedi la Domanda #671 per ulteriore discussione di questo aspetto dell’arsenale egoico di trucchi ingannevoli). In un certo senso tu sei più consapevole della maggior parte di noi di ciò che la tua mente sta facendo, compresi i suoi tentativi, tramite la dissociazione o la compartimentazione, di spegnere i pensieri dolorosi, colpevoli e paurosi nella tua mente.

Ovviamente il problema con tutte le nostre difese dissociative è che non fanno nulla in merito alla nostra credenza nella realtà della colpa e della paura: di fatto rinforzano quella credenza. “Tutte le difese fanno ciò da cui vorrebbero difendere”, come Gesù puntualizza (T.17.IV.7:1).

E sebbene la tua “soluzione” di riconoscere i tuoi pensieri e le tue sensazioni inaccettabili nei confronti dell’altra persona sembri un passo nella giusta direzione, è probabile che non funzioni, come hai scoperto, fintantoché voi due sarete molto identificati col sistema di pensiero dell’ego e continuerete a crederci. Colui con cui vogliamo condividere quei pensieri di paura guidati dalla colpa è Gesù, poiché è lui che sa che non sono reali.

Ora, anche Gesù è un “altro” che insieme allo Spirito Santo è stato dissociato dal nostro sé, ma può rappresentare per noi qualcosa di diverso da colpa e paura se siamo disposti a permetterglielo. Perché finché continuiamo a credere che la colpa sia reale abbiamo bisogno di un “altro” che sembri differente da noi e ci ricordi che ci siamo sbagliati su noi stessi. È nella relazione con lui che possiamo fare esperienza del lasciar andare la nostra colpa e le nostre paure, come parte di un processo integrativo che inizierà a permetterci di riconoscere che siamo tutti la stessa cosa, prima come ego che credono nel potere della dissociazione e alla fine come il solo Figlio senza colpa che sa che non c’è nulla di cui avere paura, poiché non c’è davvero niente al di fuori del nostro Sé, integrato e intero.

Perché questo processo di integrazione, o perdono, accada, non è necessario che tu cerchi altri che scatenino la tua dissociazione. Queste esperienze inizieranno ad accadere quando sarai pronta a lasciar maggiormente andare la tua colpa e la tua paura interiori così che possano essere parte  di un processo dolce di cui non avrai bisogno di farti carico. La tua parte sarà semplicemente guardare la tua resistenza al fidarti che non sarai mai abbandonata dalla tua Guida interiore nel momento in cui colpa e paura emergeranno, anche se sarai tentata molte volte di abbandonarLo tramite la dissociazione. E quando la paura diventa troppo grande e ti troverai a ricadere sulle difese familiari, non ci sarà alcun bisogno di auto condanna: semplicemente avrai avuto paura e Gesù non ti giudicherà mai per questo. E col tempo, man mano che la tua relazione con lui cresce, scoprirai di essere sempre più disposta ad associare il tuo sé con l’amore che lui porge sempre a te, a me e a tutti gli altri, fintantoché continuiamo a credere che ci sia qualcun altro.

Accenni, a questo proposito, di aver ricevuto cure per la tua condizione, sebbene non sia chiaro se sei tuttora sottoposta a un qualsiasi tipo di terapia. Non c’è sicuramente nulla nel Corso che ti sconsigli la terapia e ci può essere un reale valore nel cercare qualche forma di aiuto professionale mentre continui allo stesso tempo a fare il tuo lavoro interiore. E non è affatto necessario che il terapeuta abbia familiarità con Un corso in miracoli. D’altro canto uno dei criteri più importanti nella scelta di un terapeuta è che abbia una solida esperienza nell’affrontare disturbi dissociativi.