Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 1371 Mi sento in colpa perché potrei scegliere la carriera sbagliata

 

D #1371: Sono combattuto sulla scelta della carriera. Comprendo che Un corso in miracoli insegna che ciò che importa è lo scopo, non la forma, e che ogni circostanza è un’opportunità per mettere in pratica il perdono e pertanto essere purificati e pronti per l’illuminazione. Ma il mio dilemma è che non vedo l’ora di percorrere un sentiero di evoluzione spirituale, mi appassiona apprendere la spiritualità, viaggiare per il mondo, vedere il mondo – e in ultima analisi essere parte della soluzione nella guarigione del mondo – tuttavia sono anche appassionato di recitazione (e pittura) e mi capita di essere bravo in entrambe. Le mie classi di recitazione stanno per iniziare di nuovo e sono con un gruppo in cui ora si deve prendere o lasciare: o vado avanti con tutto il cuore oppure no, il che significa dedizione quotidiana a quella forma di sviluppo. La mia paura è che potrei dedicarmi ad una causa più grande: alla causa di guarigione. Per esempio potrei trascorrere quelle ore con i malati. Di tutte le arti, la recitazione mi sembra una cosa molto egoica e non so se potrei portarla avanti sentendomi in linea con la mia coscienza, quando moltissime persone stanno morendo (lavoro per una organizzazione caritatevole che aiuta i bambini nei paesi più poveri) e il mondo è talmente malato e in così tanto dolore in così tanti livelli differenti.

 

R: Rilassati! C’è un’affermazione nel Corso che viene ripetuta in continuazione, con alcune varianti, in tutti e tre i libri. E ogni studente di Un Corso in Miracoli dovrebbe prenderla a cuore: “La sola responsabilità di colui che opera il miracolo è accettare l’Espiazione per se stesso” (T.2.V.5:1). E questo significa semplicemente che dobbiamo preoccuparci soltanto, di momento in momento, della scelta che stiamo facendo nelle nostre menti o in favore dell’ego o dello Spirito Santo. Alla fine, e per ogni passo lungo il cammino, non importa niente altro.

Preoccuparsi per il mondo e per tutto il dolore e la sofferenza sembra una dedizione così nobile, tuttavia la posizione radicale del Corso è che focalizzarsi su questo è in realtà solo un altro modo di rinforzare l’ego, e quindi è un attacco (es.: M.7.4:4,5,6,7). Può sembrare scortese, persino crudele sminuire il significato del mondo e di tutti i suoi problemi, tuttavia la ragione procede molto direttamente dalle premesse metafisiche di base del Corso. Il mondo, per quanto possa sembrare reale, non è niente altro che l’ombra simbolica della colpa della mente per aver scelto l’ego (T.18.IX.4), desiderando la separazione anziché l’unità. Focalizzare la nostra attenzione sul mondo è cadere nella trappola egoica dell’assenza di mente, insistendo di sapere quale sia il problema e come possa essere risolto. Il problema non è il mondo e il Corso lo intende proprio alla lettera! Focalizzarsi sul mondo è assicurare che il reale problema – scegliere la separazione nella mente e prenderla sul serio – non venga mai riconosciuto né risolto (L.pI.79).

Non c’è alcuna gerarchia nel mondo dell’illusione (T.26.VII.6). Gesù ci chiede di renderci conto che tutto ciò che importa non è cosa facciamo, ma con chi lo facciamo. Uno può impegnarsi ad alleviare la sofferenza del mondo e rinforzare semplicemente la soggiacente credenza nel vittimismo, che l’ego ha inventato come mezzo per mantenere la colpa ma vedendola fuori di sé. Inoltre il ruolo del guaritore può essere usato per scopi di auto esaltazione o per coprire i propri sensi di colpa e indegnità, senza mai chiedersi se questi sentimenti soggiacenti abbiano alcuna realtà. Per contro è possibile dedicarsi al palcoscenico e alla recitazione e servire lo scopo dello Spirito Santo aiutando se stessi e gli altri a riconoscere che ad un certo livello siamo tutti la stessa cosa, e che alla fine l’intero mondo è una recita e niente di tutto questo deve essere preso seriamente.

E naturalmente è possibile proprio l’opposto dal momento che la forma stessa è irrilevante. Si può essere coinvolti nell’aiutare ad alleviare e a guarire il dolore e la sofferenza degli altri nel mondo in modi molto specifici, concreti, e tuttavia mantenere la consapevolezza che tutto il dolore e la sofferenza sono veramente solo nella mente, che è tutto ciò che ha bisogno di guarigione. E uno può, come suggerisci, usare una carriera di attore come veicolo di auto esaltazione, o forse, con ancor maggiore detrimento., come mezzo di propaganda per l’ego e tutti i suoi valori, compresa la realtà di attacco, tradimento e vittimizzazione.

Per ribadire, non importa quale sia la forma del nostro coinvolgimento nel mondo. Ciò che conta è lo scopo che scegliamo per esso. Se riconosciamo che la nostra sola responsabilità è accettare l’Espiazione per noi stessi, riconosceremo anche, e sempre di più, che qualsiasi cosa facciamo fornirà proprio l’opportunità di cui abbiamo bisogno per imparare le nostre lezioni di perdono e ritirare le proiezioni di colpa che abbiamo posto sul mondo. Credere che possiamo fare qualche altra cosa significativa è insistere di aver ragione e rifiutare il solo aiuto reale che abbiamo a disposizione per alleviare tutto il dolore e la sofferenza alla sua fonte.