Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 1136 L’esperienza della morte di un credente differisce da quella di un non credente?

 

D #1136: Mio padre ha sempre avuto paura della morte o della non esistenza. Egli crede che questo mondo e il corpo siano tutto ciò che esiste perché non ha prova contraria, e quindi si deprime molto quando ha problemi di salute. Il mio modo di vedere è totalmente diverso. Se lui muore con l’attuale credenza ed io muoio con la mia (entrambi con lo Spirito Santo) ma al momento della morte fisica egli continua a credere solo in se stesso (ego), faremmo esperienza della morte in maniera diversa? Inoltre, lo Spirito Santo ha una qualche influenza su di noi nei  termini di controllare quanto a lungo restiamo nel corpo/mondo una volta che invitiamo nuovamente il Suo ricordo a guidare la nostra vita?

 

R: Dal punto di vista di Un corso in miracoli la morte è sempre una decisione che prendiamo nelle nostre menti (L.pI.152.1:4; M.12.5:6,7), e quella decisione può essere presa con l’ego o con lo Spirito Santo. Se presa con lo Spirito Santo, non ci sarà alcun senso di rimpianto, paura, amarezza, perdita o accusa nella propria mente. La mente continuerà semplicemente come prima: non accade nulla alla mente perché il corpo non è più classificato come “vivente” secondo i parametri del mondo (L.pI.167.3,4). Tutto avviene nella mente e non nel corpo. Questo è ciò di cui Gesù ci sta sempre aiutando a renderci conto. Noi, in quanto menti, stiamo sempre e solo scegliendo di sostenere il sistema di pensiero di separazione e giudizio dell’ego o quello di unità e perdono dello Spirito Santo. La nostra esperienza riflette solo quella scelta, mai quello che avviene nei nostri corpi. Questo è molto difficile da accettare per noi, perché vogliamo moltissimo che Gesù convalidi la nostra credenza che noi siamo reali come corpi. Egli non lo può fare, tuttavia, perché è una falsa credenza. “Non c’è morte. Il Figlio di Dio è libero” (L.pI.163).

In risposta alla tua seconda domanda: no, lo Spirito Santo non controlla quanto tempo restiamo nei nostri corpi una volta che accettiamo Lui come nostro Insegnante. Lo Spirito Santo rappresenta, nelle nostre menti, la verità che noi ci siamo separati quando abbiamo scelto di credere di avere delle nostre vite individuali in un mondo a parte rispetto al mondo del Cielo e di Dio. Essere guidati dallo Spirito Santo significa pensare in accordo con ciò che è vero su noi stessi e sulla realtà, al posto di ciò che è falso. Condividere la Sua percezione far pratica cosciente del vedere che ognuno ha gli stessi interessi, e del non escludere nessuno dal nostro amore e dalla nostra compassione. Alla fine lasceremo andare tutto il nostro investimento nel far sì che la separazione sia la verità, e allora non ci sarà differenza tra la percezione dello Spirito Santo e la nostra (T.14.VII.7).

Ma tutto questo significa che avremo alfine accettato nuovamente nella nostra consapevolezza la nostra vera Identità e l’unità della Figliolanza. Lo Spirito Santo non avrà fatto nulla. Noi manterremo la nostra identificazione corporea solo nella misura in cui noi sceglieremo di mantenerci separati dalla verità. Quando il dolore di quel rifiuto non avrà più valore, noi cambieremo le nostre menti e allora tutte le interferenze all’amore e alla verità cadranno e noi riguadagneremo ciò che non abbiamo mai perduto. “E cosa sono io se non il Cristo che è in me?” (L.pII.354.1:7).