Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 1077 Mi sento distaccato dal flusso dei miei pensieri, ma mi sento ancora come un corpo.

D # 1077: Recentemente ho osservato i miei pensieri ed ora mi sembra che si stiano pensando da soli – quasi come se non abbiano nulla a che fare con me. Semplicemente scorrono e quando me ne ricordo cerco di osservarli, vale a dire che non sono affatto io a pensarli, stanno semplicemente avvenendo dentro di me. Semplicemente appaiono, sebbene nell’insieme sono piuttosto negativi ed io spesso continuo ad identificarmi con essi e mi sento risucchiato in essi. E mi continuo a vedere come un corpo che ha questi pensieri separati di cui sono testimone piuttosto che una mente che ne è testimone. Sebbene sia ovvio che molti di questi pensieri si relazionano al corpo ed influenzano il modo in cui si sente il corpo e ciò che esso/io vuole fare. Sri Nisargadatta Maharaj disse che la personalità non è altro che un flusso di memoria. Questo è ciò che mi sembra dal guardare i pensieri che sorgono in me, ma li vedo ancora come me.


R: Il nostro lavoro con Un corso in miracoli ha lo scopo di riportarci alla piena consapevolezza di noi stessi come menti che prendono la decisione così da poter vedere chiaramente che stiamo sempre scegliendo uno tra due pensieri: quello dell’ego o quello dello Spirito Santo. L’apparente flusso senza fine di pensieri di cui facciamo esperienza sono in realtà variazioni di questi due pensieri fondamentali. Ecco perché Gesù mette tale enfasi sul contenuto del nostro modo di pensare e ci chiede di imparare a mettere meno stress sulla forma nella nostra vita. Mentre osservi i tuoi pensieri, così, puoi anche riconoscere – stando attento a non giudicarti – che stai scegliendo di identificarti con un sé corporeo separato, un sé corporeo speciale, un corpo che vive nel tempo e nello spazio, un sé corporeo pauroso, ecc. Il tu che sta facendo questa scelta non può essere il corpo.

Allora quello che dovrebbe emergere molto in fretta è il perché tu, come mente, vuoi scegliere di identificarti con il corpo. Il tuo modo di pensare dovrebbe così cambiare di scopo: deve esserci uno scopo che il corpo serve che ti mantiene così radicato in esso. Ma siccome siamo così pesantemente protetti dal vederci come menti, questo processo di spostamento dal corpo alla mente può richiedere parecchio tempo. Non accade in una notte. E con la sua caratteristica gentilezza, Gesù ci dice che non dobbiamo lasciar andare questa identificazione per più di un istante: “Non ti viene chiesto di lasciare che questo accada per più di un istante, tuttavia è in questo istante che accade il miracolo dell’Espiazione. Dopo rivedrai il corpo, ma mai più allo stesso modo” (T.18.VII.2:3,4).

Concentrarti sullo scopo che il corpo serve ti aiuterà così a procedere nel processo di disidentificazione da esso. E’ stato fatto dal nostro ego che serve se stesso per convincerci che siamo davvero separati, ma non siamo responsabili per questo, come sottolineato nelle esperienze di “vittima innocente” che pervadono la nostra vita. Man mano che fai pratica nel vedere in funzione questa dinamica nella vita di tutti i giorni, puoi ricordare che il corpo può servire uno scopo diverso scegliendo come nostro insegnante Gesù al posto dell’ego. Allora userai il corpo per imparare maggiormente gli interessi che tutti noi abbiamo in comune. Nel fare questa pratica gradualmente sposterai la tua identificazione dal corpo alla mente.