Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 094 Come posso accelerare l’apprendimento del perdono?

 

D #94: Il Corso allude alla reincarnazione. Potresti spiegare meglio questo concetto? Ho 67 anni e poco tempo per imparare a perdonare. Mi piacerebbe senz’altro impararlo in questa vita, perché sarei sciocca a voler tornare in questo mondo se non devo. Vorrei che avessimo la possibilità di passare di colpo da questo mondo alle braccia di Dio. Dico di volere la pace di Dio, ma ovviamente non la voglio, perché di fatto non ce l’ho. Quindi a volte vorrei che vi fosse la possibilità, per persone come me che sostengono di essere disposte a cambiare, di pigiare un bottone e far sì che accada. E poi, potrei pigiare un bottone e imparare il perdono nonostante le mie ‘buone intenzioni’. A volte penso che tutto il mio problema sia che invece di essere grata a Dio per la mia creazione, sono risentita per essere stata creata, perché Dio è più di me. So che sembra ridicolo, ma devo imparare un altro modo.

 

R: Così tanti idioti da perdonare in così poco tempo! Ma è solo il tuo ego che parla – le cose non funzionano realmente come pensi. Ed il preoccuparti per il fatto di non riuscire ad imparare il perdono in questa vita ti tiene solo intrappolata maggiormente nell’illusione di tutto ciò. Dal momento che il perdono avviene nella mente al di fuori del tempo e dello spazio, i tuoi progressi non dipendono dal tempo e dallo spazio (es. T.15.I.9; T.26.VIII.6:1,2,3,4,5). Il perdono dipende solo dalla tua disponibilità (nella mente) di praticare le lezioni del perdono come il tuo mondo esterno sembra presentartele ora, una per una.  Ma per fare questo devi comprendere cos’è il perdono e qual è lo scopo del mondo.

Resistere al mondo serve solo a rafforzare la tua convinzione che il mondo sia reale e che sia la fonte di tutti i problemi che ti turbano. L’obiettivo del Corso non è quello di insegnarci come scappare dal mondo ma piuttosto come scappare da quel sistema di pensiero sotterrato nella mente che ci convince che vogliamo ed abbiamo bisogno che il mondo e tutti i suoi persecutori siano reali. Il mondo ci offre una scusa per continuare a portare attenzione a ciò che è fuori della nostra mente, incolpando gli altri per aver perso la nostra pace invece di guardare la colpa presente nella nostra mente, che è la vera causa. Il mondo è letteralmente la proiezione della colpa nascosta nella nostra mente (T.20.VIII.9, quindi cercare di scappare dal mondo rientra nel piano dell’ego di cercare il problema e la soluzione nel posto sbagliato (T.27.IV).

E così, dato che non sei davvero nel mondo neppure ora, sarebbe più utile concentrarsi sulla scelta a favore dell’ego  che stai compiendo proprio adesso nella mente piuttosto che preoccuparti delle tue vite future (o passate), perché ciò serve solo allo scopo dell’ego di evitare il momento presente, il solo momento in cui può avvenire il perdono (M.24.5:6).  Ma se sei interessato ad approfondire il tema della reincarnazione come viene presentata nel Corso puoi leggere la domanda #24.

Per quanto sembri sincero, il voler pigiare un bottone che imponga il perdono alla tua mente è in realtà solo un modo per cercare di evitare la responsabilità della tua condizione attuale, per non guardare la scelta, che stai facendo proprio ora, di essere triste e nel dolore. In verità, il perdono è il bottone che puoi pigiare o scegliere  proprio ora, ma non lo vuoi davvero, ed è questo ciò con cui dovresti essere maggiormente in contatto – ed anche il motivo per cui dovresti farlo. Il tuo pensiero di essere risentita con Dio perché è più di te – ciò che il Corso chiama il problema dell’autorità (T.11.in.2:3) – è quel tipo di consapevolezza che sarebbe utile sviluppare ulteriormente, perché si sta svolgendo proprio ora nelle tue relazioni qui, un’ombra della reale colpa nascosta nei meandri della tua mente.

Come antidoto alla tua impazienza nei confronti di te stessa, le parole di  Gesù sul perdono offrono un gentile promemoria "Il perdono… è quieto e tranquillamente non fa nulla… Semplicemente osserva, aspetta e non giudica " (L.pII.1.4:1,3).