D # 76: Una serie di filosofi e di psicologi ha notato che la civilizzazione occidentale, nello sviluppo della scienza e della crescita del sé in un ego individuale, autonomo — l'ego adulto sano e maturo — è stata caratterizzata da una separazione acuta tra il corpo e la mente (cioè, mente egoica — il cervello). Questa divisione si mostra anche nella separazione, presente nella nostra civilizzazione, tra l'uomo e la natura. La repressione psicologica e l’alienazione dalla natura hanno prodotto nella nostra cultura una mancanza di vitalità, entusiasmo, e gusto per la vita. Ora il Corso non sembra affrontare questo problema e sembra perfino aumentare l'alienazione dicendo che il corpo ed il mondo non esistono. Per trascendere l’ego, sembra che prima dovremo recuperare molto di ciò che è stato perso. Penso che il Corso dica che, mentre guardiamo il nostro ego con lo Spirito Santo e pratichiamo il perdono, cominciamo a guarire la repressione e l'alienazione. Ho capito bene?
Anche se questo è corretto, sembra che ci sia un vero pericolo che chi studia il Corso non si renda conto dell’importanza di avere un corpo forte, sensibile, attento e in buona salute per avere la vitalità per trascendere l'ego.
R: Non c’è alcun dubbio che l’esperienza del sistema di pensiero dell’ego, in qualsiasi forma possa essere manifestata, sarà di repressione e di alienazione profonde. Questi sono gli elementi essenziali della sua premessa fondamentale: il desiderio della separazione dall’Interezza seguito dalla negazione della responsabilità per la decisione presa e per le sue apparenti conseguenze (T.6.II.1,2,3). E così, ciò che descrivi come elemento caratterizzante della civilizzazione occidentale, è proprio una delle numerose, ma inevitabili, conseguenze nella forma del desiderio di separazione.
Mentre il Corso afferma l’irrealtà del corpo e del mondo, per la maggior parte di noi la comprensione di ciò sarà soltanto intellettuale e non sperimentata fino alla fine del viaggio. E questo non dovrebbe essere il centro dell’attenzione dello studente mentre tentiamo di mettere in pratica i principi di perdono del Corso, altrimenti rischiamo di andare anche più profondamente nel diniego di quello che è sepolto nella mente inconscia. Sarà molto più importante riconoscere lo scopo per il quale abbiamo fatto il mondo ed il nostro corpo — assumere ruoli di vittima e carnefice — anziché semplicemente negare che esistano.
E così, se pratichiamo il perdono come il Corso ci insegna — abbandonando i giudizi ai quali ci siamo aggrappati, e pertanto non rendendo più importanti le differenze che abbiamo percepito tra noi e gli altri e ogni altra cosa nel mondo — non vedremo più il nostro scopo separato da tutti e da tutto. Questo inevitabilmente ridurrà le sensazioni d'alienazione e d'isolamento tra noi e tutto ciò che abbiamo visto come fuori da noi.
E poiché in tutto questo il corpo è in realtà neutrale (L.pI.294), non serve che ci focalizziamo sul corpo, ma sui nostri pensieri in merito al corpo e allo scopo per il quale scegliamo di utilizzarlo. Ciò non vuol dire che possiamo trascurare o abusare del corpo mentre crediamo che sia reale e siamo così intimamente identificati con esso. Ma il credere nella sua vulnerabilità, nella sua debolezza e nel suo bisogno di protezione non è altro che una rimozione della nostra sottostante credenza riguardo a noi stessi (la nostra mente), come separati dall’Interezza ed identificati con l'ego. Ed è quella convinzione che ha bisogno di correzione e guarigione.