D # 799: La mia domanda riguarda l’avere un certo livello di comodità ed abbondanza nel mondo fisico. Ora sono consapevole che denaro, possedimenti e cose simili non significano nulla e non si può contare su di essi per essere felici. Nello stesso tempo sono in questo mondo per il prossimo futuro ed è un po’ pesante non avere soldi per rendere il viaggio un po’ più confortevole. Ho cercato senza successo di ottenere abbondanza finanziaria tramite molti programmi diversi nell’ambito della New Age. Mi chiedo perché sembra che io non sia in grado di padroneggiare quest’area. Potete indirizzarmi verso qualcosa in Un corso in miracoli che possa trattare questo argomento? Quindi i soldi non fanno felici, ma non averne a sufficienza non è neppure la risposta. Sto forse perdendo tempo nell’usare affermazioni e cose del genere? La mancanza sembra essere costantemente nella mia mente. Come posso capovolgere questo? Voglio dire so che il mondo è un’illusione ma le mie bollette non sembrano esserlo. Sono sicuro che c’è un modo di seguire il Corso senza dover vivere nella mancanza.
R: La tua osservazione che la mancanza sembri essere costantemente nella tua mente ha effettivamente in sé la chiave della soluzione. Vedi, tu non fai esperienza di mancanza perché non hai soldi a sufficienza: fai esperienza di mancanza perché nella tua mente sei identificato con l’ego, che è un pensiero di mancanza (T.3.V.2:2,4,5). E che tu lo accetti o meno, assolutamente nulla deve cambiare nelle circostanze finanziarie esteriori perché la tua esperienza passi da un senso di mancanza ad un senso di abbondanza. (T.1.IV.3). Il Corso ti può aiutare su come fare questo cambiamento, non su come avere più denaro nella tua vita. Mi spiace.
Se ora sei interessato a fare una esperienza diversa, indipendentemente dalla tua situazione finanziaria, il primo passo per disfare l’esperienza di mancanza non è tramite affermazioni di abbondanza , come hai cercato di fare. Perché le affermazioni negano il fatto che di fatto vogliamo e scegliamo di sperimentare la mancanza nella nostra vita. Ed è da questo riconoscimento che dobbiamo incominciare. Perché, come il Corso indica senza compromessi: “Io sono responsabile di ciò che vedo. Scelgo le sensazioni di cui faccio esperienza, e decido l’obiettivo che voglio raggiungere. E ogni cosa che sembra accadermi la chiedo, e ricevo secondo ciò che ho chiesto” (T.21.II.2:3.4.5).
Ma perché, puoi ragionevolmente chiedere, sceglieremmo di vedere la mancanza nella nostra vita? La scelta è una difesa che serve lo scopo egoico di mantenere la nostra attenzione sul mondo anziché sui pensieri nella nostra mente. Ci siamo uniti all’ego nel fare il mondo e questi corpi “bisognosi” con cui identificarci, così da non dover guardare all’interno la sottostante credenza nella mancanza e nella limitazione nella nostra mente. E quella credenza viene dalla nostra scelta in favore dell’ego, il pensiero di poter essere separati all’Amore, la sola vera abbondanza (T.12.III.6).
E perché mai non vorremmo guardare il sottostante pensiero di mancanza nella nostra mente? L’ego ci dice di non guardare all’interno perché la mancanza nella mente è un promemoria del nostro peccaminoso attacco a Dio, che ci ha lasciato da soli, privi d’amore, in uno stato di perdita e scarsità. Ed Egli resta lì, nella nostra mente, e cerca di portar via quel poco che abbiamo come vendetta per il nostro attacco, ammesso che ci possa mai trovare. Ma Gesù rivela la bugia dell’ego in tutto questo: l’ego non vuole che guardiamo all’interno perché se lo faremo ci sarà chiarissimo che mancanza e perdita sono un’invenzione e che l’abbondante Amore di Dio resta sempre a disposizione, in attesa solo della nostra accettazione. E con questo riconoscimento lasceremmo andare la nostra fedeltà all’ego ed il nostro investimento in perdita e mancanza (T.21.IV.1,2,3).
Sebbene sia vero che la nostra mente ha scelto gli eventi e le circostanze della nostra vita, è più utile – finché continuiamo a credere di essere dei corpi nel mondo invece che la mente che sta sognando il mondo – riconoscere che abbiamo scelto la nostra interpretazione di quegli eventi e di quelle circostanze. E’ la nostra interpretazione, dopotutto, che determina il modo in cui facciamo esperienza di ciò che sembra accaderci (M.17.4:2). E ci sono solo due possibili interpretazioni di ogni cosa nel mondo. Con l’ego come interprete della nostra vita possiamo fare solo esperienza di mancanza e limitazione, indipendentemente dalle circostanze esterne. In altre parole potremmo avere tutti i soldi del mondo, ma ci sentiremmo ancora vuoti e impoveriti se la nostra fedeltà rimanesse con l’ego. E così il passo successivo, dopo aver accettato la responsabilità per scegliere di sperimentare il senso di mancanza, è riconoscere che c’è un differente interprete della nostra vita, il Quale può aiutarci a cominciare a ricordare la verità su di noi: che non abbiamo mai attaccato l’amore e che abbiamo sempre continuato ad esistere nell’abbondanza e nella pienezza dell’Amore di Dio, per quanto il nostro ego creda il contrario (T.1.IV.4:8; L.pI.165.6:5,6).
Ora, è probabile che per la maggior parte di noi giungere a questo riconoscimento sia un processo, poiché abbiamo paura dell’amore e della sua illimitatezza e ritorniamo all’ego e alla sua interpretazione di chi siamo e di quanto poco meritiamo. Ma una volta che incominciamo ad accettare la verità su di noi non possiamo mai più essere completamente ingannati dall’ego. E la possibilità di interpretare in maniera diversa le nostre circostanze sarà un’opzione sempre più accessibile, così da vedere in esse solo un’opportunità di praticare il perdono, man mano che si accresce la nostra disponibilità a chiedere aiuto.