Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 800 Il Corso come vedrebbe il detto che dovremmo “odiare il peccato ma amare il peccatore”?

 

D # 800: Per favore commentate il detto Cristiano che dovremmo odiare il peccato ma non il peccatore e condannare ciò che è sbagliato, ma perdonare chi ha sbagliato.

 

R: Prima di tutto è importante chiarire che questo è, di fatto, un detto (modo di dire) e non un insegnamento che si trova nelle scritture. Si basa sull’insegnamento Cristiano che i peccati possono essere perdonati. Dalla prospettiva Cristiana la più alta espressione di questo perdono sarebbe trattare un peccatore con gentilezza, misericordia e compassione nella speranza che lui/lei “si penta e non pecchi più”. E’ fondamentale nel Cristianesimo credere che il peccato sia reale e che la salvezza richieda pentimento come anche abbandono del comportamento peccaminoso. Questa prospettiva è, senza dubbio, l’origine del detto.

Un corso in miracoli ha un messaggio diverso, come ci dice Gesù nel testo: “Non c’è peccato” (T.26.VII.10:5). Quindi non ci può essere nessun peccatore, nessuno sbaglio, nessun malfattore. Non c’è nulla nel Corso che riguardi alcun tipo di comportamento, perché il Corso ci insegna a cambiare mente, non comportamento. La base di questo è uno dei principi fondamentali del Corso secondo cui i pensieri restano nella mente, là dove hanno origine: “Le idee non lasciano la loro fonte e sembra solamente che i loro effetti siano separati da esse. Le idee appartengono alla mente. Ciò che è proiettato al di fuori e sembra essere esterno alla mente, non è affatto al di fuori, ma è un effetto di ciò che è dentro e non ha lasciato la sua fonte” (T.26.VII.4:7,8,9).

Così tutto è una proiezione di un pensiero nella mente. Ogni giudizio è l’espressione di un giudizio contro noi stessi, fatto nella mente. Quindi non possiamo dissociare il peccatore dal peccato, perché non possiamo dissociarci dal pensiero nella mente che origina il giudizio. La sola fonte della percezione di peccato/peccatore è il giudizio della mente secondo cui l’idea di separazione è un peccato ed ha avuto effetti reali. Questo è l’attacco originale sul Figlio di Dio. Egli è considerato un terribile peccatore per rifiutare di accettare la Sua sola vera Identità come unico Figlio di Dio. Il mondo con tutti i suoi “peccatori” è la proiezione di quel pensiero d’attacco. Tuttavia, siccome il pensiero nella mente è stato negato e l’Identità del Figlio è stata sostituita con l’identità del corpo, dobbiamo guardare la versione proiettata nel mondo per vedere in esso cosa la mente ha scelto di credere: “Il mondo che vedi è ciò che tu gli hai dato, niente di più.  Ma nonostante non sia niente di più, non è niente di meno. Quindi, per te è importante. È il testimone del tuo stato mentale, l’immagine esterna di una condizione interna” (T.21.in.1:2,3,4,5).

La forma della proiezione non è importante: lo è il contenuto che riflette lo stato di mente. Benché ci si possa non accusare di un peccato specifico o di un’azione sbagliata (assassinio, violenza, ecc.), c’è stata un’accusa di peccaminosità fatta nella mente che si riflette dentro il sogno nel giudizio contro un altro. Il Corso ci insegna a distinguere il “peccatore” dal “peccato” tramite il riconoscere che tutto è una proiezione della mente. E’ tuttavia un capovolgimento del detto che citi, nel senso che l’attenzione dovrebbe essere portata sul “peccato” (pensiero nella mente/causa). E il “peccatore” (proiezione dl pensiero nel corpo/effetto) è semplicemente un riflesso nel mondo illusorio. Siccome nulla e nessuno esterno alla mente ha alcun effetto su di noi, il messaggio di Gesù di essere “disposto a perdonare il Figlio di Dio per ciò che non ha fatto” (T.17.III.1:5) ci porta oltre il detto Cristiano mescolato a condanna e perdono, qualunque possa essere il presunto “peccato”.