D #1019: Attualmente sto vivendo un sacco di preoccupazioni in relazione a problemi ricorrenti con un compagno a cui sono legata affettivamente. Sembra come se si stesse ripetendo continuamente lo stesso ciclo. Recentemente ho trovato Un corso in miracoli e l’ho introdotto nella mia vita. Ho cercato di perdonare me stessa e lui, ma sembra che lo schema si ripeta. Anche se faccio maggiormente esperienza di un senso di pace e minore preoccupazione, ancora non so come porre fine a questo ciclo e trovare la risposta in merito a cosa fare.
R: Avere l’intenzione di perdonare normalmente non è abbastanza, a meno che non abbiamo una qualche comprensione di cosa sia che vogliamo perdonare. Quando siamo agli inizi con il Corso – in genere almeno i primi trenta o quarant’anni di studio e pratica – la maggior parte di noi pensa che stiamo cercando di perdonare gli altri per quello che stanno facendo e noi stessi per esserci lasciati catturare nelle trappole che ci hanno teso. E questo può non essere un punto sbagliato da cui partire, perché dobbiamo incominciare da qualche parte. Ma non deve essere questo ciò che Gesù ha in mente con il termine di perdono nel suo Corso, dal momento che dà la seguente definizione: “Il perdono riconosce che ciò che pensavi tuo fratello ti avesse fatto non è accaduto” (L.pII.1.1:1). Il fatto è che ciò che deve essere perdonato non ha niente a che fare con le altre persone. Loro sono semplicemente lo schermo sul quale vediamo proiettati il nostro apparente peccato e la nostra colpa. Ma il nostro ego ha dato loro lo scopo di essere responsabili di come ci sentiamo, cosicché non guardiamo al nostro interno dove si trova la vera fonte della nostra inquietudine e del nostro conflitto: la nostra folle scelta in favore dell’ego con il suo concomitante investimento in interessi separati, attacco, rabbia e colpa.
Tutti noi pensiamo che i nostri partner, gli amici e i nemici fanno cose che ci turbano e ci portano via la felicità e la pace. Ma questo è il modo in cui abbiamo cercato di stabilire le cose in modo da non vedere che siamo noi che abbiamo già scelto di essere turbati e gettiamo via la nostra felicità e pace, mentre l’altra persona è solo il comodo capro espiatorio per come ci sentiamo: indipendentemente da ciò che sembrano aver fatto! Questo non vuol dire che gli altri non dicano e non facciano cose non gentili o anche crudeli. Ma io posso reagire personalmente solo a ciò che qualcun altro dice o fa solo se ho già reso reali colpa e peccato nella mia mente, credendo di essere un individuo separato che può essere attaccato e ferito.
E’ davvero possibile accettare che ciò è vero e riconoscere che non è mai giustificato incolpare ed arrabbiarsi? Sì, ma non se cerco di arrivare da solo a questa realizzazione. Questo sarà un processo in cui, dopo essermi contrariato, mi ricordo ogni volta di essere disponibile a riconoscere che ho interpretato io la situazione e mi sono sbagliato! E così voglio essere in grado di portare la mia errata percezione a Gesù o allo Spirito Santo e permettere loro di ripulirla da tutti i miei giudizi e dal mio essere incentrato su me stesso. E niente in questo processo ha qualcosa a che fare con l’altra persona o con ciò che dovrei dire o fare con lei.
Ora, la maggior parte di noi non riesce semplicemente a lasciare che le cose restino come sono nelle nostre relazioni senza cercare di metterle a posto per come noi crediamo debbano essere messe a posto. Sebbene non ci sia nulla di male nel farlo, sarebbe un tentativo dell’ego di usurpare il controllo della situazione e sminuire o minimizzare il ruolo di Gesù nel processo di guarigione, che avviene solo nella nostra mente e non nella relazione tra il nostro corpo e il corpo dell’altra persona. Non appena spostiamo l’attenzione dalla colpa nella nostra mente al problema con il nostro partner, siamo diventati senza mente. E possiamo trovare una soluzione temporanea che sembra risolvere il conflitto, ma non avremo fatto nulla sulla causa che sta alla radice del conflitto. E così, come dici, sembrerà che il ciclo del conflitto continui a ripetersi e non ne comprendiamo il perché.
Ma a poco a poco, man mano che siamo disposti a riconoscere la nostra totale responsabilità per come ci sentiamo e reagiamo, inizieremo a lasciar andare il nostro investimento nella nostra colpa. E non saremo turbati quando sembrerà ripetersi la stessa tematica, ma le daremo il benvenuto come ulteriore opportunità di praticare il perdono e guarire il dolore nella nostra mente che viene solo dalla nostra scelta di vederci separati e soli. Come Gesù puntualizza verso la fine del testo, e nota che non fa alcuna menzione all’altra persona in questo processo:
“Le prove non sono che le lezioni che non sei riuscito ad imparare, presentate un'altra volta, cosicché dove prima hai fatto una scelta sbagliata tu possa ora farne una migliore e sfuggire così a ogni dolore che ciò che avevi scelto prima ti aveva portato. In ogni difficoltà, in ogni angustia e in ogni perplessità, Cristo ti chiama e ti dice dolcemente: ‘Fratello mio, scegli di nuovo’. Non lascerà nemmeno una fonte di dolore non guarita, né alcuna immagine a velare la verità. Eliminerà ogni tristezza da te, che Dio ha creato altare alla gioia. Non ti lascerà sconsolato, solo nei sogni dell'inferno, ma libererà la tua mente da tutto ciò che ti nasconde il Suo volto. La Sua Santità ti appartiene, poiché Egli è l'unico potere che è reale in te. La Sua forza è la tua, perché è il Sé che Dio ha creato come Suo unico Figlio” (T.31.VIII.3).