Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 1042 Cosa si intende esattamente per “piccolezza”?

 

D #1042: Cosa si intende esattamente per piccolezza? Non è contenuta nel glossario dei termini. Ho un’idea, ma mi piacerebbe davvero una conferma. Se la separazione non è mai realmente avvenuta, allora perché siamo ancora percepiti come rimasti in uno stato separato?

 

R: Ad un certo punto del testo Gesù dice qualcosa di assolutamente sbalorditivo su di noi: La verità su di te è così elevata che nulla che non sia degno di Dio è degno di te” (T.9.VII.8:4). Una affermazione successiva fa da eco a questa stessa valutazione: “Dio non vuole che Suo Figlio si senta appagato con qualcosa che sia meno di tutto. Perché Egli non è appagato senza Suo Figlio, e Suo Figlio non può sentirsi appagato con meno di ciò che suo Padre gli ha dato” (T.15.III.4:10,11).La piccolezza, dunque, è qualsiasi cosa che non sia degna di Dio, il che significa che qualsiasi cosa dell’ego rientrerebbe nella categoria della piccolezza: ogni tipo di limitazione, individualità, frammentazione o imperfezione. Così noi ci sminuiamo e lo facciamo gli uni con gli altri quando pensiamo a noi come corpi: incompleti, bisognosi, in conflitto, malati, speciali, superiori/inferiori, ecc., ecc. E quando cerchiamo le cose del mondo, Gesù afferma: “Qui il Figlio di Dio non chiede troppo, ma di gran lunga troppo poco. Vorrebbe sacrificare la sua stessa identità con qualsiasi cosa, per trovare un piccolo tesoro per sé. E questo non può farlo senza un senso di isolamento, perdita e solitudine” (T.26.VII.11:7,8,9; vedi anche L.pI.133.3).

L’intero Corso, in un certo senso, riguarda l’aiutarci a renderci conto di cosa abbiamo fatto a noi stessi preferendo un’esistenza illusoria di specialezza e individualità al posto della nostra vera Identità, eternamente in unità con l’Amore di Dio. Gesù non dice mai che questo è peccaminoso e meritevole di punizione. Si tratta semplicemente di uno stupido errore che non dovremmo voler scegliere di mantenere per un altro istante.

Non c’è una risposta intellettualmente soddisfacente alla tua seconda domanda, che presuppone la realtà di un “noi” che ci percepisce in uno stato separato. Questo è totalmente sconcertante per noi, poiché “noi” sembra piuttosto reale e “noi” spesso valutiamo le situazioni come “minaccia alla vita”, implicando che la nostra vita qui è reale. Fortunatamente il focus di Un corso in miracoli non ha a che fare con il farci vedere tutto, compresi noi stessi, come illusori. Il suo focus è il perdono applicato alle nostre relazioni ed interazioni quotidiane: vedere interessi condivisi e non separati, e che non c’è nulla che abbia il potere di portarci via la nostra pace. Tuttavia, alla fine, il modo unico con cui il Corso comprende il perdono può essere appropriatamente acquisito soltanto all’interno della struttura del suo non-dualismo metafisico. Gesù ci assicura, tuttavia, che tutto si allineerà se solo diventiamo più coerenti nello scegliere lui come nostro insegnante invece dell’ego. Ritrarre la nostra fede e fiducia dalla versione egoica della realtà e porle nella sua è la sola alternativa sempre aperta per noi.