D # 1063: Un volta pensavo che condividere la gioia di qualcuno per qualcosa che ha ricevuto fosse una cosa “buona”, nel senso che sento con quella persona. Ma in seguito, attraverso il lavoro con il Corso, ho avuto la sensazione che forse questo vada solo ad alimentare l’illusione in cui tutti viviamo. È davvero così? Perché dovrei volere che qualcuno che per me è “speciale” riceva un certo premio o venga nominato cavaliere, ecc..? Sento che gli idoli rappresentano decisamente le “relazioni speciali” talvolta servendo fin troppo bene il nostro ego come mezzi per proiettare sulle cose buone e cattive. Non so più dire quale sia la voce dell’ego, quella che prova gioia per questa persona – speciale – o quella che dice che nulla ha significato. Cosa dice il Corso a questo riguardo? E’ certo che lo Spirito Santo si unirebbe semplicemente a me nel dire, ok, prova gioia, idolatria e ammirazione? Ma allora potrei non lasciare mai andare l’illusione e la proiezione perché quella persona a quel punto rappresenterebbe qualcosa che io vorrei fare/vivere? O è soltanto il mio ego che cerca di usare il Corso per allontanarmi dal provare gioia?
R: Non c’è alcuna parte nel Corso in cui ti venga chiesto di non provare felicità per la buona sorte di qualcuno. Di fatto il Corso ci dice che non solo dovremmo provare le nostre emozioni, ma dovremmo anche prestarvi attenzione, assieme ai pensieri che le accompagnano. È così che diventiamo consapevoli della scelta della mente in favore della separazione. Le sensazioni non sono la causa dell’attaccamento alla specialezza: ne sono l’effetto. La scelta della mente in favore della separazione fa emergere la specialezza che viene poi espressa in tutte le emozioni di cui facciamo esperienza nella nostra vita. Prestare attenzione alle proprie sensazioni e metterle in discussione come fai tu è precisamente ciò che ci viene chiesto di fare, in quanto dietro ad esse ci sono i valori e le credenze che sostengono l’ego. La direttiva di Gesù a questo riguardo è molto chiara: “Imparare questo corso richiede che tu sia disposto a mettere in dubbio ogni valore che hai” (T.24.In.2:1).
Un altro passo molto importante nel processo di apprendimento del Corso è quello di diventare consapevole delle due voci che esprimono interpretazioni che si escludono a vicenda su ogni cosa nel sogno. Identificare correttamente le due voci, come hai fatto tu, è di per sé un conseguimento significativo. Significa riconoscere che ogni situazione esterna non è altro che un riflesso della scelta della mente di ascoltare una delle due voci. Queste sono le fondamenta del processo del perdono. Il passo successivo è quello di valutare, sotto questa luce, le sensazioni, i pensieri e i giudizi associati ad ogni situazione, piuttosto che essere ingannati dalle specificità. Stai adempiendo la tua parte nell’Espiazione se sei disposto ad essere onesto con te stesso in merito a come percepisci l’ottenimento di un premio, senza chiederti quale sarebbe la prospettiva dello Spirito Santo o pensando che dovresti sentirti diversamente. Quando Gesù ci dice: “…non cercare di cambiare il mondo, ma scegli di cambiare la tua mente riguardo il mondo”(T.21.in.1:7), non si riferisce solo al pianeta, ma anche al minuscolo mondo delle nostre esperienze. Cambiare la nostra mente al riguardo significa vedere il contenuto che sta oltre la forma (le due voci). Questo apre la mente alla possibilità di cambiare e costituisce un invito per lo Spirito Santo. Questo è tutto ciò che ci viene richiesto di fare. In questo processo di perdono non viene dato pieno credito o fiducia alla prospettiva dell’ego e questo lo indebolisce. Mettere in discussione la sua interpretazione riduce gradualmente la presa dell’ego sulle emozioni che riempiono le nostra vita, allentando in questo modo la loro presa su di noi. Esse vengono cambiate dolcemente tramite il semplice processo del metterle in discussione, piuttosto che cercando di non provarle. Questo alla fine condurrà alla vera felicità che è l’obiettivo del corso. Contrariamente alle montagne russe emozionali dell’ego, la felicità dello Spirito Santo è costante e non legata alla specialezza di specifiche situazioni o relazioni. Gesù fa per noi la distinzione tra la vera felicità e la pseudo felicità: “Una felicità elusiva, o una felicità in forma mutevole che cambia a seconda del momento o del luogo, è un'illusione che non ha significato. La felicità deve essere costante, perché si ottiene rinunciando al desiderio di ciò che è incostante. La gioia non può essere percepita se non per mezzo della visione costante. E la visione costante può essere data solo a coloro che desiderano la costanza” (T.21.VII.13:1,2,3,4).Quando saremo pronti questa felicità sarà nostra. Nel frattempo sapere che il processo di apprendimento ci conduce gradualmente alla vera gioia è di per sé una fonte di felicità.