Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 1242 Come posso affrontare la colpa tremenda per la mia negligenza?

 

D # 1242: Recentemente una persona a me vicina è morta per overdose. Ero con lui in quel momento ed ero anch’io sotto l’influenza di droghe e quindi non ho agito di conseguenza per salvarlo. Come posso incominciare ad affrontare la tremenda colpa che ho? Se a quel punto avessi scelto il copione dello Spirito Santo, poteva essere cambiata la forma del film, o sarebbe invece cambiata la mia reazione: invece di attacco e colpa, la mia reazione sarebbe stata il perdono per me stesso?

Inoltre ho avuto un’altra morte nella mia vita pochi anni fa e anch’essa ha fatto emergere un sacco di colpa. Ho cercato di lavorarci e poi per un po’ è sembrato che fossi in pace. Quasi come se nulla potesse disturbarmi. Poi ho incominciato a fare alcune cose davvero stupide. Era un contrattacco del mio ego? Come posso affrontare questa colpa? Studio Un corso in miracoli da oltre cinque anni e pensavo di fare progressi. Per favore commentate.

 

R: La sola cosa che possiamo dire per certo è che quando scegliamo il copione dello Spirito Santo non attaccheremmo mai noi stessi o chiunque altro. L’attacco è impossibile quando siamo identificati con l’amore. Ma non possiamo sapere cosa questo significhi in termini di forma.

Dobbiamo stare in guardia dal presumere che la morte sia sempre una tragedia e che dovrebbe essere impedita, ammesso che possa mai essere possibile farlo.  Quindi non possiamo concludere automaticamente che l’overdose del tuo amico sia stato un attacco che lui ha fatto a se stesso o a chiunque altro. Non lo sappiamo. Potrebbe essere stato così, e potrebbe non esserlo stato. Ricorda, anche, che un principio importante in Un corso in miracoli è che la morte è sempre una scelta fatta nella propria mente (T.19.IV.C.1:4; W.pI.152.1:4; M.12.5). Detto questo, è possibile che se anche tu fossi stato lucido e in grado di agire il tuo amico avrebbe potuto comunque morire, se questa fosse stata la sua scelta. Non c’è modo di saperlo.

Un altro punto importante da tenere a mente è che la colpa non è mai giustificata, indipendentemente da ciò che hai fatto. E’ innegabile che tutti facciamo cose decisamente non amorevoli, e tutti abbiamo pensieri di forte odio. C’è da aspettarselo, considerando che la nostra esistenza è nata dalla nostra decisione esageratamente egoistica di separarci dalla nostra casa nell’Amore di Dio.

Gesù riconosce che possiamo essere orribilmente brutali quando scegliamo l’ego come nostro insegnante, ma egli chiarisce anche in tutto il suo corso che queste scelte sono errori, non peccati imperdonabili meritevoli di condanna, e nemmeno peccati perdonabili per cui dobbiamo pentirci e fare penitenza (una pratica che – egli afferma – distorce totalmente il significato del vero perdono, trasformandolo in un “flagello” e una “maledizione” [S.2.I.1:1,2]).

I giudizi di condanna sono solo ciò che l’ego ha ordinato! Essi ne affermano l’esistenza e la supremazia del suo sistema di pensiero nelle nostre menti, nascondendo l’altra parte che quietamente ci invita a ricordare che peccato e male sono possibili solo in un’illusione, e che nulla può cambiare la verità che noi restiamo per sempre senza peccato (vedi per esempio la Lezione 93, L.pI.93). L’ego non vorrebbe mai che noi mettessimo in dubbio la colpa, perché la colpa è, per così dire, il sangue della sua vita: “Per l’ego, chi è senza colpa è colpevole. Coloro che non attaccano sono i suoi ‘nemici’ perché, non dando valore alla sua interpretazione della salvezza, sono in una posizione eccellente per lasciarlo andare” (T.13.II.4:2,3).

Ecco perché Gesù parla della nostra attrazione per la colpa (T.19.IV.A.i), e del fatto che la teniamo cara nella nostra mente, come un’amica, un protettore e persino come la nostra casa (T.19.IV.D.6). E’ a causa di ciò che spesso finiamo col pensare “Chi sarei senza la mia colpa?” Non possiamo nemmeno immaginare come sarebbe vivere senza colpa e ancora riconoscere noi stessi!

Questa è la forza del nostro impegno nei confronti del sistema di pensiero dell’ego nelle nostre menti. E questo potrebbe spiegare molto bene il fatto che tu abbia apparentemente abbandonato uno stato di pace dopo aver lavorato su parte della colpa in relazione ad un’altra morte. Tutti diveniamo semplicemente impauriti di essere senza colpa.

Inoltre l’ego solitamente si diverte e si vendica per la nostra “infedeltà” nei suoi confronti. Tra le ragioni per cui la morte gioca un ruolo così centrale nella strategia dell’ego, c’è che porta quasi sempre a galla un sacco di colpa e paura nella gente. Ma c’è sempre una correzione per questo nella parte sana delle menti.

Puoi anche approcciare la tua attuale situazione come una buona opportunità per imparare che le relazioni sono sempre nella mente, non tra due corpi. Esse derivano sempre dalla decisione presa nella mente di prendere l’ego o Gesù come nostro insegnante. La guarigione delle relazioni, pertanto, non è condizionata dal tempo e dallo stato dei corpi. In questo senso, puoi ancora lavorare sulla tua relazione con il tuo amico sebbene sia morto. La morte del corpo non deve interferire con le dinamiche relazionali nella tua mente. Lezione molto difficile! E lezione che l’ego decisamente non vuole che noi impariamo. L’ego vuole invece che tu impari che non c’è niente che tu possa fare per la tua colpa, perché il tuo amico è morto.

Tutto questo significa che hai ancora una mente separata e che tu (e tutti noi) stai attraversando un processo per spostarti dall’ego a Gesù come tuo insegnante. Andiamo avanti e indietro. L’idea è di non giudicarci, e nemmeno di analizzare cosa è accaduto. E’ semplicemente naturale (in realtà innaturale) per noi avere paura di essere in pace e pertanto faremo cose che porteranno allo stato opposto. Non facendone gran cosa allenterai la presa sul tuo ego e di conseguenza sarai meno incline a ricorrere ad un comportamento auto distruttivo. Non giudicarti significa che ti stai perdonando, e il perdono è la sola risposta che porta alla pace.

La domanda #168 discute alcuni degli aspetti che hai sollevato, specialmente le sensazioni di colpa per la morte di una persona amata. Puoi trovare utile leggere la nostra discussione lì, oltre che nella Domanda #7, dove parliamo dell’intera tematica dell’incolpare e dell’odio per noi stessi. Le domande #246, #466 e #598 trattano i temi della dipendenza.