D #1356: Per tutta la vita mi ha sempre disturbato il fatto che mi manca una bruciante passione per qualsiasi cosa o per chiunque. Tuttavia sento davvero di amare mia moglie e i membri della mia famiglia (sebbene non tanto quanto abbia sempre pensato di dovere) e penso di essere sensibile ai bisogni e ai sentimenti delle altre persone in generale, di essere premuroso, di avere un buon carattere e, sebbene leggermente introverso, non mi considererei antisociale o recluso.
Inoltre non ho mai sentito realmente il forte senso di attaccamento o appartenenza ad alcuna istituzione (religiosa, accademica o di altro tipo) che vedo esibire da così tante altre persone. La generale mancanza di passione che pervade la mia intera vita, insieme alla mia incapacità di trovare un “fiume di interesse” (dal punto di vista della carriera) in cui poter essere completamente assorbito, è stata una grande fonte di angoscia per me. Ho svolto diverse carriere in questa vita e nel corso degli ultimi 15 anni mi sono sforzato incessantemente di trovare il significato e lo scopo della mia vita.
Solo negli ultimi due mesi ho trovato Un corso in miracoli. Le parole contenute in Un corso in miracoli e in altri materiali direttamente collegati ad esso sembrano risuonarmi nonostante il fatto che per la maggior parte della mia vita adulta sia sempre stato molto scettico in merito all’esistenza di Dio o all’esistenza di qualsiasi cosa che non sia ciò che la scienza possa dimostrare come vera.
Recentemente, sentendomi in qualche modo ansioso ma incapace di identificare una causa specifica, ho cercato di rallentare i miei pensieri e ricordare alcuni dei passaggi di Un corso in miracoli mentre chiedevo aiuto allo Spirito Santo per mettere le cose in prospettiva. Dopo circa un minuto ho avuto un pensiero in qualche modo sorprendente. Forse la mia mancanza di attaccamento e la mia mancanza di passione per le cose qui sono il risultato del mio riprendere – da dove li ho interrotti in una “vita” precedente – i miei sforzi di vedere le cose illusorie di questo mondo per quello che sono realmente. È possibile che la mia incapacità di trovare il reale significato in qualsiasi cosa fosse “inteso” a farmi continuare la mia ricerca fino a quando non avessi trovato ciò che dovevo trovare?
Essendo così nuovo a Un corso in miracoli, non sono sicuro se questa sia una razionalizzazione o una giustificazione del modo in cui “sono” in questa vita (ego?), o se questo possa essere un genuino lampo di intuizione (Spirito Santo?). Apprezzerei moltissimo i vostri pensieri al riguardo.
R: Non possiamo valutare le esperienze interiori di qualcuno, ma siccome sei stato sorpreso dal pensiero, esso sembrerebbe in qualche modo una risposta alla tua ricerca. Potrebbe ben essere che tu stia riprendendo là dove hai interrotto in una vita precedente, in questo senso: “Le prove non sono che le lezioni che non sei riuscito ad imparare, presentate un’altra volta, cosicché dove prima hai fatto una scelta sbagliata tu possa ora farne una migliore e sfuggire così da ogni dolore che ciò che avevi scelto prima ti aveva portato” (T.VIII.3:1). Nell’elaborare questo è cruciale ricordare l’insegnamento del Corso che le nostre menti funzionano al di fuori del tempo e dello spazio e che il tempo lineare è uno stratagemma primario usato dall’ego per impedirci di connetterci con la nostra identità di menti che decidono così da non poter mai scoprire la vera natura dei nostri problemi. Questo è il significato che sta dietro le parole di Gesù: “Ogni giorno, e ogni minuto di ogni giorno, e ogni istante che ciascun minuto contiene, non fai che rivivere il singolo istante in cui il momento di terrore ha preso il posto dell’amore” (T.26.V.13:1). Gesù descrive qui il contenuto delle nostre menti che noi, in quanto menti, teniamo ben fuori dalla consapevolezza con l’essere assorbiti dall’esistenza terrena nel mondo. La parte centrale di ciò è che stiamo sempre negando e poi proiettando ciò che avviene nelle nostre menti così da sembrare che i nostri problemi siano radicati nel mondo, compresi i nostri corpi. Questo significa che viviamo una bugia quando crediamo di essere realmente qui nel mondo e non per nostra scelta, e che la nostra esistenza qui sia importante e significativa. La colpa deve risultarne, fintanto che continuiamo a reprimere questo massiccio auto inganno.
L’ansia di cui fai esperienza potrebbe essere legata alla colpa che verrebbe innescata dall’essere esposto al vivere una bugia. Alla fine questo è un bene, poiché l’intuizione è probabilmente venuta dalla parte sana di te che ti sta invitando a fare un’altra scelta e a porre fine alla tua opposizione a Dio e al tuo vero Sé. La colpa sotterrata per aver impostato un’esistenza in opposizione a Dio e al tuo vero Sé potrebbe manifestarsi con una mancanza di passione per qualsiasi cosa o qualcuno, nel senso che nel profondo di te stesso sapresti che il suo scopo reale è dare verità a una bugia. L’impegno parziale ti proteggerebbe così persino da ulteriore colpa, riflettendo il tormentoso sospetto che Dio punirà sicuramente te (e tutti noi) per impostare un’esistenza personale a spese del Suo Amore e della Sua Unità.
Da un altro punto di vista, sapresti di non appartenere realmente qui e così saresti molto riluttante a buttarti in qualsiasi cosa con tutto il cuore. Non c'è "adattamento” reale, come descrive in modo commuovente Gesù nella Lezione182: “Questo mondo nel quale sembri vivere non è casa tua. E d qualche parte nella tua mente sai che questo è vero. … Oggi parliamo per tutti coloro che percorrono questo mondo perché non sono a casa loro. Vanno in giro in modo incerto in una ricerca incessante, cercando nell’oscurità ciò che non possono trovare, senza riconoscere che cosa stanno cercando. Costruiscono una miriade di case, ma nessuna soddisfa la loro mente irrequieta” (L.pI.182.1:1,2; 3:1,2,3).
Il Corso ci offre una via d’uscita da questo doloroso dilemma insegnandoci che lo Spirito Santo può usare quello che abbiamo fatto allo scopo di ferire, per guarire le nostre menti dalle loro errate credenze. Così “Il corpo non è stato fatto dall’amore. Ma l’amore non lo condanna e lo può usare amorevolmente, rispettando ciò che il Figlio di Dio ha fatto e usandolo per salvarlo dalle illusioni” (T.18.VI.4:7,8). Il mondo e le nostre vite ora diventano le aule scolastiche in cui, scegliendo il giusto insegnante interiore, impariamo le lezioni che ci condurranno fuori da questo incubo di separazione da Dio. Il perdono è il mezzo per questo fine. Dare alle tue relazioni e ai tuoi ruoli questo scopo fornirà il significato più profondo al quale aneli, e man mano che progredisciti sentirai molto più connesso alle persone, poiché ti separerai dal velo che ha nascosto la tua unità con ognuno in quanto amato Figlio di Dio. Essere in un viaggio simile è veramente gioioso. “Impara ad essere uno studente felice” (T.14II.5:3).